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- Pubblicato Domenica, 25 Agosto 2024
- Scritto da Santino Verna
AFFETTUOSO RICORDO DI GIUSEPPE SCHIAVONE,
STORICO CERIMONIERE DELLA CATTEDRALE DI ATRI
Ha concluso la giornata terrena, dopo lunga sofferenza, la mattina del 24 agosto scorso, Giuseppe Schiavone, storico cerimoniere e coordinatore dei ministranti della Basilica Concattedrale di Atri. Nato nel 1964 da Michele e Anna Adriani, il papà fu uno dei tanti atriani emigrati in Belgio per lavorare nelle miniere, all’indomani della fine dell’ultima guerra mondiale.
Giuseppe, con la sorella Maria Assunta, trascorse la fanciullezza nel rione S. Giovanni e divenne uno dei pochi ministranti dell’omonima Chiesa, affiancato da Francesco Anello. Con Francesco, attore e regista, ha vissuto l’attività teatrale, da autentico atriano che sprigiona arte da tutti i pori.
Con la famiglia, Giuseppe si trasferì in Largo Cellinese, nella parte opposta, più vicino alla Cattedrale, dove divenne, con la solerte guida del Parroco Don Giovanni D’Onofrio, ministrante e poi responsabile dei chierichetti, formando il “triumvirato” (Giuseppe mi perdonerà dal Paradiso questa dicitura goliardica), con Carmine Cellinese e Marco Lolli, accogliendo il timone di Piergiorgio Cipollini. La Parrocchia di S. Maria aveva un nutrito gruppo di ministranti e per diversi ragazzi atriani di S. Nicola o S. Gabriele era un sogno poter servire in Cattedrale, con il coordinamento di Giuseppe, attento verso tutti, preparato e preciso, senza infondere ansia a nessuno.
Da coordinatore e cerimoniere Giuseppe ha vissuto momenti storici come la visita di S. Giovanni Paolo II, la mattina del 30 giugno 1985 e l’anno seguente, quella del futuro Card. Loris Francesco Capovilla, già segretario di Papa Giovanni. L’allora Arcivescovo di Loreto elogiò i chierichetti della Cattedrale (le ragazze sarebbero arrivate nel 1994), dicendo che potevano tranquillamente servire nella Basilica di S. Pietro.
Giuseppe ha coordinato i ministranti anche in S. Francesco, succursale della Cattedrale, in tanti momenti dell’anno liturgico. Ma anche in altre chiese di Atri, come a S. Chiara, per la festa (poi non più organizzata) della Madonna della Salette, nella terza decade di giugno. Giuseppe ha formato diversi ministranti, poi responsabili come Carlo Collevecchio, Gian Piero Di Nardo Di Maio e Mario Ferretti (dal 1996 organista del coro parrocchiale e poi presidente della corale “G. D’Onofrio”).
Animatore del MEG, erede dell’Azione Cattolica, Giuseppe partecipò a diversi campi e giornate nazionali. Organizzava incontri e giornate nella città dei calanchi, viaggi e pellegrinaggi. Forte in Giuseppe il senso dell’amicizia, intrisa di valori umani e cristiani.
Rimarchevole l’impegno politico, prima nelle file della DC, poi nel PD. Fu candidato consigliere comunale, e la sua visione politica fu sempre legata alla dottrina sociale della Chiesa. Politici di riferimento erano per Giuseppe, Dossetti, La Pira e Moro. Con Giuseppe era piacevole parlare di politica e sapeva interessare i giovani a quest’argomento apparentemente noioso, ma per la verità, la più alta forma di carità, come insegnava San Paolo VI.
Motivi di lavoro portarono Giuseppe ad Asti e si vedeva più raramente in Cattedrale. Tornato nella cittadina natale, era rimasto sempre legato alla Basilica di S. Maria, dove rivedeva gli amici di sempre, anche quando la Cattedrale fu chiusa per i restauri nel primo decennio del 2000 e per il terremoto che colpì principalmente l’Ascolano e il Reatino.
Posso datare il giorno in cui ho conosciuto Giuseppe. Era il 13 giugno 1986, festa di S. Antonio, e finchè sono stato ad Atri, andavo sempre, soprattutto al mattino, in S. Francesco. E lo ricordo ancora adesso, accanto alla porta della sacrestia sul presbiterio. Avevo otto anni, e i ragazzi più grandi erano un mito tanto da diventare, nel giro di due anni, romanista e interista, in omaggio a due tifosi di qualche anno più piccoli di Giuseppe, ma sempre una decina d’anni più del sottoscritto.
Il romanista e l’interista li vedevo poche volte, abitavano fuori Atri, ma Giuseppe lo incontravo spesso. E parlavamo poco di calcio. La Cattedrale di Atri non di rado rientrava nelle conversazioni, anche perché l’incontro era quasi sempre al suo interno o nelle vicinanze. E proprio nella Cattedrale di Atri avviene l’ultimo saluto a Giuseppe, strappato troppo presto all’affetto dei suoi cari e alla sua amata Atri, dove ha profuso tante energie, con dedizione, umiltà e discrezione.
SANTINO VERNA