ATRI D'ALTRI TEMPI

LARGO FOROSETTO: LI PALLETT

La pallett (in dialetto atriano significa piccola palla) era una biglia di vetro di forma sferica, con diametro di pochi centimetri, e all’interno con diversi colori non sempre uguali, per distinguere le biglie l’una dall’altra. C’erano tre dimensioni: la piccola, la media e la grande ma quella più comoda con cui si giocava era la media.

Con le biglie si giocava in due modi diversi: con o senza la buca. Quando si giocava con la buca ci voleva una zona senza pavimentazione dove era possibile scavare la buca, ma quasi sempre essa era già fatta per giochi precedenti (largo Forosetto e il largo sotto l’ospedale vicino alla porta di capo d’Atri erano i luoghi dove si giocava).

Con le biglie si giocava con due o più giocatori. All’inizio si sceglieva l’ordine di come  giocare, con una semplice conta dopo che ciascun giocatore aveva aperto la mano per dare un numero da zero a cinque. Si sommava i numeri e si iniziava a contare da uno scelto in precedenza (si diceva a c’ tocc, da chi partire) e così si dava la priorità al primo, al secondo e poi di seguito.

Nel gioco delle biglie c’erano regole ferree da rispettare, come del resto per gli altri giochi. Il gioco era semplice ma comportava sempre un misto di bravura, precisione, tattica, mira e un po’ di fortuna. Il giocatore metteva la biglia tra il pollice e l’indice dalla mano destra, in una forma particolare per poter dare una forza alla biglia tale da poter raggiungere la distanza desiderata da pochi centimetri o da diversi metri, tirava la biglia verso un altra biglia, la quale se colpita veniva intascata e il proprietario eliminato da gioco. Se il giocatore colpiva la biglia aveva il diritto ad un altro tiro e così di seguito, ma se non colpiva la biglia passava il gioco al giocatore seguente.

Il gioco con la buca era leggermente più complicato ma sempre con lo stesso principio colpire la biglia di un altro giocatore. Con la buca c’era la variante che il giocatore poteva tirare nella buca e se centrata aveva il diritto di effettuare un secondo tiro. E qui subentrava la tattica, cioè la decisione e la scelta, a seconda della situazione sul terreno, se colpire una biglia o entrare nella buca, più facile in quanto aveva un diametro di dieci centimetri.

Nel gioco con la buca c’era “lu mpsill”, non mi chiedete il significato perché neanche io lo so. Esso si chiamava quando la biglia si fermava sul ciglio della buca, cioè non era perfettamente entrata.  Questa situazione succedeva perché il terreno era completamente liscio o il giocatore non aveva dato forza sufficiente per farla entrare in buca. In questo caso il giocatore aveva la possibilità di  ripetere il  tiro.  A volte si innescavano feroci litigate tra giocatori, senza però arrivare alle mani, tra chi interessato affermava che era mpsill e chi negava.

Un esperto di chi voleva  per forza averla vinta era Gabriele T., ed un giorno non fece altro che pulire il ciglio ma la biglia non ne voleva sapere di entrare in buca.

Nicola Dell’Arena