AUGURI AD UN GRANDE ATRIANO

I NOVANT’ANNI DI ANTONINO ANELLO

Compie 90 anni, essendo nato il 5 ottobre 1923, l’artista atriano Antonino Anello. Nato da Alberto e Donata Colleluori, sorella dello scrittore Antonio, autore di “Tatillo e Sasora”, all’ombra della chiesa di S. Chiara (quarto S. Nicola), Tonino si trasferì successivamente a Porta Macelli (quarto S. Maria). I fratelli Mario e Gino erano rispettivamente fisarmonicista e tenore dei cori folkloristici cittadini, mentre anche la sorella Olga cantava nelle compagini atriane che hanno portato in tutta Europa la poesia di Di Jorio, Albanese, Polsi e tanti altri.

Chi legge i componimenti dialettali di Tonino immagina che il nome di Battesimo sia Antonio, imposto in ossequio ai due famosi Santi un tempo assai venerati in Atri. E invece si chiama proprio Antonino e in Sicilia questo nome è un omaggio a S. Antonio di Padova, il cui diminutivo indica la giovane età (morto grosso modo tra i 36 e i 40 anni), rispetto a quella dell’omonimo che cancellò il nome di Fernando, il patriarca del monachismo. Tonino Anello festeggia pertanto, con la sua sobrietà, i tre onomastici, inserendo pure il quasi sconosciuto S. Antonino da Firenze, domenicano, venerato nel calendario particolare dei Predicatori che dal Medioevo all’alba dell’era contemporanea custodirono la chiesa di S. Giovanni in Atri.

Tonino Anello ha toccato cinque discipline: artigianato artistico, teatro, poesia, canto e demologia. Un po’ come il suo corrispettivo chietino, di un anno più giovane, Raffaele Fraticelli, il poeta disegnatore che per tanti anni fece gli auguri ai telespettatori della regione accompagnandosi con la chitarra. Ma Anello si è armoniosamente innestato nella tradizione culturale atriana che ha alle sue spalle 3000 anni di storia.

Artigiano del legno, Tonino ha realizzato diversi manufatti, conservati nella sua bottega all’ombra della chiesa di S. Giovanni, nell’omonimo quarto. Per la chiesa di S. Francesco ha fatto il postergale per la statuina di S. Giuseppe Artigiano, quando, dopo la soppressione del convento, il custode Peppino De Gabrielis promosse il culto al suo Santo patrono nella cappella di S. Raffaele Arcangelo, la preferita di Peppino Antonelli.

Il teatro è stata la maggiore passione di Anello, sin dall’infanzia, quando allestiva commedie nel fondaco assieme ai compagni. Quello vero e proprio comincia dopo la IIa guerra mondiale, con il Comunale di Atri come punto di partenza. Nel 1976 con i figli Alberto e Francesco nasce il Teatro Minimo dove tanti giovani di Atri fanno l’esperienza della recitazione che offre sempre spunti di riflessione, senza scadere nella vuota risata o nella parola scurrile. Gli Anello, assieme al vicino di casa e amico Elio Forcella, passeranno anche per i drammi sacri e storici e tra questi ricordiamo soltanto “La Passione di Gesù” nelle due versioni che hanno suscitato un vivo dibattito tra gli atriani: monumentale-itinerante e teatrale. Tonino non ha recitato nelle sacre rappresentazioni, ma ha infuso consigli e coraggio a quella che per alcune ore diventava la Sordevolo d’Abruzzo.

La poesia dialettale di Tonino trovò la sua consacrazione con “Lu ttavette” nel 1977. Sottolinea gli affetti familiari a partire dalla moglie Nadina Cosanni che sposò nel 1951 nella Cattedrale di Atri e dalla figlia Carla che sposò Massimo Spezialetti nel 1975 in S. Giovanni, le amicizie con i tanti componenti della schola- cantorum, la vita quotidiana di Atri e qualche analisi sociologica con un pizzico di malinconia: le riduzioni allo stato laicale di tanti sacerdoti. E questo è l’esordio del libro, con la poesia “Lu sugne”, ambientato nella Cattedrale di Atri, dove una celebrazione esequiale si trasforma nella festa per l’arrivo di un porporato. Il religioso aveva fatto strada con una promozione, invece, secondo il sogno della moglie Nadina, è salito in macchina con la sposa, per andare in viaggio di nozze.

L’altro libro di poesie è “Voci di piazza” che raccoglie componimenti recitati nella manifestazione “Serata sotto le stelle” che dal 1998 interessa vari angoli della parte intramurale di Atri. E qui tornano le analisi sociologiche di un tempo che non torna più.

Nel canto Antonino Anello vanta più di tre quarti di secolo di attività. Ha cantato in tutte le chiese di Atri, partendo dalla Cattedrale dove fu reclutato, assieme ad altri coetanei, da Mons. Aurelio Tracanna che voleva rinverdire la tradizione canora, da grande appassionato di arte ceciliana. Ma l’esperienza più bella per Tonino è stata la schola- cantorum di S. Francesco e con la medesima ha cantato in Assisi dove ebbe la gioia di conoscere P. Domenico Stella. E durante i suoi lavori, con il sottofondo olfattivo della fresca vernice, era bello ascoltare il Cantico delle Creature, eseguito per la festa di S. Francesco, ma anche in altre solenni occasioni atriane.

Nei cori folkloristici ha cantato dal 1946 al 1987, cominciando con il M° Gino De Petris. E’ stato paroliere di diverse canzonette, come “Lu taralle de Sante Biasce” e il S. Antonio abate, due tradizioni atriane e abruzzesi, la prima con le prerogative che nel mondo consumistico ha oggi S. Valentino, la seconda, rappresentazione eseguita per le case dove il padre del monachismo combatte il diavolo, ma lo vince senza l’aiuto di S. Michele, nel melodramma atriano non inserito, forse considerando l’antica (e ormai dimenticata) rivalità con Città S. Angelo.

La demologia è stato il campo dove s’inseriscono le quattro attività del Maestro Antonino Anello. Ha fatto e continua a fare antropologia attraverso la poesia dialettale e il racconto. Atri ha perso o modificato tante tradizioni biologiche e calendariali e Tonino Anello lo dice con molta serenità. Non gli piacciono le colonizzazioni demologiche. Ma sono da aspettarsele se non ci rimbocchiamo le maniche e non sorgono artisti e amanti delle cose belle come il nostro autore al quale auguriamo tanta gioia per la cifra tonda con immenso affetto.

SANTINO VERNA