LA DIOCESI DI ATRI

DA PENNE A TERAMO, LA LUNGA STORIA DELLA SEDE VESCOVILE

 

 

 

Istituita da Innocenzo IV il 1° aprile 1251, la diocesi atriana fu realizzata grazie al Card. Pietro Capozio (Capocci) il quale volle ricompensare i cittadini di Atri, per la fedeltà al Pontefice durante la lotta tra Guelfi e Ghibellini. In precedenza la città dipendeva da Penne, diocesi molto antica, fondata secondo la tradizione da S. Patras, uno dei 72 discepoli designati da Gesù.

Grazie all’elevazione a sede vescovile, gli atriani resero sempre più bella la Cattedrale, anche se la ciliegina sulla torta arriverà più di due secoli più tardi, con il ciclo pittorico di Andrea Delitio, nel coro e sulla volta, rispettivamente con le storie di Maria Santissima e i 4 evangelisti con i 4 dottori della Chiesa latina.

Simbolo della sede vescovile è la cattedra lignea, in fondo al presbiterio, rialzata su pedana, dove trovano posto tre sgabelli, secondo l’antica tradizione liturgica, uno per l’Arcidiacono assistente, uno per il diacono, uno per il suddiacono. La composizione lignea, di non grande valore artistico, ha suscitato interesse indiretto perché andò a distruggere nel XVII sec.l’affresco della “Dormitio Virginis”, d’obbligo in una Cattedrale con il titolo di S. Maria e quando il titolo non è esplicito il riferimento è all’Assunzione, Transito per i Luterani, Dormizione per gli Orientali.

La cattedra viene usata raramente dal Vescovo per la poca funzionalità liturgica. Il Vescovo vi siede nella sua prima visita solenne ad Atri, quando riceve l’omaggio dell’Arcidiacono. A causa però dell’impraticabilità della Cattedrale, durante gli ultimi restauri (2004-08) l’attuale Vescovo, Mons. Michele Seccia, non solo non si è potuto servire della cattedra, ma celebrò all’aperto, in Piazza Duomo, sul palco.

Il Vescovo, successore degli apostoli, sommo sacerdote della diocesi, quando celebra nella Cattedrale si serve della cattedra supplementare, nel lato dell’Epistola, più funzionale per la liturgia, normalmente adoperata dal presbitero, in qualsiasi Cattedrale. L’arredo, non ha suscitato studi di carattere storico-artistico, anche se un’idea d’indagine si era presentata nel 2000 al convegno sulle opere lignee della dorsale appenninica umbro-marchigiana a Foligno. Corrado Fratini, docente all’Università di Perugia, voleva estendere lo studio all’Abruzzo e sarebbero rientrati egregiamente i pezzi lignei della Basilica Concattedrale atriana, a volte troppo fossilizzata sui testi pittorici.

La diocesi di Atri fu unita “aeque principaliter” a Penne, cioè in perfetta uguaglianza. Oggi questa soluzione non esiste più in Italia, ma quella molto simile delle diocesi unite “in persona Episcopi”, vale a dire che alla vacanza del titolare, le circoscrizioni possono essere smembrate. Il Vescovo doveva risiedere sei mesi a Penne e sei ad Atri, ma la pizza dolce in un certo periodo doveva essere spartita anche con Città S.Angelo che rivendicava una certa importanza nell’area geografica. Nel XIV e nel XV sec.ci furono dissidi tra Atri e Città S. Angelo e l’angolano (o civitarese come dicono ancora gli atriani) Amico Bonamicizia, Canonico della Collegiata Insigne di S. Michele tentò di trasferire nella sua città natia la sede vescovile. Dovette dimettersi e gli subentrò Antonio Probi, diplomatico come il fratello Angelo, appartenente all’oligarchia atriana, nato nel palazzo avito all’ombra della chiesa di S. Francesco. Ora i discendenti vivono a Pescara.

Il Vescovo di Penne e Atri per lungo tempo facevano l’ingresso oltre alle sedi già menzionate, anche a Città S. Angelo che rivendicò sempre il titolo di Cattedrale per la Collegiata, titolo che in Abruzzo non ha avuto molto successo. Si preferisce dire Chiesa Madre, Chiesa Maggiore, Duomo o appunto Cattedrale. E per avallare la dicitura la Collegiata di S. Michele è stata dotata di una cattedra, dove siede l’Arcivescovo di Pescara- Penne nelle celebrazioni solenni.

La rivalità con Città S. Angelo fu rispolverata più di un secolo fa, quando fu inaugurato l’Istituto Magistrale che costringeva gli studenti atriani a trasferirsi nel vicino comune, con notevoli difficoltà per il pagamento della pensione. E ancora quando il comune riuscì a ritagliarsi un simbolico pezzo di spiaggia tra Silvi e Montesilvano, integrandosi nella nascente area metropolitana di Pescara- Chieti, mentre Atri, nel 1932, perdeva il tratto costiero tra il Vomano e il Calvano, nel comune di Pineto.

La diocesi atriana ebbe un validissimo Seminario dove si formarono sacerdoti e intellettuali di tutto l’Abruzzo, per l’impostazione degli studi, la serietà dell’istituto e la tranquillità del paese, aspetto non secondario nella formazione pastorale.

Nel 1912 il Seminario fu soppresso e il Vescovo di Penne e Atri stabilì la città vestina come residenza abituale, lasciando molte prerogative all’Arcidiacono, che per es., presiedeva la processione del Cristo deposto, la sera del Venerdì Santo.

Nel 1949 Pio XII separò le diocesi di Atri e Penne e avvenne l’unione con Teramo. L’8 dicembre dello stesso anno Mons. Gilla Vincenzo Gremigni, già Amministratore Apostolico di Atri e Penne, faceva il solenne ingresso nella Cattedrale di Atri. Sarebbe rimasto poco più di un anno e mezzo, perché Papa Pacelli, suo amico personale, lo trasferì a Novara, una delle più grandi diocesi italiane e nel 1958 lo promosse Arcivescovo della medesima diocesi. Sorella morte lo raggiunse a Ghiffa, sul Lago Maggiore, il 7 gennaio 1963, mentre leggeva una lettera dell’allora Arcivescovo di Milano, Giovan Battista Montini, futuro Paolo VI. Mons. Gremigni ebbe sempre nel cuore di Atri, da profondo cultore dell’arte (era anche pittore).

Poi venne l’epoca di Mons. Amilcare Battistelli, ora Servo di Dio, biografo di S. Gabriele con il quale fu sempre in contatto affettivo e orante e di Mons. Abele Conigli, il Vescovo che porto’ il Concilio Vaticano II. Tolse tanti elementi inessenziali nella Chiesa locale, come le leggendarie 26 processioni che si tenevano durante l’anno in un paesello dell’entroterra teramano.

E il 30 settembre 1986 il Beato Giovanni Paolo II accorpò Atri con Teramo e pertanto la Cattedrale è stata trasformata in Concattedrale.

SANTINO VERNA