LE NOSTRE BELLE TRADIZIONI

IL SANT’ANTONIO ABATE NEL CORO “ANTONIO DI JORIO”.

Diversi cori folkloristici e compagnie di canto popolare in Abruzzo, hanno la rappresentazione musicata del S. Antonio Abate nel repertorio, perché momento di spicco nel ciclo calendario, quando i pochi lavori in campagna, permettevano allegre serate nei casolari. Il coro “Antonio Di Jorio” diretto dal Prof. Comm. Concezio Leonzi e quest’anno in festa per il mezzo secolo di vita, si è confrontato con diverse rappresentazioni a partire da quelle composte dal Maestro di Atessa, con l’indimenticabile interpretazione di Umberto Sacripante, nelle vesti dell’eremita dell’Egitto, mentre la parte del diavolo (non esistono altri personaggi nella rappresentazione atriana) i fratelli Antonino e Gino Anello.

Il S. Antonio fu rappresentato al Comunale di Atri, la sera del 14 febbraio 1975 in occasione del debutto del coro, alla presenza del Maestro Antonio Di Jorio. La compagine era composta prevalentemente da giovani ed era diretta dal M° Glauco Marcone, allievo del Maestro di Atessa. La rappresentazione musicata fu portata in tanti luoghi d’Italia e d’Europa, grazie al coro, e sempre molto applaudita.

Un’altra rappresentazione appartenente al repertorio del coro è quella con testo di Antonino Anello e musica del M° Stefano Bizzarri, uno dei più grandi fisarmonicisti italiani. Il poliedrico artista atriano aveva pensato di sostituire il diavolo con una donna, per sottolineare la tentazione. Tanti gruppi del S. Antonio in Abruzzo hanno la presenza della donna tentatrice, spesso, come nella tradizione antica, un uomo travestito. L’altro testo del S. Antonio, presentato dal coro l’11 febbraio 2017, pochi giorni dopo la tragedia di Rigopiano, porta la firma di Michelangelo Forti.

Nella terza antologia di canti abruzzesi, con la direzione del Prof. Concezio Leonzi, è stato inserito il S. Antonio di autore anonimo, rielaborato da Ettore Montanaro. Il maestro francavillese è però meno conosciuto del musicista promotore di questo S. Antonio, Ennio Vetuschi, direttore del coro “G. Verdi” di Teramo. Il canto è quasi una filastrocca, di pochi minuti (non poteva essere lungo, perché veniva ripetuto casa per casa e la squadra doveva conservare le energie), interpretato da Raffaele Fraticelli, con la caratterizzazione di “Zì Carminucce”, personaggio molto conosciuto in Abruzzo, grazie ai programmi radiofonici regionali. Per il coro di Atri fu affidato a Nino D’Alessio, il cui telegrafico prologo è il Santo intento a bussare ad una casa chiedendo ospitalità.

Una versione del S. Antonio abruzzese, è stata interpretata da Germano D’Aurelio, alias ‘Nduccio, ma qui siamo in ambito cabarettistico. L’opera è stata analizzata da diversi demologi, come Gian Carlo Baronti, docente di Storia delle Tradizioni Popolari all’Università degli Studi di Perugia. Il docente toscano sottolinea la riplasmazione dell’eremita d’Egitto, perché se nell’agiografia ufficiale è un Santo dedito alla preghiera e alla penitenza, in quella popolare se la prende con il demonio per la sottrazione della forchetta. Il testo, in qualche modo non è irriverente, perché S. Antonio pazientemente prende il cibo con le mani, oppure, con il vestito strappato, lo ricuce con lo spago.

La rappresentazione del S. Antonio appartiene ai canti di questua del solstizio invernale. In Abruzzo ne abbiamo altri tre: Capodanno, Epifania (o “Pasquetta”, perché prima festa grande dell’anno solare), S. Sebastiano. Dove non era presente lo stornello o la filastrocca, i ragazzi bussavano alle porte di amici e parenti, limitandosi a porgere gli auguri di Capodanno, per ottenere qualche dono in natura o in denaro. Il S. Sebastiano, invece, è un canto principalmente di Vasto, senza travestimenti o pantomima del martirio, tornato all’attenzione in questi ultimi anni, grazie a TRSP, la TV della Parrocchia di S. Pietro (con sede nella Chiesa di S. Antonio di Padova) nella città di Diomede.

La rappresentazione musicata del S. Antonio di Atri, più melodramma che canto popolare, attesta l’inclita professionalità di Antonio Di Jorio, non solo principe della canzone abruzzese, ma musicista che ha spaziato tanti campi dell’arte ceciliana. E lo abbiamo scoperto grazie al Prof. Concezio Leonzi, direttore dell’Archivio-Museo, da quasi 30 anni uno dei centri musicali più importanti d’Abruzzo, peraltro in una location d’eccezione, come il ridotto del Comunale di Atri, l’unico edificio teatrale storico della Provincia di Teramo e uno dei pochi in Abruzzo.

SANTINO VERNA