FEDELE SEGRETARIO DI SAN GIOVANNI XXXIII

IL CARD. CAPOVILLA COMPIE 100 ANNI, UN LEGAME PARTICOLARE CON ATRI

Il 14 ottobre compie il secolo il Card. Loris Francesco Capovilla, già segretario particolare di Papa Giovanni, titolare della Basilica di S. Maria in Trastevere. E’ uno dei prelati più anziani della Chiesa e festeggia la cifra tonda proprio al paese di S. Giovanni XXIII.

Nato a Pontelongo (PD), da Rodolfo e Letizia Callegaro, il papà che perde prematuramente nel 1922, aveva un nome che forma un nesso inscindibile con la città degli Acquaviva, essendo l’omonimo Beato, il religioso più illustre di Atri, per santità e zelo missionario. La famiglia intanto si era trasferita a Mestre.

Entrato nel Seminario Patriarcale di Venezia, Don Loris fu ordinato sacerdote nel 1940 e incardinato nella diocesi di S. Marco, piccola sotto il profilo territoriale, ma importante perché crocevia tra Oriente e Occidente. Fresco il ricordo di Papa Sarto, Venezia registrava lo sviluppo industriale di Mestre e Portomarghera. Don Loris, giornalista dal 1950, fu direttore del settimanale diocesano e cerimoniere capitolare in S. Marco. Commentò il Vangelo, immediatamente dopo la IIa guerra mondiale alla radio, e il suo servizio di annuncio della Parola nel Triveneto, attraverso i mezzi di comunicazione sociale, fu ripresa da un grande devoto del Papa buono, P. Francescantonio Ruffato, O.F.M.Conv., della provincia italiana di S. Antonio, confessore nella Basilica del Santo in Padova. Svolse servizio di cappellano al carcere minorile e nella centralissima parrocchia di S. Zaccaria. Ma l’apice del suo “cursus” da presbitero fu l’ufficio di segretario particolare del Card. Angelo Giuseppe Roncalli.

Fu sempre vicino a Papa Giovanni e alla sua morte, nel 1963, seguì attentamente il Concilio Vaticano II, divenendone perito. Il Beato Paolo VI quattro anni dopo lo nominò, consacrandolo di persona nella Basilica Vaticana, Arcivescovo di Chieti, subentrando al defunto Mons. Giovan Battista Bosio, nativo di Concesio, pertanto compaesano di Papa Montini. Nel capoluogo marrucino, Mons. Capovilla si conquistò la simpatia del popolo cristiano, e portò le novità e la linfa del Vaticano II, come avveniva in maniera molto audace nella diocesi di Teramo e Atri con Padre Abele, ma anche con la contigua Chiesa di Penne-Pescara con Mons. Antonio Iannucci. L’Abruzzo Citeriore, dal XV secolo aveva molti rapporti con la Repubblica di Venezia, per via dei commerci. A Chieti era presente il rappresentante dogale e altri ne erano in alcuni comuni dell’attuale provincia. Le chiese magistrali francescane di Chieti e Lanciano avevano altari dove pregavano gli appartenenti alle colonie dell’attuale Nord-Est.

Nel 1971 Mons. Capovilla fu trasferito a Loreto, dove non fu mai Arcivescovo della città “sulla carta”, perché il Beato Paolo VI gli assegnò la sede bulgara di Mesembria, la stessa di S. Giovanni XXIII. Subentrava a Mons. Aurelio Sabattani, più tardi anche lui principe della Chiesa. Loreto, prelatura territoriale, era una circoscrizione ecclesiastica di quattro parrocchie, tutte affidate a religiosi, dove la presenza dei pellegrini infermi, assistiti da varie opere come l’Unitalsi, era l’ingrediente fondamentale, almeno da aprile a ottobre. Tra i sacerdoti che ha ordinato, Don Dino Cecconi, dell’equipe dei registi che ogni domenica e festivo di precetto dirige la S. Messa su Rai 1. Grazie al poliglotta prete osimano, molto impegnato sul fronte delle migrazioni, stiamo scoprendo tante meravigliose chiese marchigiane, conferma dello slogan “L’Italia in una regione”. A Chieti gli era intanto succeduto Mons. Vincenzo Fagiolo, Arcivescovo di prima nomina, consuetudine osservata in questi ultimi tempi per il capoluogo marrucino.

Nel 1975 partecipò alle esequie in Assisi, di un suo grande amico, Don Giovanni Rossi, fondatore della Pro Civitate Christiana, dove aveva parlato il Patriarca Roncalli, pochi mesi prima di diventare Papa.

Con le Marche, facendo parte della conferenza episcopale regionale, stabilì un singolare rapporto, tanto che quasi ogni mese riceveva un invito dalla vicina Recanati. A Camerino fece stampare un importante libro su Giovanni XXIII.

Come segno di legame tra Loreto e il Concilio Vaticano II, fu nominato Arcivescovo-Prelato, il segretario particolare del Beato Paolo VI, Mons. Pasquale Macchi, consacrato dal Papa polacco nella Basilica Vaticana il 6 gennaio 1989 e insediato a Loreto il 4 marzo successivo, sabato precedente la Iva domenica di Quaresima, mentre contemporaneamente a Teramo-Atri faceva l’ingresso Mons. Antonio Nuzzi, entrando fisicamente nella Cattedrale di Teramo.

Mons. Capovilla si ritirò per un breve periodo ad Arre, sempre nel natio veneto, da alcuni parenti, e subito dopo la sua dimora divenne Sotto il Monte Giovanni XXIII, in tempo per respirare ancora la presenza di P. David M. Turoldo, la coscienza inquieta della Chiesa.

Gli atriani lo ricordano sempre con affetto, soprattutto per i tanti pellegrinaggi alla S. Casa. Un appuntamento canonico con Mons. Capovilla era l’8 settembre, festa patronale della città mariana, essendo la Natività di Maria SS. quando lo vedevano affacciato sulla loggia dirimpetto alla Basilica. Un breve momento che terminava con la benedizione. E il segretario del Papa era diventato subito Cardinale per la gente. Altri appuntamenti erano i treni bianchi, intorno alla festa della Madonna del Carmelo, anche se veniva preferito il pellegrinaggio a Lourdes.

In Atri, Mons. Capovilla è stato ufficialmente due volte, il 18 maggio 1985, vigilia della Solennità dell’Ascensione, e il 29 giugno 1986. Entrambe le volte ha celebrato in Cattedrale, con il servizio liturgico dei ministranti del Duomo. Anche per i chierichetti era il Cardinale.

Manteneva rapporti epistolari con mio padre, Giovanni Verna, direttore del settimanale diocesano e originario dell’arcidiocesi di Chieti. Scrisse un commovente biglietto di cordoglio per la prematura scomparsa, il 4 maggio 2011.

In Abruzzo il Cardinale centenario è stato poco, ma ripete “olim pater, semper amicus”. Per la sede primaziale d’Abruzzo è il terzo Vescovo del dopoconcilio elevato al cardinalato.

SANTINO VERNA