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- Pubblicato Giovedì, 30 Luglio 2015
- Scritto da Santino Verna
STORIA E TRADIZIONE DI UN EVENTO SECOLARE
UNA PORTA CHE SI APRE VERSO IL
GIUBILEO DELLA MISERICORDIA
Il 14 agosto, nella Cattedrale di Atri, si rinnova il rito della Porta Santa, indulgenza concessa, secondo la tradizione da S. Pietro Celestino V. Oltre alla Basilica aquilana di S. Maria di Collemaggio, avrebbe voluto fare il magnifico dono anche ad altre chiese della regione, e tra queste, la Cattedrale di S. Maria in Atri, paese di un fedelissimo compagno, il Beato Francesco Ronci. E dato che la madre era originaria dell’agro atriano, di un luogo vicino non ancora ben definito, Atri divenne l’altro centro della Perdonanza, abbinata alla Solennità dell’Assunzione.
Fino ai penultimi restauri della Cattedrale (1954-64), il rito si svolgeva nel seguente modo. Alle 17, nell’ambito dei Vespri capitolari, muoveva la processione all’interno della Cattedrale verso la Porta Santa. L’Arcidiacono, prima dignità capitolare, ridefinita con Leone X nel 1520, e al canto dell’Ave Maris Stella, avveniva il rito più toccante della navata destra del Duomo. Contemporaneamente, i sacristi rimuovevano il coperchio frontale del sarcofago ligneo del Beato Nicola, un leggendario asceta, forse un benedettino vissuto prima del passaggio dai monaci ai canonici o secondo altri addirittura un Vescovo di Atri e Penne dal 1326 al 1352. Un’altra versione lo vuole uno dei tanti mendicanti all’ombra della Cattedrale, molto devoto.
Una sera era entrato per la prece in Cattedrale e il sacrista, dovendo chiudere, l’aveva invitato ad andare fuori. Il giorno dopo fu ritrovato miracolosamente all’intero. La leggenda più famosa è quella delle campane che suonarono senza mano umana, ricalcata sulle campane di S. Stefano in Assisi che annunziarono il trapasso del Santo Poverello. La chiesa del Protomartire, antica parrocchia assisana, oggi appartiene al Santuario della Spogliazione, denominata ufficialmente S. Maria Maggiore, dove Francesco fece, davanti al Vescovo Guido, la rinuncia agli averi.
Dato che la figura del Beato Nicola era leggendaria, il culto fu abolito. Il sarcofago fu traslato nella sacrestia dei canonici, accanto ai credenzoni lignei con le protomi leonine. E la parte superiore del manufatto servì come base per alcuni busti reliquiario, prima del trasferimento nell’attiguo Museo Capitolare. L’altare fu distrutto, e al suo posto vi fu installato, quello, più monumentale, di S. Anna, di patronato acquaviviano. Agli atriani dispiacque molto la soppressione del Beato Nicola, perché dalla posizione che assumeva il teschio ogni anno, si traevano auspici per il raccolto agricolo.
Durante i restauri negli anni del boom economico, il rito della Porta Santa fu sospeso. La celebrazione vigiliare si teneva nella procattedrale di S. Agostino. Riaperto il Duomo, nel 1964, si era nel caldo periodo della contestazione e del Vaticano II e parlare di indulgenze e di coreografie annesse non era proprio l’ideale. La Porta Santa veniva sempre aperta, ma con pochi canonici, perché intanti diversi erano passati all’altra riva e altri erano impegnati nelle parrocchie per la Messa festiva della vigilia dell’Assunta, e soprattutto, con pochi fedeli. Il fedelissimo Giuseppe Antonelli, insigne scultore, era sempre presente. Due ore dopo si andava all’oratorio della Trinità, per il secondo giorno del triduo di S. Rocco, sia per venerare il Santo degli appestati, sia per i residenti nel rione S. Antonio, per ritrovare i luoghi dell’infanzia.
Nel 1996 la Porta Santa non fu aperta per l’impraticabilità della Cattedrale. Le celebrazioni vigiliari si tennero in S. Francesco. Nel 1997 (era il clima del Grande Giubileo del 2000) la tradizione riprese vigore, non più con l’apertura dall’interno, ma dall’esterno, con la breve processione e il momento emozionante di pochi ma intensi minuti. E soprattutto all’interno della S. Messa, presieduta dall’allora Arciprete Don Giovanni D’Onofrio.
Nel 1998 vi partecipò in forma ufficiale, con il gonfalone civico, l’allora Sindaco Mario Marchese e da quell’anno all’aspetto ecclesiale si è aggiunto quello civile. Nel 1999 un’altra novità, colta da non pochi atriani avanti negli anni: la concelebrazione. A latere di Don Giovanni, due religiosi, Dom Mario Maffezzoni, olivetano poi incardinato nella diocesi di Teramo-Atri e P. Mario Delmirani, gesuita, nato al Cielo due anni fa, appena in tempo per godersi il primo Papa ignaziano della storia. La “Messa a tre preti”, dizione popolare della concelebrazione, ha sempre dato grande solennità, come avveniva nelle celebrazioni antelucane dell’Avvento, nelle “Messe del gallo”, di origine spagnola, invito alla vigilanza.
Dal 2000 la S. Messa della Porta Santa è sempre presieduta da un Vescovo. Si cominciò con Mons. Antonio Nuzzi, poi, per un solo anno, con l’Arcivescovo Vincenzo D’Addario. La Cattedrale veniva nuovamente chiusa nel 2004 e la Porta Santa blindata con essa. Qualche atriano ipotizzò un percorso transennato, ma non fu possibile. I bambini, agili e con l’argento vivo addosso, potevano sgattaiolare tra le impalcature e farsi male, e quindi la vigilia dell’Assunta fu prerogativa di S. Francesco.
Dal 2009, però, la Porta Santa, grazie alla solerte cura di Ettore Cicconi, è diventata veramente la Perdonanza atriana. Complice il ripristino della Cattedrale che ha donato alla più grande chiesa della cittadina una migliore lettura delle linee romanico-gotiche. E’ stato realizzato un percorso, con partenza dall’Aquila, varcando il Gran Sasso e raggiungendo la forania di Atri, con la Parrocchia di S. Agnese in Pineto, il cui piviere è stato parzialmente ricavato da quello atriano di S. Maria.
Mons. Michele Seccia, l’Abate Dom Mauro Meacci, Mons. Gianfranco De Luca hanno presieduto le ultime edizioni del rito. L’anno scorso la volta di un porporato, il Card. Domenico Calcagno. Prima di diventare principe della Chiesa, per poco tempo, era stato Vescovo di Savona, nelle cui vicinanze sono trapiantati diversi atriani. Savona fu pure la sede di Innocenzo VIII, forse il Sommo Pontefice che veramente diede il privilegio dell’indulgenza alla Cattedrale atriana. Infatti il primo documento che parla di Porta Santa è del 1488. Da Savona, il Pontefice ligure, per motivi politici era stato trasferito a Molfetta, soluzione nel XX secolo anacronistica, perché un Vescovo fresco di consacrazione era mandato nel Mezzogiorno per ottenere poi un trasferimento o una promozione al Centro o al Nord. In Terra di Bari era probabilmente entrato in contatto con l’ambiente acquaviviano e sicuramente il nome di Atri risuonava più facilmente nella città di Don Tonino Bello che nella Riviera di Ponente.
La vigilia dell’Assunta quest’anno è un bel prologo dell’Anno della Misericordia, voluto e promosso da Papa Francesco.
SANTINO VERNA