LE NUOVE VIE DEL CRISTIANESIMO

II PARTE \L’ENCICLICA LAUDATO SI’

Diciamo subito che lo straordinario documento di Papa Francesco sulla cura della casa comune (creato, natura) non si limita alla dimensione ecologica della vita quotidiana. Esso intreccia saldamente difesa dei beni comuni (acqua, aria, clima) e biasimo per l’idolatria del denaro che sconvolge il senso della vita e saccheggia il pianeta. Si legge nell’Enciclica: Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri(4). Francesco non ignora gli effetti prodotti dal capitalismo globalizzato. I dati sulla concentrazione delle ricchezze e sulla dilatazione della povertà fanno rabbrividire. Il 20% della popolazione mondiale consuma da sola il 90% dei beni prodotti. La ricchezza di 92 famiglie è superiore a quella di 3 miliardi di esseri umani. Francesco è categorico: Per i Paesi le priorità devono essere lo sradicamento della miseria e lo sviluppo sociale dei loro abitanti(5). Gli stessi cambiamenti climatici, dovuti a un eccessivo consumo industriale di idrocarburi, producono sterilità e desertificazione. Gli effetti più gravi li subiscono i più poveri. Secondo l’ONU milioni di contadini dell’Africa e del Sud-est-asiatico, sono costretti a esodi forzati verso luoghi abitabili. E’ la tragedia dei rifugiati climatici che portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa….e nella generale indifferenza….La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile(6). L’Enciclica collega sempre la distruzione economica all’aggressività sociale ritenendo che il selvaggio, attuale sistema neoliberista (mercato fuori controllo, economia di rapina, voracità bancaria, speculazione finanziaria) non sia un capitolo glorioso nella storia dell’umanità e vada trasformata totalmente, ab imis fundamentis. Nello stesso tempo-avverte Francesco-nasce un’ecologia superficiale o apparente che consolida un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità(7). Ipocritamente, si organizzano convegni, si pubblicano relazioni, si lanciano appelli. Non seguono mai atti concreti. Il truccato modello ecologico, propaganda di facciata, non mette in discussione il paradigma di sviluppo: un processo senza limiti che induce al consumismo sfrenato gli abitanti dei pochi Paesi prosperi e lascia interi popoli in agonia. Tutto ciò avviene con elevato spreco di risorse energetiche non rinnovabili. In definitiva, ogni scelta operativa è vincolata all’economia, non certo a indirizzi etici e razionali. Di questo passo diventano sempre più evidenti la crescita esponenziale dell’inquinamento e l’impoverimento della qualità della vita. E non finisce qui. Nell’Enciclica affiorano spunti di sociologia critica. Ricordiamone alcuni.

1.0 Manipolazione e opinione-non pubblica

Severo è il giudizio sulle dimensioni dei media e del mondo digitale. Francesco parla di rumore dispersivo dell’informazione, di emozioni artificiali, di inquinamento mentale, di accumulazione di dati che finiscono per saturare e confondere(8). Verità sacrosante. La moltitudine, facile constatarlo, ha perso lo spirito critico. Non percepisce più quello che realmente accade. Accoglie qualsiasi fandonia. Non avverte le contraddizioni. Il testo dell’Enciclica, così ricco di considerazioni illuminanti, richiama alla mente i celebri saggi di Horkheimer, Adorno e Habermas(9) sulla invadenza perniciosa dei media. I veicoli dell’informazione, per detti autori, sono strumenti attivi della logica del potere. Irrompono nella vita quotidiana provocando atrofia dell’immaginazione, progressivo istupidimento e caduta della partecipazione attiva, democratica alla politica. Inutile dire che la loro finalità è creare un pensiero unico a sostegno delle sordide e vertiginose rendite dell’establischment.

2.0 Il potere della tecnologia

Il capitolo terzo della Lettera Enciclica è dedicato al ruolo cruciale del sapere scientifico negli ultimi due secoli. Papa Francesco valuta positivamente i progressi conseguiti nella medicina, ingegneria comunicazioni. Sono un segno della creatività umana ben orientata e, quindi, dono celeste. Ma, come Giano Bifronte, la tecnologia presenta un secondo aspetto negativo e diabolico, dovuto al suo uso distorto. Mastodontiche imprese multinazionali finanziano e orientano la ricerca in funzione dei soli vantaggi economici che intendono ricavarne. Nelle «società opulente», pubblicità e media parlano con entusiasmo di una crescita illimitata. Ciò-commenta Bergoglio- suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta che conduce a spremerlo fino al limite e oltre il limite(10). Che dire poi del tremendo potere della moderna tecnologia di guerra? Vengono così rammentate le bombe atomiche sganciate su Hiroscima e Nagasaki nel secondo conflitto mondiale con risultati spaventosi: l’uccisione di quasi trecentomila innocenti. Per ragioni di sintesi, la Lettera Enciclica parla solo di ordigni nucleari tralasciando i gas nervini, i proiettili ad uranio impoverito, le bombe «taglia margherita» (clusters bombs) usate dal Pentagono contro i paesi ritenuti pericolosi per gli interessi americani(11). Papa Francesco conclude auspicando una coraggiosa rivoluzione culturale: una cultura scientifica alternativa che rifiuti la società di mercato, la tecnocrazie, per porre in primo piano la vita di ogni essere e la salvaguardia degli elementi essenziali della biosfera. Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne-scrive Francesco-però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane(12).

