UNA NUOVA RUBRICA: CHIESE E DEVOZIONI POPOLARI AD ATRI

LA CHIESA DELLA TRINITA’ E IL CULTO DI S.ROCCO

La chiesa più piccola del centro storico di Atri è quella della Trinità, difficilmente descritta sulle guide turistiche, nel quarto di S. Croce. Quartiere un tempo pieno di botteghe artigiane, denominato anche Capo d’Atri, perché nella visione antropomorfica della cittadina, la parte che faceva riferimento alla chiesa di S. Spirito era la testa.

L’oratorio della Trinità, difficilmente chiamato con il nome completo “Santissima Trinità”, se non da qualche religiosa zelante, è preceduta da una salita, separata dalla via da una ringhiera, “il ferro della Trinità”, luogo caro ai contradaioli e piacevole tribuna per assistere alle poche manifestazioni annuali che interessano il rione. Tra queste le processioni religiose (la ringhiera viene munita di lumini). Quando queste osservano il giro completo del centro storico è obbligatorio passare per Via Trinità e il passaggio è segnalato dalla campana dell’oratorio che sormonta il corpo della chiesa.

La facciata, a coronamento orizzontale, delimitata da lesene angolari, ha il portale, recentemente restaurato, sormontato dalla finestra circolare con l’immagine della Trinità. Sul fianco destro, tracce tardomedioevale soprattutto nell’angusta porta che conduce alla sacrestia. Annessa è la casa di Pietro Baiocchi, come ricorda la lapide, unico garibaldino abruzzese presente alla spedizione dei Mille. Fu tale perché aveva respirato nel microcosmo atriano il clima risorgimentale. Originario di Città S. Angelo, era nato nella città dei calanchi ed era stato battezzato in Cattedrale.

L’interno, a navata unica, si presenta semplice e raccolto. Nell’oratorio si venera S. Rocco che per metonimia talvolta prende il nome della chiesa. S. Rocco di Montpellier è molto venerato in Abruzzo, perché, secondo la tradizione, a Roma s’incontrò con un aristocratico che aveva possedimenti a Roccamontepiano di cui sarebbe diventato, dopo la nascita al Cielo, protettore. Dal piccolo borgo protetto dalla Maiella, il culto si diffuse in diversi paesi, da Guardia Vomano a Vasto, da Silvi a Lanciano, perché protettore contro la peste, assumendo le funzioni di S. Sebastiano, o meglio affiancando quest’ultimo nella lotta contro l’AIDS del tardomedievo, come si evince dall’affresco del fonte battesimale di S. Nicola ad Atri, dove tanti sono stati battezzati o comunque anche se per praticità il rito è avvenuto nei pressi dell’altare, il fonte è sempre un significativo riferimento per la fede cristiana e cattolica.

Il Santo, terziario francescano, dal XVII sec. fu presente nel santorale serafico. Le spoglie si conservano nell’omonima Scuola, all’ombra della Basilica di S.Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, la chiesa dei Conventuali della città lagunare, dove si custodisce (pala d’altare) l’Assunta del Tiziano. Non è meta di pellegrinaggio.

La festa di S. Rocco (16 agosto) aveva la parte religiosa e quella ricreativa, per alcune edizioni con l’organizzazione degli Oblati di Maria Vergine, presenti in Atri nel Convitto Vescovile. In questi ultimi anni si tiene soltanto la festa liturgica, anche se nel 1995 ci fu una timida proposta di ripristinare la processione con accompagnamento bandistico. Il simulacro viene tirato dalla nicchia ed esposto a lato dell’altar maggiore e tanti sono i devoti che da Atri e dalla campagna vengono a salutare il taumaturgo. Negli anni ’80, quando l’apertura della Porta Santa era celebrata con minore solennità, la festa del Santo di Montpellier era preceduta dal triduo e la mattina del 16 c’erano anche cinque Sante Messe in continuazione. Quella delle 11 era la più solenne. La sera, la S. Messa conclusiva, e gli ex-contradaioli di Capo d’Atri che salivano dalla periferia Sud o da Via Finocchi, non mancavano, prima o dopo la celebrazione, di far visita agli antichi vicini di casa, per rivedere le vetuste abitazioni con il sapore delle vecchie usanze.

L’oratorio è interessato per la Pia Pratica delle Quarant’Ore e gli sono assegnati tradizionalmente il venerdì, il sabato e la domenica di Sessagesima (il fine settimana successivo è il week-end di Carnevale, prima del martedì grasso, per intenderci). In questi ultimi anni, l’impraticabilità di S. Giovanni per il non breve restauro, ha dato il via all’esposizione del SS. Sacramento, nel venerdì dell’antica Quinquagesima, e si è cominciati con la chiesa della Trinità, la prima in un convenzionale ordine ascendente di dignità.

Nell’oratorio si venera pure S. Antonio di Padova (ma anche la Madonna di Pompei). Forse era il centro antoniano del quarto S. Croce, giustificato in una chiesa con spiritualità agostiniana perché Fernando Buglione prima di entrare tra i figli di S. Francesco era stato agostiniano e in quell’Ordine aveva ricevuto la formazione teologica che poi riversò sul nascente Ordine Serafico, per volere del Santo Poverello di Assisi.

Il 22 dicembre 1996, vi fu celebrata la S. Messa, presieduta dall’Arcivescovo ora emerito di Teramo- Atri Mons. Antonio Nuzzi, in occasione dell’inaugurazione della sede sociale della sottosezione foraniale dell’Unitalsi, allora presieduta dall’indimenticabile Dott. Vittorino Teofili. La liturgia fu seguita dalla benedizione della sede e da un lauto rinfresco preparato dai dinamici volontari, tra i quali Aida De Berardinis e la compianta Dora Pelusi. Fu accarezzata l’idea di far diventare l’oratorio della Trinità la chiesa dell’Unitalsi di Atri, non solo per la vicinanza alla sede, ma anche per la figura di S. Rocco, unitalsiano ante-litteram. Ma poi le ricorrenze annuali si continuarono nella chiesa di S. Gabriele, per via della collaborazione con la cappellania dell’ospedale e la pastorale sanitaria.

Restaurato nel 2001, per iniziativa di Mons. Giuseppe Di Filippo, Parroco di S. Nicola al cui piviere appartiene l’oratorio, il presbiterio ha accolto le due tele degli Arcangeli psicopompi, Michele e Raffaele, di Giuseppe Prepositi, artista atriano, imparentato con i Fedri.

SANTINO VERNA