PERSONAGGI ATRIANI

L’AVVOCATO SANTINO VERNA, UN VERO GALANTUOMO, NUTRITO DI FEDE E GRANDI IDEALI CIVICI

 

Il commendatore avvocato Santino Verna, Sindaco di Atri negli anni della ricostruzione, nacque a Fara S. Martino il 15 agosto 1905 da Giovanni, responsabile di un’impresa edile, vissuto alcuni anni nel West Virginia e Teresa Cipolla, figlia di un maestro elementare che per la mentalità maschilista del tempo aveva negato l’istruzione alle figlie, perché la possibilità di saper leggere e scrivere le metteva in comunicazione con il fidanzato. I Verna sono presenti nel paese alle falde della Maiella dal XVI secolo. Gli fu imposto il nome di Santino perché nato il giorno dell’Assunta, mentre festeggiava l’onomastico il primo novembre.

Frequentò la scuola elementare nel paese natio, mentre il ginnasio inferiore e superiore lo frequentò privatamente a Pescara dal cugino Abate Giuseppe Verna, dove si recò nel1918. Inun anno portò a termine due intere classi scolastiche e così passò al liceo, prima a Lanciano, dove dimorò nella sacrestia della chiesa di S. Giovina e quindi a Chieti dove ottenne la maturità classica.

Si iscrisse alla facoltà di scienze economiche a Roma e fu presente l’11 febbraio 1929 alla benedizione di Pio XI in Piazza S. Pietro, dopo la firma dei Patti Lateranensi. L’amicizia con un sacerdote teatino operante nella città eterna gli dava la possibilità di assistere anche a varie cerimonie del Papa, come il ringraziamento per le beatificazioni. A Spoleto frequentò la Scuola Allievi Ufficiali e percorse a piedi, durante le esercitazioni, il lungo tratto dalla capitale longobarda a Norcia.

Nel 1933 venne la prima volta ad Atri, per visitare il cugino Don Peppino che, incardinatosi nella diocesi di Atri, con l’accoglienza del Vescovo Carlo Pensa, era diventato canonico della Cattedrale e cappellano a S. Chiara. Si era stabilito presso casa Savini. Dato che la scuola industriale di Atri non aveva insegnanti di matematica, l’avvocato Verna che nel frattempo si stava laureando anche in giurisprudenza all’Università di Camerino, rimase in Atri. Caldeggiava, avendo studiato lo spagnolo, di trasferirsi in Argentina, come faranno dopo la IIa guerra mondiale i nipoti Giovanni e Vittorio Cipolla. Non accettava la dittatura fascista.

Nel 1936, nella chiesa di S. Nicola, sposò Liberatina Taraborelli, atriana originaria di Guardiagrele che rimasta orfana di entrambi i genitori in tenera età, era stata accolta dagli zii materni Luigi Giardini e Mariassunta Pacchioli nella casa nei pressi dell’oratorio della Trinità. Con essi viveva il Canonico Antonio Giardini, ultimo economo in ordine di tempo del Seminario di Atri e cappellano delle Figlie della Carità che facevano servizio nell’ospedale di Capo d’Atri.

Richiamato alle armi, l’avvocato Verna svolse il servizio di primo capitano a Paganica e Avezzano e in Calabria, dove viveva la sorella, Suor Teresa Laura, francescana alcantarina. Congedato, fu promosso tenente colonnello. Al ritorno in Atri, continuò l’attività di avvocato e docente presso le scuole statali e nel 1948 divenne Sindaco della cittadina. Pronunciò il discorso di accoglienza l’8 dicembre 1949 di Mons. Gilla Vincenzo Gremigni, con il quale stabilì una filiale amicizia.

Il 24 dicembre 1951 morì la moglie Liberatina, a causa di un’encefalite. Avendo avuto la spagnola da ragazza (la stessa malattia che portò alla tomba la madre), la malattia era rimasta in incubazione. Si risvegliò pochi mesi prima di quel doloroso Natale che privava del bacio materno i figli Giovanni, Maria Teresa e Gabriella, tutti di età compresa tra i 9 e i 14 anni. Fu aiutato dalla sorella Jole, ultimogenita della famiglia, venuta in Atri nel 1936 e rimasta nella città dei calanchi fino alla morte, conservando il gradevole dialetto farese, impastato da espressioni atriane.

L’Avvocato Verna fu componente del collegio dei Sindaci della Tercas, Presidente della Fondazione Ricciconti, consigliere dell’ospedale e membro del consiglio del pastificio De Cecco, essendo amico dello storico patron, Giustino, peraltro Presidente del Pescara, anche se Santino Verna non fu mai un grande appassionato di calcio, come il figlio Giovanni, tifoso della Juventus e, in forma minore, del Pescara.

Ritiratosi dalla professione e dalla politica, giunto alla ottantina, l’Avvocato Verna visse con profonda tenerezza gli affetti della famiglia. Si interessava dei fatti di cronaca e di politica, e visse con un certo dramma la fine dell’unione politica dei cattolici. Era intriso degli ideali di De Gasperi, La Pira e Dossetti e faceva difficoltà a ratificare i nuovi politici. Quando sul giornale vedeva qualche politico lontano dagli ideali di una volta, faceva un segno con la penna.

Nel 1991 gli fu diagnosticato un papilloma alla vescica. Fu operato ad Ancona il giorno seguente l’Immacolata Concezione, data mariana a lui cara, perché oltre alla tradizione francescana e conventuale che viveva annualmente ad Atri, gli ricordava le meravigliose celebrazioni nella chiesa di S. Maria Maggiore a Lanciano. Fu la seconda degenza ospedaliera nella prima festa mariana dell’anno. Nei mesi seguenti si sottopose a fiale di interferone che avrebbero dovuto distruggere le cellule tumorali e le condizioni fisiche non gli permettevano di uscire di casa.

Dispensava consigli agli amici e agli atriani, seduto alla poltrona del salotto o a quella della cucina, dove guardava il telegiornale e le previsioni del tempo. Non amava altri programmi televisivi, guardava solo la RAI. Il sabato sera ascoltava il commento al Vangelo e la domenica la S. Messa di Raiuno, contento quando le dirette erano dalla Calabria, la regione in cui non tornava dai tempi della guerra. I film preferiti erano i western e guardava le Home-video, ma non amava gli spaghetti-western. Preferiva il buon cinema e ne frequentava la sala atriana, ai tempi di Giuseppe Brandimarte.

Il 19 febbraio 1995 accusò una certa astenia e già si vedevano i segni della fine. Lucido e cosciente fino al momento della morte, ricevette i Sacramenti e l’ultimo paese che pronunciò prima di passare all’altra riva fu Fara S. Martino. Voleva moltissimo bene ad Atri e agli atriani, e ne era fortemente ricambiato, ma portava nel profondo del cuore il paese natio, dove era stato l’ultima volta nel1986, inuna rimpatriata di parenti con il pranzo ai piedi della Montagna Madre. Il nipote Raffaele Ricciuti, maestro elementare, gli aveva realizzato con l’ausilio del cugino Eugenio due Home-Video su Fara, con e senza neve, che ogni tanto guardava.

Sorella morte lo raggiunse la sera di venerdì 10 marzo 1995. Le esequie furono celebrate nella chiesa di S. Nicola, nella IIa domenica di Quaresima, in cui si proclama il Vangelo della Trasfigurazione. Un Vangelo che riassume la vita e l’opera dell’avvocato Santino Verna che ha donato alla famiglia e alla società impegno e sorriso. Un Vangelo che allude al più vero ed eterno Tabor dove nonno Santino ora vive e da dove ci assiste propizio.

SANTINO VERNA