ALCUNE RIFLESSIONI SU UN PIANO CHE NON CONVINCE

CHE TRISTEZZA! ATRI BLOCCATA E INGESSATA, SENZA FUTURO E SENZA OTTIMISMO

 

 

Ho tentato di stare zitto, al di fuori degli addetti ai lavori, sull'argomento strumenti urbanistici, ma non ci sono riuscito ed eccomi ad esporre le mie idee al riguardo.

Nella sfera tecnico professionale non ho certo tenuti segreti i miei pensieri sull'argomento, anzi li ho espressi a chi di dovere anche con troppa franchezza in alcuni casi.

Ora voglio rivolgermi ai non addetti ai lavori e non ai tecnici progettisti, non ai tecnici colleghi dell'APTA (Associazione Professionisti Tecnici Atriani), non agli amministratori, non ai politici. Vorrei tentare di parlare ai cittadini di Atri che saranno i soggetti passivi delle scelte urbanistiche in atto, nel senso che ne subiranno, comunque, gli effetti.

A me, da atriano DOC radicato in questo territorio e con una qualche conoscenza e competenza nel settore urbanistico, anche in quanto iscritto all'Albo Nazionale degli Esperti in Pianificazione Territoriale, questi piani (Nuovo Piano Regolatore Generale e Piano Particolareggiato del Centro Storico), così come ci vengono proposti, NON CONVINCONO.

Certo siamo ancora in una fase propositiva, si dirà. Ma a me non piacciono nella loro impostazione,  nella loro filosofia di base e non tanto per come sono stati elaborati perchè questa, la fase di elaborazione, può sempre essere modificata, corretta, adeguata, in un qualche modo “aggiustata”.

Come si fa ad aggiustare l'impostazione e la filosofia di un Piano? O la si condivide o non la si condivide. Io non la condivido. A chi importa che non la condivido. Forse a nessuno, ma voglio spiegarne le motivazioni sia perchè metodologicamente è corretto dare motivazioni alle proprie affermazioni che mai devono essere apodittiche (come spesso accade) e sia perchè può capitare che aiuti qualcuno a riflettere e capire.

Il Piano Regolatore di un comune deve disegnare il futuro della città,  deve prevedere le condizioni ottimali per la crescita dei servizi e delle infrastrutture,  deve predisporre tutte le condizioni per cogliere le occasioni offerte dall'avvio (inevitabile prima o poi) della ripresa economica e rilanciare così l'occupazione e la crescita socio-economica dell'intero territorio.

Certamente si tratta di ipotesi, anche ottimistiche, che però saranno pronte e disponibili in caso di eventi favorevoli, che non potranno mai esserci se non saranno state fatte, appunto, ipotesi ottimistiche. Visioni troppo realistiche che ingessano lo stato in essere, anche conseguenza della crisi economica in atto, non consentiranno di essere pronti alla ripresa e inducono uno stato di tristezza in quanti avranno intenzione di farsi protagonisti del rilancio del nostro territorio.

Non mi piace che non ci siano ipotesi di sviluppo, inteso questo in tutti i sensi e non solo edilizio. Non si prevedono interventi sulla viabilità e sulla mobilità in genere, non si affronta lo studio del sistema dei parcheggi, non si danno in genere soluzioni, ma più grave è che, spesso, non si pongono nemmeno i problemi.

Si vuole che Atri rimanga bloccata allo stato attuale? La pianificazione proposta è quella giusta per ottenere ciò.

Si vuole, almeno, sperare in futuro in una ripresa dell'economia atriana? Allora bisognerà aver pazienza ed attendere, come mi diceva un autorevole collega commentando gli strumenti urbanistici proposti. Attendere qualche anno e intervenire di nuovo quando si procederà alla revisione di questi Piani perchè sarà necessario farlo per adeguarlo alle rinate esigenze della ripresa economica, e occorrerà farlo in fretta per non perdere le occasioni che si presenteranno.

Sono un illuso ottimista? Può essere, ma in questo campo è sicuramente meglio che essere dei pessimisti tristi e cupi.

 Arch. Luciano Brandimarte