IL NOSTRO CONCITTADINO MONS. MICHAEL AL-JAMIL ORA RIPOSA  NELLA SUA TERRA

 UN GRANDE VESCOVO CON UN CUORE CAPACE DI AMARE

C’è un’aria triste, pesante, nella sede della Procura Patriarcale in Piazza di Campo Marzio. Si avverte un senso di vuoto: la salma di Mons. Michael Al-Jamil da poche ore è partita per l’aeroporto di Fiumicino in attesa dell’ultimo volo, quello che la riporterà nella sua amata terra. Fuori la città brulica di gente per lo shopping e le vie del centro sono invase anche dalla folla sempre presente all’appuntamento con il Papa in Piazza di Spagna per l’omaggio all’Immacolata.

L’antico palazzo è immerso in uno strano silenzio che permette di udire,ancora, la sua voce tonante, forte, accogliente. Il suo studio appare disadorno, sedie addossate alla parte, la scrivania insolitamente ordinata, le pareti mute e doloranti.

La mattina del drammatico giovedì 29 novembre risuonava di voci, di calore, di vita. L’arcivescovo aveva salutato con particolare  affetto una signora libanese in partenza per Beirut con il suo Patriarca venuto a Roma per ricevere la porpora cardinalizia. I saluti ai suoi genitori e…una busta consegnata con discrezione: “Dalla a….lui sa cosa farne per i poveri della comunità…”.

In questo gesto, semplice e vero, c’è tutta la vita di Mons. Al.-Jamil!

L’amore per gli altri, l’attenzione agli ultimi, la sensibilità di un cuore che lo portava, spontaneamente, a farsi “prossimo” di chiunque avesse bisogno di aiuto. Scorrono le immagini sul filo dei ricordi, dei tanti incontri e delle tante ore trascorse insieme. 

Il segretario della Procura, Pino, ci parla delle ultime ore di Monsignore mentre la fantasia, stimolata dalla memoria, lo “vede” nella martoriata capitale libanese uscire  nel buio della notte e aggirarsi tra le macerie dei bombardamenti alla ricerca di feriti da aiutare e morti da caricarsi sulle spalle per dare loro una degna sepoltura. Disobbedendo ad ogni invito alla prudenza, metteva a rischio la sua vita per salvarne altre. IL profilo del buon Samaritano si confonde con il suo volto austero e forte per raccontare la straordinaria ricchezza interiore di un uomo capace di tuffarsi tra le acque turbolente del fiume Tigri per strappare alla morte incauti nuotatori.

In lui c’era tutto lo stile di Colui che non ci ha salvato da lontano, ma si è gettato nel fango della nostra storia dolorante e stupenda facendosi uno di noi per  riportarci sulla luminosa riva della speranza.

Riusciva a trasmettere una forza, un calore umano, una fraternità che non aveva nulla di finto o di formale, ma che partiva dal suo cuore di carne dove chiunque si sentiva accolto e amato.

Consegniamo la pergamena della cittadinanza onoraria, un dvd con le foto che lo ritraggono sorridente, felice, gioioso, durante il suoi soggiorno ad Atri e la celebrazione della sua ultima Messa nella chiesa di Pineto. Sono ricordi che saranno affidati ai suoi famigliari che così avranno una ulteriore conferma di quanto egli fosse amato anche fuori dai confini della sua patria.

Facciamo tanta fatica a pensare che non ci sia più, che quel palazzo patriarcale non sarà più abitato da un arcivescovo che ne aveva fatto casa d’accoglienza per quanti bussavano chiedendo aiuto…

Le domande si inseguono nella mente, gli interrogativi esplorano il cielo alla ricerca di un perché… Rimane il mistero, duro e difficile da capire e da accettare. Ci soccorre la fede suggerendoci la certezza che la sua missione non si è conclusa nel primo pomeriggio del 29 novembre quando un acuto malore lo ha fatto stramazzare a terra in un urlo di dolore.

“La vita non è tolta, ma trasformata…” così ci fa pregare la liturgia cristiana. Ci aggrappiamo a queste parole per immaginare Mons. Al-Jamil affacciarsi dalla finestra del cielo e  farci ancora dono del suo sorriso e  del palpito stupendo del suo cuore.

Con Pino e una suora che frequentava ogni domenica la liturgia celebrata dall’Arcivescovo il dialogo si nutre di ricordi, di frammenti di memoria, di gesti e parole che ognuno custodisce come preziosa e personale reliquia.

Ripensiamo alla giornate atriane con tanta nostalgia e  un senso di gratitudine interiore per aver potuto, due settimane prima della improvvisa morte, vivere ore meravigliose in sua compagnia e fargli dono di quella cittadinanza onoraria da lui tanto attesa e gradita.

Niente accade per caso…e l’iniziativa della Associazione culturale “gli Acquaviva” e del Comune di Atri è giunta appena in tempo sul misterioso calendario della vita…

La sua città natale si è fermata per accoglierlo, si è stretta a lui con uh abbraccio forte e caloroso quasi a restituirgli quello da lui donato nei lunghi anni del suo servizio pastorale.

Ora riposa tra i suoi cari, nella sua terra, accarezzato dall’aria che risale dalle valli fertili portando gli odori e i profumi dei frutteti baciati dal sole… No, non lo abbiamo perso: niente, neppure la morte, può spezzare il vincolo dell’amore che va oltre la fragilità del tempo e il tramonto dei giorni per farsi alba, sempre nuova e bella…

Sappiamo e sentiamo che continuerà ad amarci e ad aiutarci: anche per questo gli diciamo, ancora una volta, “grazie” dal profondo del cuore.

Paolo Pallini

 ATRI - DOMENICA 16 DICEMBRE CELEBRAZIONE DI SUFFRAGIO E DI GRATITUDINE ALLE ORE 9 PRESSO LA CHIESA DI SANTA CHIARA

I FUNERALI DI MONS. MICHAEL AL-JAMIL