PERSONAGGI ATRIANI

GUIDO ABBONDANZA, SACRISTA DI PINETO, ATRIANO “PER UN POMERIGGIO”

Atriano “per un pomeriggio”, possiamo definire il pinetese Guido Abbondanza, sacrista della Parrocchia Madre, perché era presente con la rappresentanza della cittadina, alla festa di S. Reparata, il lunedì che segue la IIa domenica di Pasqua. I pinetesi avevano una spontanea postazione nella Cattedrale di Atri, mentre lo storico Parroco Don Giovanni Di Domenico assieme al suo successore Canonico Don Guido Liberatore, ora Vicario Foraneo, sedeva in presbiterio. Per tanti anni la solennità patronale è stato l’unico momento in cui tutti i sacerdoti della forania andavano in processione per Atri.

Guido era nato nel 1920 e la casa della sua infanzia, completamente diversa da come era un tempo, è visibile dall’autostrada A-14, nei pressi del casello di Atri- Pineto. Una casa turriforme che sembra invitare gli automobilisti a fare una visita alla Torre di Cerrano, perché la ricorda nelle fattezze. Il sacrista sapeva ricostruire i vari ambienti della casa e con commozione ricordava i matrimoni nelle famiglie contadine dove i regali erano diversi da quelli di oggi.

Lavorò per diversi anni come cuoco e quest’attività rimase impressa nella mente, nelle mani e nel cuore. Profondamente religioso, ogni estate, con il gruppo della parrocchia di Don Guido, andava a Medjugorje. Ma andava anche a Lourdes, con il pellegrinaggio regionale abruzzese dell’Unitalsi, come partecipante “senza obbligo di servizio”, come si leggeva nei vecchi manifesti con le meravigliose architetture pirenaiche. I primi pellegrinaggi, fino alla guerra dei Balcani, si facevano via mare con la motonave “Tiziano” che partiva da Pescara. La permanenza in Jugoslavia (sì, uso ancora la vecchia dicitura, cara alla poetessa Stevka Smitran perché in fondo è come l’abbiamo conosciuta e amata) comprendeva soste culturali e naturalistiche nei luoghi vicini a Medjugorje.

A Makarska era previsto un momento di preghiera alla grotta di Lourdes, ricostruita con la stessa architettura della grotta di Massabielle, anche con la vecchia sacrestia. Se è vero che tutti i salmi finiscono in gloria, nei pressi del piccolo Santuario c’era una piccola colazione, dove Guido estraeva tutto l’occorrente, con il fatidico taglierino, e avveniva la degustazione di prosciutto e formaggio con il pane casereccio. Colazione particolarmente apprezzata, perché non tutti erano in sintonia con la gastronomia balcanica. In un’edizione, poiché bisognava arrivare a Medjugorje in tempo, la colazione rischiava di saltare. Si andava con le automobili. Un pellegrino insistette per non annullare la simpatica prassi e, con una sosta più breve, si fece il ritemprante spuntino.

I pellegrinaggi in Bosnia- Erzegovina furono interrotti nel 1991 con la guerra, ma tanta gente continuò ad andare nonostante il conflitto. Anzi, il pellegrinaggio a Medjugorje si trasformò in missione umanitaria e tale fu per il Servo di Dio Don Tonino Bello, alla vigilia della morte.

Da Pineto i pellegrinaggi ripresero nel 1996 e Guido fu per poco ancora presente, perché nonostante ancora giovane, stava per essere aggredito da un tumore. Aveva perso da diversi anni la moglie e si dedicava alla parrocchia, sempre elegante e compito, con giacca e cravatta che s’intonavano bene con il fisico asciutto e la carnagione scura dove spiccavano i vispi baffetti.

Partecipò pure al viaggio nell’Ex-Unione Sovietica dal 2 al 9 aprile 1989. L’annuncio della vibrante esperienza fu dato il 15 gennaio precedente con il tour operator Prof. Pino Salerno dal gradevole accento frentano. Parlava della Russia come di un luogo uscito dalla penna di Andersen, dove faceva un freddo terribile. Si partì la domenica in albis da Fiumicino, in aereo, e Guido aveva portato la valigia piena di ogni ben di Dio.

Ci furono problemi con l’atterraggio, perché invece di Leningrado (od. S. Pietroburgo) ci fu il dirottamento a Kiev. Fuori dall’aereoporto faceva tanto freddo, c’era la neve, ma in compenso un’incantevole atmosfera. Il nervosismo cominciava a fare la sua apparizione, ma ecco il buon vino di Guido versato nei bicchieri di carta che ristabilì l’umore nei tanti partecipanti.

Poi tre giorni dopo la brutta notizia: è crollato il timpano curvilineo della chiesa di S. Gabriele in Atri. A Firenze la notizia in un primissimo momento sembrava riferita alla Cattedrale di Atri, monumento conosciuto anche dai non atriani. Guido si associò alla preghiera per S. Gabriele, Don Paolo e i parrocchiani durante la Messa che Don Guido celebrò in una stanza d’albergo.

Nel 1999 pianse la morte di Don Giovanni Di Domenico, venuto a mancare il 13 marzo, mentre alla festa dell’Assunta, partecipò all’insediamento di Don Guido come Parroco di S. Agnese. Ma già si leggevano sul volto i segni della sofferenza.

Il Signore gli ha fatto dono di morire nell’imminenza del primo anniversario della morte di Don Giovanni, proprio nel periodo in cui si comincia a fare il “programma” del pellegrinaggio a Medjugorje, quasi sempre a giugno, appena concluso l’anno pastorale.

E nella chiesa di S. Agnese, nella cui sacrestia campeggia la foto di Guido, assieme a Don Giovanni e all’assidua collaboratrice marsicana Elisa Cipollone, sembra di riascoltare il Rosario dello storico sacrista prima della Messa vespertina, piena di pinetesi e bagnanti, e di qualche atriano che ricorda con affetto il “compaesano per un pomeriggio”.

SANTINO VERNA