I rintocchi che segnano la memoria
L’ARMONIA DELLE CAMPANE ATRIANE

 

 

“E le campane di Atri l’eco si sente lontano”. Così dice una canzone atriana, naturalmente in dialetto, sulle nostre stupende e armoniose campane. Io da Roma sento l’armonia delle campane soprattutto nelle giornate in cui dovevano suonare a festa. Al di là di questa frase retorica e nel momento che sono state tolte per essere risistemate tanti ricordi riaffiorano nellA mente e ne racconterò qualcuno.

1953, avevo 7 anni. Una domenica pomeriggio con un sole meraviglioso. Era il giorno della risalita delle campane al loro posto dopo un periodo ventennale di assenza necessario per essere rimesse a nuovo. Piazza Duomo era gremita, come era solito fare il popolo atriano nelle manifestazioni cittadine più importanti. Sul lato di palazzo Mambelli erano sistemate in fila dalla piccola alla grande (verso la cattedrale), tutte leggermente sollevate e appoggiate su assi di legno. Venne effettuata la benedizione, e se non ricordo male fu officiata da don Bruno Trubiani. Alla fine della benedizione la scampanio di tutte e sette le campane per la gioia dei presenti. Vennero tirate su per rimetterle nel campanile ma alla Grande, forse a causa di un errore sulla valutazione del suo peso, si spezzò la corda e ricadde rompendo quasi tutto i suoi assi di appoggio e meno male che lei non si rovinò.

Rimasi fortemente impressionato da questo evento e dal peso enorme della nostra campana con i suoi circa 40 quintali. Non so se esistono classifiche di questo tipo, in passato ho cercato di verificarne l’esistenza ma non ho trovato nulla, e non penso di dire una sciocchezza nell’affermare la nostra Grande rientra tra le prime 10 campane italiane per peso.

Un piccolo lasso di tempo si arriva a 13 e 14 anni. Aiutavo mio padre a vendere la benzina dell’AGIP in piazza Duomo e puntualmente, quando c’ero, mio zio “Nanuccio” (Gaetano Cervone, sagrestano della cattedrale) mi chiamava per dare l’orario delle 12 e delle 18. Bisognava salire i 147 gradini a piedi e poi dentro la campana Grande seduto per suonare a rintocco. C’era una corda all’estremità del battocchio che serviva per farlo dondolare e per suonare bene bisognava farlo sbattere in entrambi i lati della campana. Il battocchio era ed è pesante (circa100 Kg) ma la mia giovane età mi permetteva di fare questo lavoro senza sforzo.

Come premio per questo lavoro mio zio mi faceva salire sul campanile, ma senza lavorare e solo per guardare, nelle giornate di festa grande nelle quali tutte e sette la campane suonavano a festa. E’ una cosa bellissima vedere e sentire il concerto di tutte e sette le nostre campane nonostante la difficoltà dell’operazione (abbnda’) e lo sforzo delle persone.

Per abbnda’ (termine atriano che significa far uscire la campana dalla sede e portarla a suonare) la campana Grande ci volevano 7 persone così distribuite: - 4 persone che con le corde, attaccate alla testa, facevano oscillare la campana, -2 persone nella parte superiore, sopra un ripiano di ferro, che contemporaneamente davano un calcio alla campana per aumentarne la velocità nella fase di discesa; - 1 persona sotto la campana che schiaffeggiava il battocchio per aumentarne la propria oscillazione e farlo avvicinare sempre di più ai lati della campana. La persona che stava sotto la campana era la più esperta e preparata di tutto il gruppo poiché essa era l’operazione più pericolosa e più importante. Nonostante lo sforzo ci voleva una diecina di oscillazioni, e la bravura di chi stava sotto, affinchéla Grandeemettesse il primo rintocco. Per abbnda’la Mareci volevano tre persone con le sole corde mentre perla Boreaela Solebastava una sola persona. Tutto il gruppo doveva agire, frenare o aumentare la velocità, affinché il primo tocco fosse fatto dalla Grande. C’era una persona che in base all’oscillazione del battocchio dirigeva le azioni delle altre per rispettare questo principio.

Certo dalla piazza non si vedeva nulla di tutto ciò, ma molti atriani si fermavano estasiati per vederela Grande“abbndata” nella sua massima oscillazione. Quando tutte le campane suonavano a festa era un vero concerto, l’armonia era stupenda, il suono armonioso e la potenza della Grande faceva arrivare la melodia in tutta la vasta campagna atriana, che nel passato era più vasta dell’attuale.

Nicola Dell’Arena