TONINO ANELLO DECANO DEL CORO “ANTONIO DI JORIO”

UNA VITA CON LE NOTE DELLA MUSICA E DELLA POESIA

Le celebrazioni per i 40 anni della nascita del coro “A. Di Jorio”, presieduto dall’Avv. Francesco Vecchioni, con l’organizzazione del Rag. Antonio Manco e diretto da più di 30 anni dal m° Prof. Cav. Concezio Leonzi, sono lieta occasione per ricordare il corista più avanti negli anni. Non è stato soltanto un corista, ma anche un dicitore, un poeta e un autore: Antonino Anello. Il prossimo 5 ottobre compirà 92 anni.

Anello e il coro folkloristico di Atri costituiscono un nesso inscindibile. Una trentina d’anni fa, in un pomeriggio d’estate, una signora di Capo d’Atri aprì l’album fotografico, e mostrò ai pochi presenti immagini di tanti anni fa. Tra queste spiccava la “Maggiolata”, quando era ventenne e subito il dito indicò Antonino Anello tra i giovani partecipanti. Non fece i nomi di tutti gli altri, bastò soltanto il poeta dialettale atriano del rione S. Giovanni.

Tonino Anello è nato con l’avvento degli allegri cori di Antonio Di Jorio. Il maestro di Atessa, artista poliedrico, venne in Atri nel 1921 e l’anno seguente cominciarono le “Maggiolate”, in occasione della festa di S. Rita, riprendendo una tradizione cittadina abbinata a quella di S. Antonio di Padova, il 13 giugno. Di Jorio prendeva l’ispirazione dalla festa maggiolina di Ortona, dedicata a S. Tommaso Apostolo, a sua volta legata alla kermesse canora di Piedigrotta.

La sera del debutto, il 15 febbraio 1975, presentato dallo speaker radiofonico Ettore Corbò, c’era Tonino Anello. Veniva dalla precedente esperienza folkloristica, cominciata in Atri dopo l’ultima guerra mondiale, quando ripresero le “Maggiolate”, sempre abbinate a S. Rita, la principale festa dell’anno, anche perché la Santa, assieme a S. Antonio, era stata vicina agli atriani, durante le asperità del conflitto. Anello con il canto aveva curato il teatro e, ovviamente, l’ebanisteria.

Nella formazione si associarono i figli Alberto e Francesco, entrambi attori e registi, anche accanto a grandi nomi del teatro come Piero Di Jorio, Lorenzo Salveti e Gigi Proietti. E c’era pure il fratello Gino, tenore, mentre l’altro fratello Mario, fisarmonicista di tutte le feste di Atri, componente dell’Azione Cattolica, era a Milano. La sorella Olga, invece, aveva cantato nelle precedenti formazioni.

Il coro folkloristico, subito dopo, gli pubblicò la prima raccolta di poesie in vernacolo “Lu ttavette”, prefato dal Prof. Pino Zanni Ulisse, più tardi Presidente della compagine canora. Copertina una foto panoramica di Atri, del Prof. Massimo Spezialetti, in bianco e nero.

Sul primo disco (1979), con un’antologia di brani abruzzesi e molisani, Tonino compare tra i coristi nella retrocopertina, con il volto luminoso e il fisico asciutto, e la divisa senza troppe preoccupazioni etnodemologiche, perché quelle discipline in Abruzzo erano ancora a “caro amico”, almeno in provincia di Teramo, impegnata nella rincorsa alle Marche, mentre la “testa di acciuga” della regione da Pescara in sotto indagava il mondo popolare con la lente di Alfonso Maria Di Nola e Giuseppe Pitrè.

La copertina vera e propria era il “coretto” dello scultore Giuseppe Antonelli. Coretto, perché composto di pochi elementi, sufficienti per realizzare un’atmosfera di ricreazione e socializzazione, con tanto di organetto, come avveniva nelle feste in campagna.

Numero di spicco di Tonino Anello, il S. Antonio Abate, con il suo amico Umberto Sacripante, protagonista dei santantoniari abruzzesi. Il poeta vestiva i panni del diavolo. La rappresentazione è spesso un ingrediente dei cori folkloristici della regione, soprattutto per la valorizzazione data da Raffaele Fraticelli nel coro “G. Verdi” di Teramo, diretto dal m° Ennio Vetuschi, con la caratterizzazione di “zì Carminucce”, appuntamento meridiano di tanti abruzzesi, ereditato da “Abruzzo Insieme” e “Abruzzo in radio”, in onda dal pianterreno di Via De Amicis. Il S. Antonio teramano, di breve durata, perché portato di casa in casa, un’alternanza tra solista e coro, è inserito nel repertorio della compagine canora atriana, con la voce di Nino D’Alessio. Tonino Anello è autore di una rappresentazione del S. Antonio, con la musica del m° Stefano Bizzarri, fisarmonicista storico della compagine atriana, amico di Gervaso Marcosignori, il suo alter ego marchigiano, recentemente scomparso.

Nel 1987 Tonino è uscito dal coro folkloristico, perché in quell’anno nacquero due istituzioni ceciliane nella cittadina acquaviviana. La chiesa di S. Giovanni diede vita all’Accademia Baptistiana, quella di S. Spirito alla schola cantorum “Aristotile Pacini”. Gli atriani finalmente scoprirono che la chiesa di S. Domenico era in verità intitolata al Precursore, e che tra i tanti canonici illustri della Cattedrale, nei diversi secoli di storia, c’era un sacerdote toscano appassionato di musica. Sulla punta delle dita erano gli atriani che lo ricordavano e tra questi Francesco Giacintucci, maestro barbiere di Piazza duchi d’Acquaviva, amante delle lunghe camminate, sempre in giacca e papillon, anche quando era affacciato alla finestra di casa, all’ombra della chiesa di S. Francesco.

Nel 2005, il poeta è tornato al coro folkloristico, con la commedia musicale “Paese mè”, eseguita la prima volta nel 1968 al Comunale di Atri, con la direzione di Antonio Di Jorio, tornato in anticipo da Rimini per curare meglio la performance. La commedia, a cura di Fausto Verdecchia, ha il testo di Antonino Anello. E’ una storia d’amore, dove traspare la tenerezza delle radici. “Paese mè”, con una serie di canzonette di Antonio Di Jorio, ha segnato la seconda giovinezza del coro “Di Jorio”, accompagnato dall’omonimo archivio-museo, nel ridotto del Comunale, sempre diretto dal prof. Concezio Leonzi che fa conoscere sempre nuovi aspetti e nuove opere del padre della canzone abruzzese.

SANTINO VERNA