3.0 Dialogo e trasparenza nelle decisioni

Tutte le iniziative di prevenzione e di risanamento ambientale devono essere trasparenti e di pubblico dominio. Solo così è possibile evitare progetti ambigui che occultano accordi di malaffare su pressioni economiche e politiche. E’ sempre necessario-specifica Francesco-acquisire consenso tra i vari attori sociali che possono apportare diverse prospettive, soluzioni alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato(13). L’autentica compartecipazione alle decisioni presuppone l’intervento diretto delle comunità interessate e non il consenso passivo, l’assuefazione delle coscienze ai processi decisionali imposti dall’alto. L’accennata riflessione coglie il problema della democrazia sostanziale, cioè autogestita e partecipativa. I progetti non possono essere ineluttabilmente una pratica di vertice (politici, imprese e tecnici mercenari) ma, viceversa, devono essere una faccenda che impegna tutti. Tale prassi non è un modello astruso e inapplicabile. In alcune regioni del Brasile e in numerose località dell’India, gli abitanti hanno rifiutato lo sviluppo distruttivo delle multinazionali e hanno imboccato la strada dello sviluppo locale sostenibile tutelando l’identità, le tradizioni, le risorse dei territori. A questo punto Papa Francesco pone la questione della informazione collusiva e annota: C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione(14). La gente deve conoscere, in modo diretto e semplificato, il confronto tra rischi e benefici. L’iniziativa imprenditoriale, non accuratamente valutata, può avere effetti catastrofici. La precauzione è questione capitale. Per tanto, conclude Francesco, se un progetto implica la previsione di un danno irreparabile, sia pure in teoria e senza dimostrazione oggettiva del rischio, occorre bloccarlo(15). Inutili sono le formule di compromesso.

RIFLESSIONI CONCLUSIVE

Nell’Enciclica Lumen Fidei, nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, nella lettera enciclica Laudato Si’ e in tutti i suoi discorsi, Papa Francesco non tralascia occasione per ricordare i tre elementi centrali dell’annuncio evangelico. Riassumiamoli:

a) spietata condanna dell’attuale assetto capitalistico mondiale e dei meccanismi economici imperanti che scatenano egoismi, conflitti, violenza lacerando l’umana convivenza. Niente sprechi e disuguaglianza, ma promozione integrale di ogni persona. La società di mercato deve cedere il posto alle comunità conviviali fondate sulla produzione di servizi e beni necessari, accessibili a tutti;

b) lotta alla povertà. Gli esclusi sono i destinatari privilegiati del Vangelo. Ad essi va un’attenzione particolare per il vincolo inseparabile tra fede e impegno sociale. Soccorrere i bisognosi con qualche atto sporadico è logoro palliativo. Il mondo è malato. Ergo, da questa velenosa realtà si esce solo con un forte antidoto: la rimozione delle strutture determinanti la crisi devastante che stiamo vivendo. Ne consegue una evangelizzazione liberatrice che non dia nessuna legittimazione agli interessi costituiti e alla violenza istituzionale. Due istanze si articolano in un unico paradigma di fondo, oppressione o liberazione. La nuova Chiesa ha scelto a colpo sicuro;

c) improrogabile rinnovamento ecclesiale. Il terzo millennio deve inaugurare un cristianesimo adulto, una chiesa in uscita, peregrinante, missionaria, in grado di raggiungere tutte le periferie e porsi a servizio dei disperati. Si conosce il mondo percorrendolo e non rimanendo assisi tranquillamente nel tempio. Memore dell’antica saggezza latina non progredi regredi est, stare fermi vuol dire andare indietro, Francesco ripete con ostinazione: Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze(16). Simili ragionamenti non lasciano spazi vuoti. Ogni atteggiamento di assoluta fiducia autoreferenziale e l’eccessiva centralizzazione fanno della Chiesa una organizzazione nella quale il fervore evangelico si eclissa a vantaggio di un autocompiacimento sterile. Fermiamoci qui. La ricchezza tematica degli scritti di Francesco vuole una lettura diretta. Ogni parafrasi di un espositore, anche esperto (non è certo il mio caso) può offuscarla o corromperla. Siamo di fronte a pensieri rapidi, penetranti, appassionati ed espressi con talento stilistico supremo. Il linguaggio è al tempo stesso minuzioso e di tersa semplicità, senza scorie retoriche e pienamente rispondente alla intelligenza dei lettori. Detto ciò, viene a mente il suo maggiore merito. In questi tempi di ripugnante opportunismo, cieca omertà e obbrobriose menzogne mediatiche, Papa Francesco assurge a implacabile diagnosta di un mondo ammorbato cui propone, come unica terapia, il risveglio degli oppressi e la cristologia della liberazione.

Aristide Vecchioni

Note

4) Francesco, Laudato Si’, libreria editrice vaticana, 2015, p.47.
5) ivi, p.166.
6) ivi, p.29.
7) ivi, p.57.
8) ivi, pp. 44-45.
9) I citati autori appartengono alla cosiddetta «Scuola di Francoforte». Essi analizzano le contraddizioni e le distorsioni del capitalismo industriale dando luogo alla Teoria critica della società. Sui mass media, ricordiamo alcuni testi esemplari: Dialettica dell’illuminismo di Horkeimer- Wiesengrund Adorno e Storia e critica dell’opinione pubblica di J. Habermas.
10) Francesco, Laudato Si’, cit, pp.104-105.
11) L’istituto internazionale di Stoccolma (SIPRI) ha calcolato la spesa annua degli Stati Uniti per gli armamenti: oltre 600miliardi di dollari.
12) Laudato Si’, cit, p.112.
13) ivi, p.176.
14) ivi, p.177.
15) ivi, p.179
16) Evangelii gaudium, cit, p.76.

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Il presente articolo apparirà sulla «Rivista Abruzzese», rassegna trimestrale di cultura, n°4, 2015, ottobre-dicembre.