UNA PREZIOSA RELIQUIA CHE RACCOGLIE UN POPOLO


LA FESTA DEL CROCIFISSO

Il 3 maggio nella chiesa di S. Croce fuori Atri si tiene la festa del Crocifisso. Fino alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II esistevano due feste della croce, l’Invenzione e l’Esaltazione, rispettivamente il 3 maggio e il 14 settembre. La riduzione di diverse feste nel corso dell’anno, attuata dal Beato Paolo VI, comportò l’abolizione dell’Invenzione (3 maggio), perché compresa nel tempo forte di Pasqua. Le due feste ricordavano il ritrovamento della Croce, per volere di S. Elena, madre dell’imperatore Costantino, su indicazione di S. Ciriaco, patrono di Ancona e un secondo ritrovamento, dopo la sottrazione operata da Cosroe, con l’intervento dell’imperatore Eraclio.

Nella cisterna romana della Cattedrale (S. Maria Vecchia) in una teoria di testimoni della fede, è raffigurata S. Elena, in atteggiamento ieratico e quasi papale, con la lunga veste, la corona simile alla tiara, la croce ritrovata evocante la ferula, il bacolo terminante con la croce, simbolo del potere del Vicario di Cristo che solo da Dio riceve la potestà.

La chiesa del Crocifisso, dalla semplice facciata, nel piviere di S. Maria, è nata intorno ad una piccola reliquia della Croce del Signore tuttora conservata all’interno. Nel 1908 l’atriano Francesco Angelozzi, in partenza per l’America, fece voto di restaurare la diruta chiesetta. Il proposito gli fu suggerito dal percorso verso la stazione di Atri (od. Pineto- Atri), dove bisognava passare nei pressi del Crocifisso. Nel Paese transoceanico si trovò bene, ma dimenticò la promessa fatta al Signore. Una notte, Gesù nel sogno gli ricordò la dimenticanza e Francesco, come il Santo di cui aveva il privilegio di portare il nome sul giaciglio di Spoleto, decise di restaurare la chiesa e senza esitare tornò nel paese natale per dirigere i lavori.

L’evento coincise con il XIX° centenario della Redenzione, voluto da Pio XI, il Papa venuto in Atri quando era Prefetto della Biblioteca Ambrosiana per visionare alcune testimonianze archivistiche, nel neonato museo che ancora raggiungeva la fama attuale. Le vetrate, incentrate sul tema della Passione e della Croce, furono realizzate dal m° Alfredo Ferzetti, vetratista atriano, insegnante presso la vetusta Scuola di Arti e Mestieri, ma anche presso la sua abitazione dove conduceva gli studenti per prolungare le lezioni mattutine. Alle prime grandi feste del Crocifisso partecipò il M° Antonio Di Jorio.

Un Crocifisso mutilato fu realizzato molti anni più tardi per la chiesa, dal Prof. Antonio Pavone, allievo da ragazzo del Ferzetti, prima di intraprendere la carriera di insegnante di discipline artistiche. Quel cimelio avrebbe meritato certamente un posto nella mostra permanente cristologica della Pro Civitate Christiana di Assisi, assieme a tanti maestri contemporanei come Enzo Assenza, Angelo Biancini, Gisberto Ceracchini, William Congdon e Aligi Sassu, soltanto per fare alcuni nomi. Pavone, vissuto diversi anni fuori Europa come docente di disegno nelle scuole italiane all’estero, ha perso un po’ di contatti con gli ambienti artistici patrii, in compenso ha acquisito una grande conoscenza che si è sempre riverberata sulle tele e le opere plastiche. In quel Crocifisso c’è la sofferenza dei popoli asiatici e africani, incontrati nel non lunghissimo, ma fecondissimo soggiorno lontano da casa.

La chiesa sollecitava una sosta orante per i viandanti. Una volta -era caduta un’abbondante nevicata- due studenti tornavano dalla stazione di Pineto. La corriera non poteva transitare. Giunti nei pressi della chiesa un contadino li ristorò con un rinfresco nostrale e un bicchiere di liquore. Gli universitari ripresero le forze, ma sarebbero volentieri rimasti fino a tardi, riscaldati dal fuoco del camino. Fu più duro tornare ad Atri per pochi kilometri, che da Pineto al Crocifisso.

La festa del Crocifisso, per il programma religioso, comprende il triduo, ma quando la Pasqua è alta, viene assorbito da S. Reparata. Nel 2011, con la Pasqua alla data del 24 aprile, la festa patronale di Atri era il primo maggio, quindi due giorni della preparazione religiosa alla festa fuori paese sono stati “trasferiti” in Cattedrale. Il 3 maggio, le SS. Messe nel corso della mattinata e la processione, con la reliquia della croce, intorno al sacro tempio.

Il programma civile ha per imago brevis la cassa armonica nel piazzale antistante per la banda. Gli spartani stand gastronomici diventano momento di ristoro e incontro, soprattutto con la consumazione di ventricina e fave. Maggio è tempo di fave, presenti qualche giorno prima nel piatto primaverile per antonomasia della provincia di Teramo: le virtù. Qualche appassionato di enogastronomia e storia delle tradizioni ha messo in relazione la pietanza teramana con la festa dell’Invenzione della S. Croce. Si faceva il succulento minestrone per festeggiare il Crocifisso, rendendo partecipi parenti, compari e amici. La versione più accreditata è la consumazione dei rimasugli dell’inverno. Dalla dispensa uscivano fuori legumi, formati di pasta, verdure e ogni ben di Dio, per il Calendimaggio abruzzese. S. Giuseppe Operaio non c’entra nulla, perché la sua memoria risale al 1955 e in quel giorno si festeggiavano i SS. Filippo e Giacomo Apostoli, celebrazione trasferita al 3 maggio, perché primo giorno libero. Le reliquie si conservano nell’omonima Basilica romana, sede della Curia Generalizia dei Francescani Conventuali, dove la precisa denominazione è “SS. XII Apostoli” o più semplicemente “SS. Apostoli”.

Gli atriani vanno a trovare gli amici del Crocifisso, per una conversazione e un ristoro nelle case di Piantara. La restituzione della visita avviene il giorno di S. Rita, soprattutto per i contradaioli di Capo d’Atri. Prima o dopo la Messa grande, o prima della processione serale, gli abitanti del Crocifisso (ma pure quelli della Cona) si prendono un caffè o un brandy e l’amicizia si rafforza.

Un must della festa del Crocifisso sono i “seggiolini”, perché le giostre grandi sono presenti a S. Rita e S. Reparata. Ovviamente la parte del leone la fa sempre la Santa degli impossibili, con un angolo di Gardaland o Mirabilandia, per la gioia di grandi e piccini.

SANTINO VERNA