UN PASSATO RICCO DI ESPERIENZE

LE DUE “PASSIONI” DI ATRI

Dal 1983 al 2000 Atri ha vissuto la rappresentazione della Passione del Signore in due forme: monumentale-itinerante (all’aperto) e teatrale (all’interno di una chiesa). Entrambe hanno suscitato sempre ammirazione e commozione.

Si partì nel 1983, grazie all’intraprendenza di Ettore Cicconi, fondatore e direttore del Museo Etnografico. Da poco era cominciata la campagna di reperimento per quello che sarebbe diventato, di lì a poco, il secondo Museo cittadino in ordine di apertura. Con la regia di Danilo Volponi e il sostegno dell’Amministrazione Comunale, la rappresentazione coinvolgeva buona parte del centro storico, ed emblematico rimane il poster con la scena dell’Ultima Cena nel presbiterio della Cattedrale. Marco Micheli nel ruolo di Gesù è circondato da 12 giovani atriani che impersonano gli apostoli. L’attenzione va molto al ciclo pittorico di Andrea Delitio.

Nel 1990 un’edizione particolare, per la presenza di attori non giovanissimi, nell’appropriata parte dei membri del Sinedrio. Giulio Piscella, Mario Mutoschi, Domenico Zenobio e Aldo Melchiorre-Ricci rimarranno nella mente e nel cuore degli atriani che si stupirono per la barba che si lasciavano crescere nelle settimane precedenti. Per qualcuno era un sacrificio non radersi in preparazione della rappresentazione e provava grande gioia alla fine di tutto, sia per il grande successo con l’applauso degli atriani e dei turisti, sia per la barba che finalmente si poteva tagliare e così dormire senza il corpo estraneo sul volto per la Santa Pasqua. Partecipazione fuori campo era sempre Peppino Antonelli, risalito ad Atri dopo la S. Messa Crismale a Pescara nella Cattedrale di S. Cetteo (ora la liturgia si tiene al Palazzetto dello Sport “S. Giovanni Paolo II”, per la possibilità dei parcheggi).

Nel 1992 l’ultima edizione della Passione itinerante. Come spesso succede, molte tradizioni finiscono. In Atri ci si salva in angolo dicendo “La facciamo il prossimo anno, magari in modo più curato”. Qualcuno pensò all’edizione estiva, come avviene a Sordevolo, all’ombra dei Sacri Monti, quest’anno orfana di Don Attilio Monge, grande cultore del sacro dramma. Ma fare la Passione in estate significava un’anomalia sociologica e antropologica. Eppoi il bello della rappresentazione itinerante era proprio il clima dei primi giorni della Settimana Santa, quando si pensava all’altro momento emotivo per tutti gli atriani: la processione del Cristo deposto la sera del Venerdì Santo. Gli amanti delle tradizioni regionali, avrebbero voluto seguire quella di Chieti, ma alla fine, pur di rimanere in Atri si rinunciava. Finita la teoria, subito a casa per sintonizzarsi con le TV commerciali, esplose negli anni ’70, e guardare con molta attenzione le luci che rischiaravano Corso Marrucino. E soprattutto ascoltare le note del Miserere di Francesco Saverio Selecchy, composto nel XVIII sec. quando Chieti era il principale centro ecclesiale d’Abruzzo.

Nel 1998 la rappresentazione “L’Uomo di Nazareth”, di Elio Forcella e dei fratelli Alberto e Francesco Anello. Attori i componenti del Teatro Minimo che lavoravano pure nella Passione itinerante. Si cominciò dalla chiesa di S. Giovanni (S. Domenico), nel quartiere dell’infanzia e della vita dei principali protagonisti della vita teatrale atriana. La chiesa era ancora impraticabile per i restauri e fu riaperta per l’occasione con la gioia di tanti contradaioli che oltre alla rappresentazione, meravigliosa e suggestiva, rividero l’antica chiesa con le cappelle domenicane.

Il 1999 fu la volta della Basilica Cattedrale e sempre con la soluzione della “passerella”, peraltro adottata dal Teatro Minimo per la “Divozione de la Nativitade”, con la partecipazione straordinaria di un grande attore abruzzese, Piero Di Jorio. La lunga tavola attraversava la navata centrale del Duomo e gli attori la percorrevano. La parte di Gesù fu affidata in tutte le edizioni a Francesco Anello, attore professionista, mentre il fratello Alberto era Erode. Il drammaturgo Elio Forcella ebbe la parte di Ponzio Pilato, ruolo già rivestito nella soluzione monumentale-itinerante e forse il personaggio più atteso dopo Gesù. Il pretorio era ambientato presso il palazzo ducale, con il procuratore che si affacciava dal balcone, ricordando Rod Staiger nel “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli. L’attore americano era appesantito dai costumi di scena per suggestionare l’audience, facendo risultare Pilato più un militare che un magistrato.

Il 2000, “L’Uomo di Nazareth” fu rappresentato nella chiesa di S. Francesco. Si pensò di portare la versione teatrale della Passione dalle clarisse, perché impedite. Il problema era l’angusto spazio, ma la rappresentazione sarebbe stata replicata. Nel 2001, con la denominazione “Il Martirio di Cristo” la Passione fu portata a Pineto, con la collaborazione dei giovani della Parrocchia di S. Agnese e lo scenario della lunga pineta.

Quest’anno si ricordano i 50 anni della Passione a Gessopalena, dove la performance trattò temi di attualità come l’emigrazione. Atri non ha celebrato il quarto di secolo. La cadenza annuale forse non lasciava troppo respiro, perché già dalla fine di gennaio cominciavano le prove. Ma era una meravigliosa occasione per socializzare, prima dell’avvento dei social, con il dopocena al Teatrino sostituito dal PC o dal telefonino, davanti al teleschermo che neppure si guarda.

SANTINO VERNA