LE CLARISSE E ATRI

DA 700 ANNI NEL CUORE DI TUTTI

Prima del 1260 nella cittadina dei calanchi erano presenti le Povere Dame di S. Damiano, fondate da S. Chiara d’Assisi e per questo denominate Clarisse. Esistono poi alcune suddivisioni: Urbaniste, legate ai Minori Conventuali, Cappuccine, legate all’omonimo ramo del Primo Ordine, Colettine, riforma francese collegata spiritualmente ai Minori e le Innocenziane o Damianite, aggregate ai Frati Minori “simpliciter dicti”. Le Clarisse appartengono al Secondo Ordine Francescano, mentre il Terzo riguarda i laici (uomini e donne) e uno stuolo di famiglie religiose.

Il monastero di Atri fu fondato da una compagna di S. Chiara, rimasta anonima. Non fu dato nemmeno un battesimo convenzionale a questo personaggio, come è avvenuto per altri. Agli atriani bastava l’essere stata collaboratrice della Pianticella per avere la cittadinanza e l’accoglienza di Atri.

 

Situato nel punto più alto della cittadina, vi è annessa la chiesa, con facciata in laterizio a coronamento orizzontale e il portale rinascimentale che si affaccia su Via S. Chiara. Quest’ultimo si apre soltanto in particolari occasioni, biologiche (ingressi delle nuove leve) o calendariali (passaggi di processioni cittadine intramurali come il Cristo deposto la sera del Venerdì Santo, il Corpus Domini, S. Rita etc.)

L’interno, barocco e grazioso, conserva quattro altari laterali con testimoni dell’Ordine o “concorrenti”: le SS. Elisabetta di Portogallo e di Turingia (o d’Ungheria), S. Alessio, S. Giacomo, a sinistra; S. Gaetano Thiene, S. Lorenzo, S. Stefano e S. Pietro martire (o da Verona) a destra. L’altar maggiore, sventrato durante gli ultimi grandi restauri, è intitolato all’Immacolata, Regina e Patrona dell’Ordine Serafico. Ai lati i SS. Giovanni Battista ed Evangelista che nella dinamica barocca sembrano fare un dialogo. L’uno chiede all’altro qualcosa, e l’altro dice di non aver niente. Santi poveri, ma dal cuore grande.

Nello sventramento dell’altare, fu rimossa l’urna di S. Ercolano martire (festa 25 settembre), coperta al di fuori delle celebrazioni in sua memoria, e oggetto di grande culto da parte degli atriani. A S. Ercolano è dedicata la campanella che segnalava i pericoli. Le spoglie del Santo furono portate nella cantoria, assieme a S. Massimo, proveniente dalla chiesa di S. Agostino.

Nel 1958 la chiesa è diventata sede dell’Adorazione Eucaristica quotidiana, voluta da Mons. Aurelio Tracanna, Arcidiacono del Capitolo e Vicario-Generale, tumulato, per volere dell’Abbadessa M. Chiara Grillone e delle consorelle, all’ingresso della chiesa nel 1968. Era desiderio anche di Mons. Battistelli la sepoltura di Mons. Tracanna in S. Chiara, la chiesa che parla della sua premura e della sua dedizione verso le figlie di colei che ha tradotto al femminile l’ideale francescano. Da quell’11 gennaio di più di mezzo secolo fa, dopo la Messa mattutina viene esposto Gesù, sempre vegliato e adorato dalle monache nel coretto e da non pochi atriani che passano da quelle parti. La reposizione avviene nel primo pomeriggio e per qualche atriano è diventato un appuntamento fisso, associarsi al Santo Rosario delle claustrali, adorare il Santissimo Sacramento, incontrare qualche amico e fare una passeggiata lungo le vie di Atri. Le campane sulla costruzione a vela (due elettrificate, una manuale) annunciano i vari momenti di preghiera.

Nel monastero, per un breve periodo, all’inizio del XVI sec. vi dimorò S. Camilla Battista Varano, conosciuta sia con il nome di Battesimo (Camilla), sia con quello di religione, usuale all’epoca anche per le donne (Battista). Nella diocesi di Teramo- Atri aveva e ha un altare nella chiesa dei SS. Vincenzo e Antonio a Castelnuovo Vomano. Ad Atri si erano perse le tracce della sua memoria, riesumata nel 1998 da Mons. Giuseppe Di Filippo, Arcidiacono del Capitolo e Delegato Vescovile per il monastero. Momento di grande gioia fu l’annuncio della canonizzazione, compiuta il 17 ottobre 2010 da Benedetto XVI. E’ finora l’unica Santa che ha dimorato in un monastero della città di Atri. La mistica era giunta nella cittadina, perché doveva sfuggire alle truppe nemiche del padre, signore di Camerino e Atri si trovava nel Regno di Napoli. Pertanto fu messa sotto la protezione di Isabella Piccolomini- Todeschini, moglie di Andrea Matteo Acquaviva, bisnonna del Beato Rodolfo. I duchi ebbero sempre a cuore il monastero delle clarisse e anche per questo l’immagine del figlio più illustre della dinastia si trova nel medaglione che sormonta l’altare dell’Addolorata.

Nella seconda metà del XX sec. vi furono portati i culti della Madonna de la Salette, grazie a Don Bruno Trubiani, Arcidiacono e direttore del museo capitolare (da S. Agostino) e di S. Teresa del Bambin Gesù e del  Volto Santo, dalla signora Lavinia Pierangeli Angelini che ne promuoveva annualmente il triduo con la presenza di un predicatore esterno. Alla tenerissima Santa francese fu dedicato un medaglione presso l’altare dei tre Santi.

Le clarisse di Atri confezionano le ostie (grandi e particole) per la forania di Atri e parrocchie al di fuori di essa, realizzati con gli appositi stampi con il trigramma IHS (Jesus Hostia Sacra) sciolto anche diversamente (Jesus Hominum Salvator) o in chiave ignaziana (Jesum Habemus Socium) come nello stemma di Papa Francesco. I ritagli sono la gioia dei bambini e non di rado si vedono sulle vie nelle vicinanze del monastero frammenti di bianche particole non consacrate.

Tra i dolci realizzate dalle clarisse ricordiamo i mostaccioli e i raffaioli, preparati nelle grandi ricorrenze dell’anno e donate ai sacerdoti e ai benefattori, un tempo ai pellegrini che si rifocillavano sostando davanti al loro altare, il secondo del lato del Vangelo, quello della Madonna delle Grazie. E un rito di benedizione dei pellegrini si ripete ancora oggi, in modo diverso, alla vigilia della partenza del pellegrinaggio a Lourdes, nella prima decade di agosto. Viene celebrata la S. Messa in S. Chiara, e qualche volta ha coinciso con la festa della Trasfigurazione, invito ad alzare gli occhi al Cielo, per puntare meglio i piedi per terra.

SANTINO VERNA