UNA MOSTRA DA VISITARE E DA GUSTARE


TRACANNA: UN FOTOGRAFO CHE “DIPINGE” CON L’OBIETTIVO

 Ho visitato la mostra di Tracanna due volte, in due condizioni atmosferiche estreme: la prima, il giorno dell’inaugurazione con una pioggia torrenziale e la seconda, qualche giorno fa, con un caldo tropicale reso ancor più esagerato dall’aria irrespirabile che c’era nelle sale espositive che avrebbero bisogno se non di un condizionamento almeno di una ventilazione. Dico questo perchè, nella situazione attuale, il visitatore tende a ridurre il tempo di permanenza tutto a scapito della corretta lettura delle opere esposte che sicuramente meritano adeguata attenzione.

La mostra di Tracanna è una enciclopedia della fotografia. Vi si trovano tecniche sofisticate, scatti riflettuti e direi quasi progettati con cura e attenzione, istantanee, colore e bianco e nero, paesaggi e scene di vita quotidiana, particolari e ritratti. C’è tutto, o quasi, quello che vi aspettate di vedere in una mostra di un fotografo che, oramai da anni, si dedica alla ricerca e alla sperimentazione, senza dimenticare il patrimonio della tradizione. Di particolare effetto la serie di foto dedicate al flamenco ove l’uso della macchina fotografica, attraverso la gestione opportuna dei tempi di esposizione, diventa quasi quello di un pennello che disegna il movimento delle ballerine. Pennello che invece è stato utilizzato per aggiungere valori cromatici alla serie di foto (Donna in riposo, Uovo tra panneggi dipinti, Natura morta con interventi cromatici, Cattedrale di Atri) che così diventano veri pezzi unici. Si tratta di un riscoprire tecniche del passato ed attualizzarle migliorandone decisamente l’effetto.

 Flamenca 2- Movimenti                                                              Natura morta con interventi cromatici

Il colore fotografico, invece, viene esaltato nelle varie “Alba 1”, “Alba 2” e “Alba 3”, nonché nel “Gregge” , “Campo Imperatore” e “Marina” ove i vari effetti cromatici concorrono a fornire particolare profondità alle foto.

 Marina

E che dire degli occhi di “Diletta” ?

Profili” e “Ombre” ricordano opere di grafica, quasi opere con la china. Tutto ciò ottenuto attraverso il sapiente lavoro sul bianco e nero con riduzione quasi assoluta dei toni grigi.

Ombre

Infine in alcune opere, che assumono anche un valore documentale, traspare la tristezza del tempo che passa e fa dimenticare elementi che sono stati di uso quotidiano nella vita comune. Mi riferisco al “Balcone” ove sembra dover arrivare, da un momento all’altro, la anziana signora, rimasta sola nella vecchia casa, a sedere sulla sedia che la attende. Oppure a “Tagli di luce” o “Abbandono”.

Balcone

Non servono commenti alle bellissime foto che documentano l’incontro con Gavino Ledda.

Quando andate a vedere la mostra di Tracanna prendetevi il tempo necessario, come si diceva all’inizio, ne vale sicuramente la pena, per godervi tutte le emozioni che le immagini vi trasmetteranno e rielaborarle in funzione del vostro vissuto e della vostra sensibilità.

Luciano Brandimarte