UN PROGETTO PER STIMOLARE LA CRESCITA E
RILANCIARE IL NOSTRO TERRITORIO


LA CULTURA NON E' VUOTO A PERDERE
La vocazione di una città chiamata ad investire nell'arte e nella musica

 

Da qualche settimana imperversa un acceso dibattito sul ruolo della cultura nel processo di risanamento e di riqualificazione economica del nostro Paese. E non è un dibattito di nicchia, se pensiamo che un quotidiano autorevole e influente come «Il Sole 24 Ore» ha stilato addirittura un Manifesto, sottoscritto da ben tre ministri della Repubblica (per non dire di migliaia di imprenditori, giornalisti, artisti, musicisti, operatori culturali, semplici cittadini pensanti), per ridare alla cultura un ruolo centrale nello sviluppo dell’Italia nei prossimi anni. «Il Sole 24 Ore» è peraltro una testata economica, e ciò la dice lunga sulla necessità di considerare la cultura come uno dei volani principali dello sviluppo economico e sociale per un territorio che storicamente e vocazionalmente si identifica proprio con la cultura e con l’arte. È chiaro che un programma di carattere nazionale non può prescindere da operazioni capillarizzate nel territorio, operazioni che sappiano contemperare le esigenze periferiche con visioni di più ampia gittata.

La musica, emozione e volano economico

È in questa dimensione che dovremmo forse immaginare il futuro della cultura per una cittadina come Atri, ricca di storia e di monumenti che la abilitano a luogo d’elezione per operazioni innovative e rigenerative del tessuto sociale ed economico, anche all’esterno del proprio territorio comunale. Ci limiteremo alla musica, per non sconfinare in territori che meno ci competono, rimanendo tuttavia su un piano di riflessione molto generale. Se il modello sarà buono e valido, potrà essere facilmente rimodulato su altri fronti culturali, secondo le specifiche peculiarità delle varie arti e discipline.

Il criterio portante riteniamo debba essere quello della creatività condivisa e partecipata. Ricordiamoci che non può esistere l’ascoltatore interessato, competente e partecipe, se egli non è anche in qualche modo “creativo”, così come il miglior lettore è sempre colui che ama anche scrivere. La partecipazione creativa all’opera musicale può avvenire a più livelli, da quello più specificamente tecnico del compositore o dell’esecutore fino all’atto simbolico-emozionale, nonché culturale, dell’ascoltare non musicista, e una buona programmazione deve investire nel coinvolgimento e nella formazione su tutti questi livelli della creatività, con interventi non isolati e sporadici, ma organici e duraturi. Ognuno deve trovare il suo proprio interesse emozionale e creativo perché un’azione culturale possa dirsi partecipata.

Coinvolgimento corale
Il coinvolgimento sarà bene che non avvenga solo sul piano individuale, del singolo cittadino, ma che si innervi sui nodi già presenti nella società, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, i soggetti culturali, le associazioni e i gruppi musicali, con strategie modellate sulle capacità e le esigenze di ciascuno, senza tuttavia scadere in facili demagogismi. Il sistema dovrebbe prevedere anche aspetti legati alla formazione tecnica di musicisti, ai vari livelli, in stretta collaborazione con i conservatori del territorio e con gli istituti di istruzione a indirizzo musicale. Il coinvolgimento allargato non deve mai prescindere da uno livello di qualità e di ricerca alto e autorevole, e non per questo l’azione risulterà noiosa o pedante: partecipazione attiva e pensiero creativo la renderanno in ogni fase e ad ogni livello emozionante ed entusiasmante. Al centro della rete di relazioni tra le istituzioni cittadine, più o meno amatoriali o professionali, e di quell’altra rete di relazioni formata dalle istituzioni e dai professionisti italiani e stranieri di riconosciuta competenza con cui il sistema-musica interagirà, dovrà porsi un gruppo strumentale-vocale di alta professionalità e innovazione, che costituirà il nucleo identitario stesso del progetto e attorno al quale tutto potrà ruotare.

