CHIESE E DEVOZIONI POPOLARI AD ATRI 

LA CHIESA DI SANTA CATERINA, ORA “AUDITORIUM S. AGOSTINO”: QUANDO LA CAMPANA ANNUNCIAVA LA QUARESIMA…

 

La chiesa di S. Caterina d’Alessandria (vulgo S. Agostino), nel quarto S. Maria, fu eretta nel XIV sec. Annessa al convento agostiniano, assunse il nome dell’ispiratore dell’Ordine degli Eremitani. La facciata, a coronamento orizzontale, ha il portale gotico- fiorito di Matteo da Napoli con un sontuoso programma iconografico. In alto è l’Eterno Benedicente, al centro, in trono, S. Agostino in vesti episcopali, ma con l’abito religioso, ai lati, in posizione stante, S. Caterina e S. Nicola da Tolentino, spesso confuso con S. Antonio di Padova. La confusione, forse intenzionale, voleva ricordare la precedente appartenenza del Taumaturgo di Lisbona all’Ordine di S. Agostino. A destra, una lumaca, simbolo della Resurrezione di Cristo, ma anche della lentezza dell’autore nell’esecuzione dell’opera. Peppino Antonelli, quando dalla sua casa in Via S. Agostino usciva per il corso, accarezzava le protome del portale.

Sul fianco destro si erge la torre campanaria, copia, in proporzioni minori, di quella della Cattedrale, schema presente nella diocesi aprutino- atriana nella Cattedrale di Teramo, nella Collegiata di S. Maria in Platea in Campli e nella chiesa di S. Agnese in Corropoli e nell’antica diocesi di Penne, nella Collegiata di S. Michele a Città S. Angelo, nella chiesa di S. Maria in Piano in Loreto Aprutino e in quella di S. Agostino nella città di Penne. Una torre simile doveva essere costruita per la chiesa di S. Antonio di Padova in Pescara, ma poi fu sostituita da una modesta costruzione dove il suono dei sacri bronzi non è perfetto, a causa del rimbombo.

L’ex-convento fu in tempi recenti municipio, casa di reclusione mandamentale, liceo classico “Luigi Illuminati”, tribunale. Nel piano inferiore è il circolo dell’unione, fondato nel 1871. I portici che separano l’edificio da Corso Elio Adriano sono luogo di socializzazione per gli atriani.

L’interno di S. Agostino, originariamente a 3 navate, è a navata unica con prolungamento absidale. Gli archetti moreschi dell’abside all’esterno suscitarono una grande nostalgia nell’artista atriano Antonio Pavone quando ritrovò decorazioni simili in Somalia, dove fu insegnante di discipline artistiche e ritrattista ufficiale di Siad Barre. Sulla controfacciata, a sinistra, è l’affresco della scuola del Delitio (XV sec.) con Maestà e Santi e la cantoria dove era ubicato l’organo (tra i titolari, Tobia Perfetti, diplomato al Conservatorio di Pesaro e docente a San Paolo del Brasile). L’unica cappella è quella di S. Massimo martire. Nel 1853 accolse le spoglie dell’omonimo testimone della fede, vestito da soldato, non tanto perché era stato tale, ma per il martirio che aveva affrontato da milite di Cristo. La cappella, delimitata un tempo da un cancello in ferro battuto, è divisa dall’aula liturgica da tre archi a sesto acuto. La chiesa è illuminata da vetrate di scuola atriana con simboli cristologici e mariani e S. Caterina, la cui statua è conservata nel museo capitolare.

Nella chiesa si venerava la Madonna del Carmine, con il triduo. Nel 2000, per interessamento di Ettore Cicconi, il simulacro fu portato in S. Francesco, collocato provvisoriamente in sacrestia e poi, nella nicchia della cappella di S. Gaetano. La statua, in non perfette condizioni, di S. Agostino è stata portata al museo etnografico.

Vi era pure la statua di S. Lucia (sostituì la conocchia precedente), ora in S. Reparata, venerata con la festa del 13 dicembre, organizzata dai fabbri. C’era pure l’accensione e la sfilata dei “faugni” e fu oggetto di una poesia in vernacolo di Antonino Anello.

Una campana di S. Agostino annunciava la fine del Carnevale e l’inizio della Quaresima, alle 24 del martedì grasso. Il rito era detto “lu crucifuje” e il sacrista Michele Pallini –erano i tempi del cappellano Don Antonio Santarelli-  da quasi un’ora prima si posizionava per rinnovare la tradizione. Un rito simile si svolge a Ravenna. Il Carnevale era molto sentito nella città dei calanchi, con gli adulti che si mascheravano e giravano per le vie principali, facendo visita ad amici e parenti che offrivano il “complimento”, dolci, caffè, vino e qualche raro liquore.

S. Agostino fu procattedrale dal 1954 al 1964, sede della Cattedrale e della Parrocchia di S. Maria nella medesima. Vi fu messo il fonte battesimale nella cappella di S. Massimo. Diversi atriani vi sono stati battezzati, vi hanno fatto la Prima Comunione e la Cresima (in un unico giorno, tradizionalmente il 2 giugno), o vi hanno sostato, con la celebrazione esequiale, prima della sepoltura. Molti ricordano i matrimoni in S. Caterina. Studenti e scolari uscivano frettolosamente dagli istituti per salutare o vedere gli sposi, mentre le massaie, senza vestire abiti sontuosi, si affacciavano per vedere un frammento della festa, meno sfarzosa dei tempi attuali.

Un parrocchiano di S. Maria vi fece la Cresima in modo molto sobrio. Era in corso il Concilio Vaticano II e il Servo di Dio Mons. Battistelli era a Roma. Dovendo ricevere il Sacramento, fu delegato Mons. Aurelio Tracanna e in S. Agostino furono presenti quattro persone: il cresimando, il padrino, l’Arcidiacono e il sacrista Gaetano Cervone.

Con la riapertura della Cattedrale nel 1964, S. Agostino fu messa un po’ in ombra e quindi chiusa per impraticabilità. Dopo un lungo restauro è stata trasformata in sala polifunzionale per la cultura e riaperta nel 2001. Rimane la possibilità di celebrarvi la S. Messa, ma questo è un caso raro. L’auditorium è aperto solo in occasione di mostre, conferenze e concerti, perché totalmente privato degli arredi e delle suppellettili liturgiche, ad eccezione dei banchi lignei. Nel 2005 c’è stata la mostra di sculture di Giuseppe Antonelli e Ugo Assogna, solo per fare uno dei mille esempi della vitalità artistica atriana.

SANTINO VERNA