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- Pubblicato Lunedì, 20 Gennaio 2025
- Scritto da Santino Verna
RAPPRESENTAZIONE DEL SANT’ANTONIO
ABATE A LANCIANO
Nella Chiesa del Suffragio in Lanciano (vulgo “Purgatorio”), dirimpetto al Santuario del Miracolo Eucaristico, si è rinnovata, domenica 19 gennaio, la rappresentazione musicata del Sant’Antonio Abate, eseguita dal gruppo di Arielli, nei pressi del capoluogo frentano e introdotta da Don Alessio Primante, responsabile della pastorale scolastica dell’arcidiocesi di Lanciano-Ortona. La rappresentazione dura circa un quarto d’ora, quasi tutta cantata, comincia con l’entrata degli eremiti, dotati di lanterna. La breve processione è conclusa dalla figura di S. Antonio Abate, vestito secondo la consuetudine chietina, non da frate con saio scuro, ma da abate con tanto di paramenti e mitra. La prassi serviva per meglio sottolineare la figura del padre dei monaci, ma anche per distinguerlo dai non pochi eremiti, dotati di saio minoritico, stretto dal cingolo, liscio o trinode. L’interprete è inconfondibile per il bastone alla cui estremità è fissato un campanello, uno degli attributi dell’iconografia antonita.
La rappresentazione risale al 1923 e un tempo, come in tutti i paesi d’Abruzzo, veniva portata nelle case, in paese e in campagna, nei giorni intorno al 17 gennaio, cominciando sempre dopo l’Epifania. Ogni paese (soprattutto dell’entroterra) aveva il gruppo del S. Antonio, costituito da almeno due attori, uno per il S. Antonio, uno per il demonio tentatore, anche se il numero (come ad Arielli) arriva a 30. Gli attori vengono affiancati dai suonatori, soprattutto di fisarmonica, per l’accompagnamento musicale. Talvolta sono presenti strumenti dell’etnomusicologia come tamburo a frizione e “strucculature”, oppure arnesi da cucina, per amplificare il rumore e segnalare l’arrivo della squadra.
Dopo pochi minuti della rappresentazione, irrompono i diavoli. Come nella tradizione antica sono interpretati da ragazzi, esili e scattanti, perché devono correre e saltare, davanti al Santo e alla gente e provocare rumore con le catene. In questo modo disturbano la preghiera del padre dei monaci, orante con gli eremiti. La tentazione è vinta da S. Antonio, con l’aiuto degli angeli, interpretati dalle ragazze. La rappresentazione termina con richiesta di doni alimentari, ringraziamenti ai presenti e auguri di salute e serenità, sotto la protezione di S. Antonio.
Era abbastanza freddo, e su Corso Roma, passavano pellegrini da Brasile e U.S.A., diretti al Miracolo. Hanno potuto sbirciare i preparativi della rappresentazione, pochi minuti prima dell’unico atto, perché sul sagrato della Chiesa del Suffragio, c’era un movimento di uomini vestiti da frati, qualcuno con barba posticcia, anche se le tuniche erano coperte da giubbe per sfidare il clima invernale. Sulla facciata erano posizionati i bastoni con ramoscelli d’ulivo, branditi dagli eremiti. Sul portico dove si affacciano alcuni esercizi, la prova lampante della rappresentazione, erano i ragazzi con il volto dipinto di nero, per impersonare i diavoli. Il protagonista, S. Antonio Abate, rimaneva discreto in un angolo della facciata, riconoscibile dai ricchi paramenti, anche se la barba corta e nera lasciava pensare più a S. Ambrogio che al fondatore del monachismo.
Dopo la rappresentazione, l’immancabile “complimento” e l’arrivederci all’anno prossimo, anche se la tradizione del S. Antonio continua ancora per altri giorni, perché riguarda tutto il mese di gennaio. Non per nulla S. Antonio Abate è detto “Sant’Antonio di gennaio”.
SANTINO VERNA