L'ORGOGLIO DI ESSERE ATRIANI

GIORNATE FAI: TRA PASSATO E PRESENTE

21 e 22 marzo giornate FAI in tutta Italia. La sezione FAI di Teramo scommette su Atri e la scelta è stata premiata. Migliaia di visitatori hanno invaso Atri, le frazioni e i 16 siti messi a disposizione.

Come è tradizione degli abruzzesi per le feste, Atri si è messo il vestito più bello, tagliata l’erba, come sempre si faceva negli anni 50, pulite le strade, tolte le macchine dal centro storico, risistemate tutte le lampadine e poi ha aperto i suoi scrigni, ha mostrato all’Abruzzo e all’Italia i suoi tesori e i suoi gioielli. Atri ha mostrato i suoi tesori artistici, culturali, ambientali, storici e penso anche quelli gastronomici poiché i visitatori dovevano pur mangiare.

Il sito che ha riscosso maggior successo, almeno così sembra da Facebook, è stato l’antica filanda di Fioranelli. Sulla filanda bisogna aggiungere qualcosa rispetto a quello mostrato poiché l’ho visto lavorare ed operare nel pieno della sua funzionalità.

Fioranelli, l’ultimo proprietario, non era originario di Atri ma veniva da Firenze dove l’arte della lana era in vigore già dal medioevo. Il macchinario messo in mostra è tutto basato sulla meccanica, sulla trasmissione dei movimenti con cinghie e ingranaggi vari, senza nessun mezzo o supporto elettronico come invece sono quelli moderni. E’ un gioiello della tecnologia di fine ottocento uscito dalle industrie piemontesi e nel periodo della sua costruzione bisogna dire che il Politecnico di Torino era il migliore di tutta l’Italia. La vicinanza con Parigi permetteva facili scambi culturali e di informazioni tecniche tra le due università.

La filanda però è una testimonianza storica di una situazione economica di Atri e dell’Italia. Negli anni ’50 l’economia atriana ed abruzzese era esclusivamente basata sull’agricoltura e sul multiprodotto e non come adesso basato sul monoprodotto. Ogni contadino produceva grano, vino, olio, orzo (per la colazione mattutina) patate, frutta, verdura e legumi poi allevavano polli, oche, tacchini, conigli, pecore e maiali.

La pecora, animale meraviglioso e mite, forniva il fabbisogno primario della filanda: la lana, ma non finiva qui, il circuito non si chiudeva. Atri era basato su una economia a Km zero ed aggiungo con grande rispetto dell’ambiente e della natura. La pecora, con la tosatura, forniva la lana che Fioranelli trasformava in filati e matasse, poi Francesco Ferzetti, soprannominato “lu tntere il tintore” colorava nella sua casa di capo d’Atri. Le nostre nonne e le nostre mamme, invece di perdere tempo a guardare la TV, con l’uncinetto e i ferri preparavano le maglie, i maglioni, le calze per la notte, le coperte, i cappelli, mentre “li cutrill” (i piumoni di adesso) venivano preparati da alcuni artigiani. Quando tutto diventava vecchio e rovinato gli scarti si vendevano in cambio di vettovaglie per la cucina.

Tutto avveniva ad Atri: dalla lana al consumo. Non c’era bisogno di mezzi di trasporto costosi ed inquinanti, gli unici mezzi utilizzati erano gli economici carri trainati dai buoi. Nulla veniva buttato nelle discariche, che nessuno vuole sotto la sua casa ma in quella degli altri, ma tutto veniva riciclato e riutilizzato.

L’evento ha portato Atri alla ribalta nazionale e il 21 marzo il TG1 ha mandato in onda tre siti di Atri. Per questo evento devo dare un grande ringraziamento all’ideatore e realizzatore dell’inserimento di Atri nelle giornate FAI, e un ringraziamento speciale va ad Adriano De Ascentiis per tutto quello che fa e per il tempo che dedica ad Atri.

E’ bello finire con una frase di Mario Marchese “Atri ha veramente espresso una immagine di se di cui dovremmo andare orgogliosi”. Dobbiamo essere orgogliosi di essere nati ad Atri e delle bellezze e delle tradizioni chi i nostri avi ci hanno tramandato.

Nicola Dell’Arena