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- Pubblicato Mercoledì, 02 Maggio 2012
L'amore per la nostra città, il dramma della sua terra:
un grande Arcivescovo si racconta al nostro periodico
CON ATRI NEL CUORE
Intervista esclusiva al Monsignor Mikhael Al Jamil
1) Quali ricordi conserva della nostra città?
Atri è una città affascinante, nel suo clima, antichità e soprattutto nell’affetto che riempie il cuore dei suoi abitanti cosi accoglienti e affettuosi. Per me Atri è e rimarrà la mia città, la mia casa e la mia famiglia.
2)Lei è stato più volte ad Atri e sappiamo che la nostra città è entrata nel suo cuore: perché?
Per me la parrocchia di S. Gabriele con il suo parroco Don Paolo è stata un vero specchio della bellezza di Atri. Don Paolo ha saputo creare una Parrocchia-Famiglia felice con tutti i suoi fedeli e tutti i collaboratori : uomini, donne, catechisti, coro, ragazzi e ragazze. Tutti impegnati con gioia e felicità al buon servizio della parrocchia. Non dimentico anche il bel ruolo dei cari carabinieri e poliziotti che gli vedevo sempre vicini nell’attività spirituale e sociale della Parrocchia. Servendo con gioia ed allegria.
3) L'iniziativa del nostro giornale è finalizzata a suscitare spazi e occasioni di dialogo: condividequesta impostazione e quali consigli può darci?
Certo. Secondo me il dialogo e le relazioni sociali e culturali sono più necessarie per il nostro tempo. Perché la generazione nuova rischia di essere perduta nel deserto dell’individualismo creato dai mass media, relazioni elettroniche tramite l’internet e l’informatica nuova. Atri merita circoli culturali ed centri di dialogo.
4) Lei viene da una terra che è stata la culla della civiltà: come vanno le cose oggi?
Se la situazione del Medioriente è difficile, quella dell’Iraq non è la più pericolosa, ma più sensibile. Perché l’ Iraq benché generoso, giusto e vero, è uno dei paesi più ricchi del mondo con un popolo di carattere belligerante. Tutti i paesi limitrofi hanno paura dell’Iraq. Perciò tutti lo vogliono debole e usano tutti i tipi di terrorismo per indebolirlo . L’85 per cento dai terroristi vengono da altri paesi. Pero anche con questo guaio la paura della dittatura del tempo di Saddam è finita per sempre. La gente vive oggi liberamente e senza paura. Oggi come oggi possiamo andare in gruppo da Atri a Ninive come si va in Francia.
5) Si parla molto di "Primavera araba": è tutto positivo? Ci sono luci oppure tante ombre?
La primavera araba, per tanti di questi impegnati a realizzarla, è come un processo profondamente politico, per creare uno spostamento liberale nel percorso di immettere l’Islam a una modernità cosmica.
Per l’Occidente il cambiamento dei regimi arabi musulmani viene definito una primavera araba. L’Occidente si sbaglia profondamente, quando pensa che i regimi musulmani possono aprirsi alla democrazia.
SCHEDA BIOGRAFICA
L'Arcivescovo Mons. Al Jamil è nato a Ninive, in Iraq, la grande città del Profeta Giona, il 18 novembre 1938. Porta nel cuore e sul volto le tracce di una storia lontana che affonda le sue radici nelle pagine della Sacra Scrittura. Educato alla fede cristiana nella Chiesa Siro-Antiochena, la comunità cristiana di rito orientale che conserva gelosamente la antica liturgia legata alla tradizione apostolica. Ordinato sacerdote il 7 giugno del 1964, compie gli studi in Francia laureandosi in Filosofia e Psicologia nel 1976. Per circa dieci anni è segretario del Patriarca di Antiochia. Nel 1986 viene consacrato Vescovo e diviene prima del Patriarca e poi, dal 1991 al 1997, assume la guida pastorale della Diocesi di Beiruth. Dal 1997 è a Roma con l'incarico di Procuratore Patriarcale della Chiesa Siro-Antiochena pressola Santa Sedee Visitatore Apostolico dei fedeli della sua Chiesa residenti in Europa. Nel 1998 si laurea in Diritto Canonico presso l'Università del Laterano. Di carattere gioviale e affabile, ricco di cultura, Mons. Al - Jamil ha scritto molti libri in arabo, francese e italiano, parla correttamente cinque lingue e svolge la sua missione con uno stile pastorale che suscita immediata accoglienza instaurando rapporti improntati alla semplicità e al profondo calore umano. |
6) E' possibile un vero "dialogo" con il mondo islamico e a quali condizioni?
Democrazia, libertà personale e eguaglianza sono inconciliabili con l’ideologia e il regime islamico. La politica e la religione nell’ islam sono inseparabili. L’Islam si ritiene la sola vera religione, e la sola religione voluta da Dio, e dunque l’Islam domina e non può essere dominato. “Non è lecito ai Credenti avere a protettori degli infedeli”(Cor. Sur.28)
Un esempio: In Egitto il 7 maggio 2011 un centinaio di manifestanti hanno innalzato delle croci, cartelli con la scritta «Basta con la persecuzione dei cristiani copti» Nello stesso giorno i Salafiti, estremisti islamici che predicano l’annientamento fisico o la sottomissione all’islam dei cristiani, si sono resi responsabili dell'attacco ad altre due chiese e una serie di abitazioni cristiane. Per evidenziare la fonte coranica da cui legittimano il loro operato, uno dei manifestanti ha fatto circolare il testo del Corano, versetto 14 del capitolo IX (Attawba) «Combatteteli finché Allah li castighi per mano vostra, li copra di ignominia, vi dia la vittoria su di loro, guarisca i petti dei credenti».. L’impossibilità di cambiare, o di almeno addolcire questi versetti, crea per i musulmani l’obbligo di rifiutare la democrazia nello stato islamico.
Partendo da questa ideologia la primavera araba sarà piuttosto un inverno lungo per tutti, e una via crucis per i cristiani dell’oriente.
Già all’interno dei regimi arabo-musulmani recentemente cambiati, sorgono apertamente e con audacia, i movimenti radicali islamici. Il 25 di febbraio 2012 gli Islamici hanno vinto l’elezione del Parlamento Egiziano. Il partito Islamico % 58.3 + Il Partito Salafita % 25 = % 83,3.
Questo in un paese già considerato come uno dei più aperti tra i paesi arabo-musulmani. Che sarà allora in Libia, Tunisia e Yemen ? Ogni cambiamento che sia nel Medio Oriente arabo-musulmano non può allontanarsi dell’ideologia islamica.
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Un dialogo con il mondo islamico è possibile a livello sociale culturale storico, ma non teologico. Perché l’Islam si tiene per la sola vera religione voluta da Dio e tutte le altre religioni non lo sono. L’Islam domina e non può essere dominato. Il vero dialogo consiste nell’esempio dei cristiani del mondo arabo. Questi vivono con i musulmani una vita di buon esempio cristiano e cosi impongono il loro rispetto. Alcune difficolta nascono contro i cristiani del mondo arabo dall’Occidente (considerato cristiano) che non capisce bene la mentalità dei musulmani arabi, ed agisce laicamente con liberta scandalosa secondo il mondo islamico.