LA PRESENZA DEI CAPPUCCINI IN ATRI

TANTE TRACCE, NON SOLO LA VILLA COMUNALE…

Altro ramo del Primo Ordine Francescano è quello dei Minori Cappuccini, così chiamati dal piccolo cappuccio che fa parte del saio marrone. Dal convento di Renacavata, presso Camerino, l’Ordine si diffuse in Italia e in Europa e ovviamente raggiunse l’Abruzzo che diede nel XVII sec. anche un Santo, Giuseppe da Leonessa, originario di quella città, all’epoca territorio abruzzese, e ora in provincia di Rieti.

I cappuccini ad Atri furono presenti dal XVI sec., praticamente dall’inizio della loro storia, fino alla soppressione del 1866, anche se la presenza cappuccina rimase fino al 1888. Sostituirono i Minori Osservanti (trasferiti a Colle Muralto o S. Antonio) e si stabilirono sul Colle di Mezzo che assunse popolarmente il nome di Colle dei Cappuccini. Ancora oggi, la denominazione volgare della villa comunale, è i “Cappuccini”. Pure la vicina porta di accesso al centro storico era detta “Cappuccini”, con le quattro allegorie delle stagioni.

Il convento era annesso alla chiesa di S. Leonardo abate, e anche questa volta la denominazione popolare della chiesa non corrispondeva al Santo titolare, peraltro raffigurato nel coro del Delitio con volto giovanile e la dalmatica diaconale. La chiesa era semplicemente detta “dei Cappuccini” e custodiva diverse suppellettili sacre in legno, come il tabernacolo poligonale conservato nel museo capitolare. Il legno era molto usato da quest’Ordine perché materiale povero.

Nella canzonetta “Cambane de Atre”, scritta da Giuseppino Mincione e musicata da Don Bruno Trubiani, si parla dei “Cappuccini” come villa comunale. Ma si era già nel periodo del complesso demolito. Attualmente vi è l’Hotel du Park, l’albergo per antonomasia di Atri, mentre in precedenza vi erano le case del popolo, volute dal Sindaco Antonio Finocchi e tra queste un’abitazione che possedeva una delle prime radio. Per i ragazzi che oggi hanno più di 70 anni c’era il raduno in quella casa per seguire le partite di calcio. Poi sarebbe arrivata la televisione, ma la “sorella cieca” continuava ad avere il suo potere.

Tra i cappuccini famosi di Atri ricordiamo Fra Marcellino da Atri (al secolo Liberatore Canzano), missionario in Brasile. E Fra Bonaventura Di Benedetto, al secolo Antonio, ricordato da Don Luigi Illuminati. Era entrato successivamente nel clero diocesano di Atri e il canonico umanista ricordava con nostalgia la lunga barba che avrebbe conservato all’interno di una pisside. Padre Bonaventura, anche da sacerdote secolare, aveva conservato il carattere francescano.

Nel XX sec. ricordiamo Fra Filippo da Borrello (al secolo Giuliano Rago), promotore della rinascita del monastero delle clarisse. Fu chiamato da Mons. Gilla Gremigni a predicare nella Cattedrale di Teramo, per la festa di S. Berardo. Un nome profetico perché se un altro Filippo, il settimo compagno di S. Francesco, era stato protagonista dell’inizio del monastero di Atri, il cappuccino di Borrello apriva una nuova pagina, consacrata il 19 novembre 1937. Quasi un angelo custode del monastero clariano, assieme ad un altro religioso, P. Bernardino Piccinelli, OSM, icona tangibile di quella convivialità delle differenze, di cui parlò Don Tonino Bello.

L’ultima vocazione cappuccina di Atri è stato Fra Celestino Di Giovanni (al secolo Nicola), originario della Valle Siciliana, ma nato proprio all’ombra della chiesa di S. Chiara, dove faceva il chierichetto assieme al fratello Franco. Ordinato sacerdote nel 1956, fu per lunghi anni missionario in Colombia e l’esperienza transoceanica gli aveva modificato l’accento. Tornava ogni tanto in Atri e celebrava in S. Chiara e S. Nicola, la parrocchia d’origine. Rientrato nella provincia religiosa abruzzese in cui era iscritto, trascorse l’ultimo periodo della vita in vari conventi e ha incontrato recentemente sorella morte nell’infermeria provinciale della Madonna dei Sette Dolori a Pescara. Una sorella, Suor Laura Italia, è religiosa delle Figlie dei SS. Cuori di Gesù e Maria (Ravasco) e risiede a Roma, nell’istituto a pochi passi da Papa Francesco.

La devozione a S. Pio da Pietrelcina ha riportato virtualmente l’Ordine Cappuccino in Atri con la presenza di P. Guglielmo Alimonti (al secolo Alessandro), accanto al Padre per lunghi anni che ha seguito i due gruppi di preghiera, il primo, nato nel 1978 presso le clarisse per le parrocchie intramurali, il secondo, nel 2002, per la parrocchia di S. Gabriele. Le immagini del Crocifisso del Gargano sono sempre accanto ai defunti al camposanto e, senza sottolineare concorrenze, S. Pio ha superato largamente S. Antonio di Padova e forse anche S. Rita da Cascia.

SANTINO VERNA