La lunga storia di un annoso problema

LE CORRIERE EXTRAURBANE PIU’ VICINE
AL CENTRO STORICO

Dal 16 ottobre scorso, le corriere extraurbane di Atri, con la delocalizzazione del deposito “TUA” dall’area presso il camposanto a Piani di S. Andrea, hanno la fermata per il centro storico, più vicina al medesimo. Non vi sono più, infatti, le fermate (per le corriere da e per Pescara e le cittadine costiere) in Via del Teatro Romano e Viale Giovanni Verna. La fermata interessata è presso il distributore di Porta Macelli, sulla bretella vicino al laboratorio del “Panducale”.

Fino al 1982 le corriere avevano il capolinea in Piazza Duomo. Poi, per i lavori archeologici sul sagrato della Cattedrale, i pullmann si spostarono nei pressi della villa comunale, per trasferirsi nell’area dove sono rinvenuti reperti che documentano l’esistenza del Teatro Romano. Il sito era abbastanza funzionale per gli utenti, perché attraverso Vico Muzio Martella (allora Celeno) si arrivava subito in centro. Motivi archeologici portarono a tre nuove fermate, liberando l’area del “Cicada”: il piazzale del camposanto, la scala a chiocciola vicino all’autoscuola e la casa del Dott. Mannucci. Qui parliamo delle corse per la costa, perché per l’interno, altre due fermate servono il centro: Porta Macelli e Porta Capo d’Atri.

Curiosamente era più funzionale andare a Teramo o Treciminiere, con le fermate a servizio di tutta l’area intramurale, perché chi doveva andare a Silvi o Pineto, passando rispettivamente per la SS. 553 o la SP. 28, aveva tre fermate solo per la parte più vicina alla villa. Andava bene per i quarti di S. Maria e S. Giovanni, e non per quelli di S. Nicola e Capo d’Atri.

Verso il 2000, con l’istituzione del comprensorio delle Terre del Cerrano, ovvero l’unione dei tre comuni dell’antica diocesi di Atri, più Roseto, fu ipotizzata, anche per risolvere il problema delle fermate, l’adozione di un sistema di navette, già presente in diversi comuni italiani. Atri già aveva da tempo un bus urbano per collegare centro e periferia (negli anni ’80 era principalmente il rione S. Antonio), ma era un pullmann leggermente più piccolo di quello dell’ARPA.

Nel 2001 entrava in funzione un bus di ridotte dimensioni, dove l’eventuale mancanza di posti per qualche passeggero in più non costituiva problema, perché il tragitto era di pochi minuti. Era il “pollicino”, così chiamato a Todi e in altri luoghi dell’Umbria, dove il sistema di bus urbani è valore aggiunto, a servizio non solo dei cittadini, ma degli innumerevoli turisti, in vari momenti dell’anno.

Certamente il “pollicino” non può entrare nelle minuscole strade intramurali, come Vico Miglio o Vico Maglio (i nomi sono simili, e riguardano rispettivamente S. Domenico e Capo d’Atri), ma raggiunge le due piazze principali, percorrendo Corso Elio Adriano. Il sistema sarebbe stato collegato con Roseto, Silvi e Pineto, per andar incontro ai tanti bagnanti, perché a differenza di Pescara, caotica e in non perfette condizioni per quanto riguarda l’acqua, sono luoghi salubri e tranquilli. Sarebbe stato esteso agli altri periodi dell’anno, soprattutto per lo sviluppo di questi comuni, a livello demografico e commerciale.

Con la presenza di tutte le Scuole Superiori, tra centro e periferia, la fermata per il centro era necessaria. E’ stato uno degli obiettivi dell’Amministrazione Comunale, per riqualificare la città dei calanchi. E anche per ripopolare il centro, dopo anni di esodo verso la periferia Sud (con le case popolari, villette e appartamenti) e altri punti periferici come Colle della Giustizia, Via Finocchi, campi da tennis (vulgo “Fosso della Stufa”) e la discesa del Crocifisso.

Avere la fermata dei bus extraurbani a due passi da Piazza Duomo e Piazza Duchi d’Acquaviva, è un servizio in più, per diversi anziani non più in grado di guidare l’automobile e talvolta senza la disponibilità della macchina di familiari, parenti e amici. La bretella di collegamento, tra la curva del Dott. Teofili e Porta Macelli, è molto funzionale, anche se apparentemente non il massimo per pubblicizzare la trimillenaria città di Atri.

Questa soluzione ha liberato il piazzale del camposanto, dove sorgeranno stalli di sosta per automobili. In questo modo il parcheggio è a servizio non solo del cimitero, ma dell’intera cittadina, perché, a differenza di altre città, Atri ha il camposanto quasi al centro storico, dal momento che l’area interessata è chiusa da Porta S. Domenico, ingresso settentrionale della cittadina. E non sarà un problema per chi non ha potuto parcheggiare lungo il Belvedere Martella, perché dovrà solo camminare qualche centinaio di metri in più. Atri, anche con queste piccole grandi operazioni, si riqualifica sempre più come città d’arte, dove si rende sempre più armoniosa la relazione uomo-ambiente. Una lezione di spicco di geografia umana.

SANTINO VERNA