Il profilo di un giovane morto in odore di santità

D’ARISTOTILE, ATRIANO PER POCHI ANNI

Il 14 giugno scorso, nella chiesa dell’Annunziata a Penne, sono state traslate le spoglie di Giuseppe D’Aristotile, per tutti Peppino, morto a 16 anni, terziario francescano, esponente di AC e fondatore del gruppo degli esploratori nella sua Penne.

Era nato nel 1908 nel capoluogo vestino presso il palazzo avito da una famiglia profondamente cattolica. Due sorelle si erano consacrate al Signore, una nelle Figlie dei SS. Cuori di Gesù e Maria (Ravasco), un’altra nelle Francescane Missionarie di Assisi, meglio conosciute come “Suore Del Giglio”, rispettivamente Maestra di formazione e Superiora Generale. Un fratello, il Dott. Gaetano, esercitò per lunghi anni la professione di medico a Corropoli, fu presidente della sezione abruzzese dell’Unitalsi e poeta dialettale. Fece parte di quel nutrito cenacolo di umanisti abruzzesi, sotto la guida del Prof. Giuseppino Mincione, itineranti in Avvento e Quaresima nelle più belle chiese antiche della regione come S. Clemente a Casauria, la Cattedrale di Atri, S. Maria in Arabona, S. Maria di Collemaggio.

Peppino apprese nella famiglia i valori cristiani e umani. Venne a studiare al ginnasio di Atri, alloggiando presso la famiglia Teofili con la quale il fratello Gaetano si ritrovò molti anni dopo sui treni bianchi per Loreto e Lourdes, perché il Dott. Vittorino Teofili, fu presidente della sottosezione di Atri. Rinomato per la pietà, la pazienza e il profitto nello studio, sempre diligente, si ricorda soltanto uno scatto di giusta collera quando riprese un compagno teramano che aveva bestemmiato. Peppino fece benedire la camera da letto dove era volata la bestemmia e l’amico da quel momento non proferì parole di que tipo.

Nel 1923 fondò a Penne il gruppo degli esploratori, ormai seriamente malato. Nella città natale era legato alla chiesa di S. Agostino, retta dai francescani conventuali fino alla recente soppressione, decretata dopo il Concilio Vaticano II, quando si preferiva chiudere le comunità prive di parrocchia o di particolari servizi. L’officiatura dei conventuali comunque rimase fino al 1985, come filiale di S. Antonio in Pescara. Un frate ogni domenica e festivo di precetto si recava a Penne, e continuava la tradizione nella città che secondo la tradizione avrebbe accolto il Santo Poverello d’Assisi nel 1215.

Nel 1960 le spoglie di Peppino dal cimitero di Penne furono portate nella chiesa di S. Agostino, alla presenza di un nutrito gruppo di francescani conventuali d’Abruzzo, tra i quali P. Dionisio Lattanzi, realizzatore anche materiale della casa estiva di Rigopiano, concepita inizialmente per l’accoglienza dei fratini e quindi destinata ai campi giovanili, dell’allora Vescovo di Penne-Pescara Mons. Antonio Iannucci e del Servo di Dio Mons. Amilcare Battistelli, Vescovo di Teramo e Atri, anche in ricordo dei quasi sette secoli che legarono la città acquaviviana e quella vestina.

Con la chiusura di S. Agostino per impraticabilità, la memoria di Peppino, al quale è stata intitolata una via a Penne, rischiava di cadere nel dimenticatoio. Per merito di P. Maurizio Erasmi, Guardiano di S. Antonio in Pescara, su interessamento della famiglia D’Aristotile e con il consenso delle autorità civili, la salma è stata traslata nella Parrocchia della SS. Annunziata, chiesa quindi officiata, al centro di Penne.

La S. Messa è stata presieduta dall’Arcivescovo di Pescara- Penne Mons. Tommaso Valentinetti e concelebrata da P. Maurizio Erasmi e P. Fabrizio De Lellis, Ministro Provinciale dei francescani minori conventuali d’Abruzzo e Molise. Tra i diaconi serviva Don Giancarlo Cirillo, della pastorale sanitaria dell’arcidiocesi, mentre il coro locale ha eseguito brani di Mons. Marco Frisina.

L’Arcivescovo nell’omelia ha spiegato il Vangelo. Il Regno di Dio con l’immagine del granello di senapa, è stato paragonato ad un pizzico di sale macinato fino. Mons. Valentinetti ha tratteggiato brevemente la figura di Peppino e ha ricordato le altre due figure di giovani morti in odore di santità nella Chiesa che è in Pescara-Penne: il Beato Nunzio Sulprizio, operaio (alla beatificazione nel 1963 in Piazza S. Pietro, celebrata dal Beato Paolo VI era presente una nutrita rappresentanza di atriani) di Pescosansonesco e il Servo di Dio Pasqualino Canzii, di Bisenti. Quest’ultimo era un seminarista morto alla stessa età di Peppino D’Aristotile, era quasi coetaneo, e nel cammino di santità s’ispirava a S. Gabriele dell’Addolorata, peraltro legato a Penne, perché ai suoi tempi il ritiro di Isola del Gran Sasso (e questo fino al 1950) apparteneva alla diocesi vestina. S. Gabriele ricevette nella Cattedrale di Penne (rimane a volte chiusa nei giorni feriali, perché non è Parrocchia), gli Ordini Minori e sostò presso Palazzo Del Bono, la cui discendente Margherita, coniugata D’Onofrio, fu speaker alla RAI di Pescara e invitata diverse volte in Atri, con il marito Prof. Fernando, per animare diversi eventi culturali.

Alla fine della S. Messa ha parlato il Sindaco Rocco D’Alfonso e la nipote Anna D’Aristotile, figlia del Dott. Gaetano. Mons. Valentinetti ha benedetto l’urna di Peppino, nel lato del Vangelo e l’assemblea si è sciolta ammirando alcune foto di Peppino e della prima riesumazione, dove s’intravedeva la vivacità ecclesiale di Penne, con tante famiglie religiose, maschili e femminili. Un monito per ricordare i tempi antichi dove l’ecclesialità era il termometro dei valori cristiani e umani.

SANTINO VERNA