Due scenari possibili
Immaginiamo dunque scenari in cui artisti autorevoli, direttori d’orchestra, interpreti, compositori, lavoreranno confrontandosi sistematicamente con l’apporto di idee provenienti da ambiti vari della scena culturale, ma anche dalla base del territorio, da quel pullulare di volontà creative che si proiettano, ma forse non sempre oggi si realizzano, nell’alto numero di associazioni culturali presenti in città e nel circondario (una vera risorsa di dialettica culturale, che tuttavia va studiata con attenzione e gestita con rispetto). Ciò porterà a mutare sostanzialmente il sistema della programmazione di concerti rispetto a quella a cui siamo da sempre stati abituati, dove lo spettatore riveste un mero ruolo passivo, almeno nella progettualità dell’evento, dato che comunque nella fruizione, quando c’è, ci si aspetta che si instaurino meccanismi attivi di creatività, di fantasia della ricezione. È un sistema obsoleto che ha visto ad Atri (ma non solo) il pubblico progressivamente allontanarsi dal teatro e dai luoghi di musica, d’arte e di spettacolo, un sistema ormai distante dalla sensibilità e dalla cultura della società contemporanea, soprattutto delle fasce più giovani.

La collaborazione con le istituzioni accademiche di formazione musicale, principalmente quelle regionali, ma anche quelle di altre regioni, con i loro docenti e con i loro allievi, si prevede che sia un presupposto fondamentale del progetto, così come devono esserlo il dialogo e la collaborazione con importanti istituti di ricerca e produzione musicale (e non solo) italiani e stranieri, soprattutto quelli che maggiormente si occupano di creatività contemporanea.

Si tratterà in sostanza di un organismo di produzione artistica, con progetti esportabili e circuitabili nel mercato musicale italiano e straniero, anche attraverso un’editoria dedicata, libraria e discografica, di tipo tradizionale e di tipo elettronico.

I canali di comunicazione
Bisognerà al contempo pensare a un sistema di coinvolgimento che passi anch’esso, oltre che per i tradizionali canali comunicativi, soprattutto attraverso i canali del web, i suoi forum di discussione, blogs, social networks e, in particolare, un sito dedicato e una web-TV (e web-radio) che rendano lo scambio e la partecipazione effettivamente estesi ben oltre i confini della territorialità. Non possiamo più permetterci di fare a meno di internet in un mondo che crea ormai la gran parte delle sue relazioni proprio sul web: e ciò senza voler minimamente mettere in discussione, anzi sempre promuovendo la dimensione emotiva e umana dell’esperienza artistica dal vivo, così come di ogni scambio relazionale de visu.

È evidente quanto sia necessario estendere la partecipazione collaborativa a professionalità diverse, non solo musicali e musicologiche, ma professionalità legate al mondo delle nuove tecnologie, per non dire della sociologia, dell’economia, del marketing, della comunicazione e della formazione.

A questo si aggiunga la natura tipicamente interdisciplinare della musica, la sua vocazione al dialogo con le varie arti e discipline, arti visive, letteratura, teatro, cinema/videoarte, danza, filosofia, matematica e scienze, religione, antropologia, storia. Una programmazione del sistema-musica cittadino che terrà conto di una tal complessa rete di relazioni, e lo farà ancora una volta esaltandone le potenzialità creative, sarà certamente in grado di sviluppare ulteriori proficui coinvolgimenti, ulteriori strategie formative sul territorio.

Si potrebbe obiettare che un’operazione del genere abbia costi proibitivi per una realtà piccola come Atri. Messo in questi termini, in realtà, il problema è mal posto. Un sistema di programmazione musicale innovativo, sperimentale, con importanti ricadute sullo sviluppo del territorio e con la possibilità di dar vita a un vero e proprio mercato culturale è un sistema che, al contrario, produce ricchezza. Non sono pochi i soggetti pubblici e soprattutto privati regionali e più estesamente italiani ed europei che cercano di investire in cultura su progetti seri, autorevoli e di ampio coinvolgimento, soprattutto se tali progetti ambiscono a candidarsi a ruoli di leadership nel rinnovamento del panorama culturale. Né possiamo dimenticare le potenzialità di derivare ricchezza dagli stessi prodotti del progetto una volta immessi nei canali di uno specifico mercato, per esempio i circuiti concertistici. Superfluo è sottolineare il richiamo turistico che si genera una volta articolato il sistema in concerti, happening, eventi, manifestazioni, premi.

Siamo più che mai convinti che investire con lungimiranza in un progetto di questo tipo possa permettere di aprire realmente una città come Atri verso una dinamica di scambi culturali con il resto del territorio nazionale ed europeo, con il ruolo di chi ha qualcosa di importante da dire e da esportare e con la consapevolezza di restituire al territorio una forza culturale creativa, base fondamentale per una nuova creatività imprenditoriale plurisettoriale che porti ricchezza anche economica.

Prof. Marco Della Sciucca
Ordinario di Composizione
Conservatorio diMusica “A. Casella” L''AQUILA