ATRI E L’ORDINE DEI PREDICATORI

I DOMENICANI E LA LORO BELLISSIMA CHIESA

Dalla fine del XIII sec. al 1809 ad Atri sono stati presenti i Predicatori (Domenicani) fondati da S. Domenico di Guzman. E’ uno degli Ordini Mendicanti ed è l’alter ego dell’Ordine dei Minori, tanto che nel breviario serafico l’8 agosto (attuale festa di S. Domenico) è segnato come festa del Santo Padre Domenico.

I domenicani si stabilirono nella città dei calanchi nella parte nordorientale, dove esisteva la domus che nell’autunno 1238 ospitò Isabella d’Inghilterra, moglie di Federico II. La chiesa annessa al convento ha per titolare S. Giovanni Battista, ma dato che c’erano i Predicatori, assunse, specialmente dal XVII sec. la denominazione di S. Domenico, soluzione non nuova ad Atri, perché S. Caterina divenne S. Agostino, S. Leonardo “i Cappuccini”  e S. Spirito, S. Rita.

Il convento fu molto fiorente ed ebbe molti benefattori, tra cui i Mariocchi che abitavano nei pressi della chiesa. Il suo interno parla di S. Domenico fino al presbiterio escluso, di S. Giovanni Battista nel presbiterio e nel coro. Si poteva giungere al compromesso del titolo dei SS. Giovanni e Domenico, ma quello vero e proprio è S. Giovanni, tornato all’attenzione degli atriani, nell’ultimo quarto del secolo scorso, grazie alla ricerca dello storico locale Piergiorgio Maria Cipollini.

S.Giovanni è forse la chiesa più bella di Atri dopo la Cattedrale. Ma la bellezza di una chiesa è un fatto soggettivo. Oltre all’aspetto dimensionale, architettonico, artistico e storico, c’è anche l’aspetto emotivo che ci dice la bellezza o la non bellezza di un tempio. Situata un po’ distante dal pieno centro storico e nei pressi del camposanto, questi due dati penalizzano S. Domenico che a dispetto di tutto si conserva meravigliosa e solenne.

I Predicatori portarono in Atri la devozione alla Madonna del Rosario, festeggiata tuttora la prima domenica di ottobre, privilegio delle chiese domenicane. Il simulacro si conserva nel lato del Vangelo. Nel 1973 fu incoronato dal Servo di Dio Mons. Amilcare Battistelli, CP, Vescovo tit. di Amiterno (sede acquisita quando non era ancora ben definita la figura del Vescovo emerito, prerogativa che riprese nel 1976). Alla festa religiosa è legata quella ricreativa dell’uva, con i carri a trazione meccanica addobbati con i simboli dell’autunno. La festa rosariana ha prevalso su quella patronale di S. Reparata (8 ottobre nel Martirologio), festeggiata in Atri, la domenica IIa di Pasqua e il lunedì successivo. Una festa di quartiere a tutti gli effetti, perché nel comitato si sono sempre impegnati i contradaioli, a differenza delle celebrazioni di S. Rita, la festa più sentita di Atri che coinvolge nell’organizzazione atriani non tutti di Capo d’Atri.

Quando la chiesa di S. Giovanni fu chiusa nel 1994 per restauro, una soluzione possibile per continuare la festa rosariana era il trasferimento del simulacro in Cattedrale. Ma i contradaioli si oppossero, perché temevano la mancata restituzione della statua a S. Domenico. Pertanto per una decina d’anni non è stata fatta la festa della Madonna del Rosario.

Fu portato pure il culto di S. Domenico, Patriarca dell’Ordine, ma questo si spense con la soppressione e l’affievolimento della compagine confraternale. S. Vincenzo  Ferrer, S. Tommaso d’Aquino, S. Raimondo di Penafort, furono certamente esaltati dai Predicatori di Atri e anche nella Cattedrale di Atri troviamo l’immagine del Dottore Angelico, in proporzioni minori, nella vela di S. Giovanni e S. Agostino. Probabilmente il Delitio e quanti lo incaricarono non tennero conto soltanto della teologia dell’Aquinati e dell’importanza dei Predicatori nel mondo e ad Atri, ma anche la rivalità con Penne. Dato che S. Tommaso aveva trascorso l’infanzia a Loreto Aprutino dove aveva compiuto il miracolo delle rose, Atri volle fare omaggio alla non lontana Loreto, proprio nel periodo in cui c’era stato il rischio del trasferimento della sede diocesana da Atri a Città S. Angelo.

Un Vescovo di Penne e Atri, domenicano del XIV sec., Marco Ardinghelli, portò nella città acquaviviana la devozione a S. Reparata, proveniente da Cesarea di Palestina dove era stata martirizzata sotto Decio nel 250 ca. Giunta a Firenze, grazie a S. Zanobi, anch’egli orientale, gli era stata intitolata la primitiva Cattedrale, poi denominata S. Maria del Fiore (Natività di Maria) con ovvio riferimento al nome della città di Dante.

Nel 1353, anno dell’istituzione del culto (non conosciamo il primitivo patrono di Atri), la città era visitata da numerosi mercanti fiorentini che venivano in Abruzzo a rifornirsi di lana e zafferano. I toscani, attraverso l’Umbria e quella parte del Lazio che un tempo era provincia dell’Aquila, raggiungevano la Valle del Pescara e quindi salivano ad Atri, centro fieristico importante quanto Lanciano. E sicuramente c’erano contatti tra Atri e i due famosi conventi domenicani di Firenze: S. Maria Novella, della provincia romana e S. Marco, della provincia toscana.

In questi ultimi anni la parrocchia della Cattedrale ha ripreso contatti con il convento di S. Maria Novella per l’animazione del triduo alla Madonna del Rosario, prerogativa dal 2005 della parrocchia di S. Maria nella Concattedrale. Infine, ricordiamo la presenza dei domenicani ad Atri nell’anno mariano 1954.

SANTINO VERNA