RESTAURATE LE VETRATE ARTISTICHE A
SANTA CHIARA

L'ARTE ATRIANA DEL VETRO CHE "DIPINGE"
E RACCONTA LA FEDE
 

La Chiesa di S. Chiara in Atri può esser ammirata ancora di più per il restauro delle vetrate artistiche. L’arte del vetro, incasellata tra le arti minori, ha avuto la stessa sorte nella città ducale, dove l’attenzione maggiore è andata (per gli storici dell’arte) agli affreschi e (per gli atriani) alle campane.

Nel XX sec. è iniziata ad Atri la fervida stagione della vetrata artistica, grazie al Prof. Alfredo Ferzetti (1895-1980), insegnante di discipline artistiche, teoriche e pratiche, nella cittadina natale. Per questo quasi ogni Chiesa di Atri ha vetrate colorate. Quasi, perché solo S. Nicola ha le monofore gotiche semplice, e per essere pignoli anche la Cattedrale e S. Reparata, perché le vetrate artistiche, peraltro opera del Ferzetti, sono nella sacrestia dei canonici.

Le vetrate di S. Chiara, appartengono alla seconda generazione della vetrata artistica atriana, quella di due allievi del Prof. Ferzetti (papà dell’architetto Antonino e consorte della Prof.ssa Edvige De Sanctis, docente di francese), Giuseppe Camplese e Benito Perilli. Entrambi hanno dato vita alla ditta Cam.per, il cui nome deriva dalle iniziali dei due cognomi.

In S. Chiara le vetrate furono eseguite sotto l’Abbadessato di Suor Maria Chiara (Matilde) Grillone, quando il Monastero fu restaurato e cominciò una luminosa pagina per la comunità religiosa, dove rifiorirono vocazioni claustrali. Le vetrate adornano la parete sinistra, e raffigurano al centro Maria Santissima Regina dell’Ordine dei Minori (festeggiata il 15 dicembre), con a sinistra S. Francesco e a destra S. Chiara.

Con Suor Maria Chiara, le Clarisse di Atri passarono dall’aggregazione spirituale dei Frati Minori Conventuali a quella dei Minori “simpliciter dicti”, pertanto in quegli anni avevano la precisazione di Clarisse “Damianite”, in riferimento all’eponimo del Protomonastero in Assisi. Per tal motivo, simmetrico a S. Francesco non è S. Antonio di Padova, come avviene nella famiglia conventuale (e vediamo sui portali minori dell’Assunta a Silvi), ma S. Chiara, raffigurata accanto alla facciata di S. Damiano, tuttora retta dai Minori della riforma leoniana.

S. Francesco, nella vetrata di Camplese e Perilli, è vestito in abito Cappuccino, forse a ricordo di P. Filippo da Borrello (Giuliano Rago), promotore della rinascita del Monastero di Atri. Ed è raffigurato nel momento dell’apice della conformazione al Cristo Crocifisso. Dalle vetrate piove il sole e viene illuminato l’interno barocco, con qualche tendenza verso il rococò.

Altra vetrata senza soggetto iconografico è quella sulla controfacciata dove è ubicato il coretto delle monache, sovente utilizzato dalla schola-cantorum per l’animazione liturgica in sostituzione delle Clarisse o in appoggio. Se a S. Chiara incontriamo la seconda generazione dei vetratisti atriani, la terza, con Federico Tamburri, la incontriamo a S. Giovanni (S. Domenico), dove l’esecuzione dell’opera artistica del vetratista e grafico atriano, promossa da Piergiorgio Cipollini, coincise con il ripristino dell’antica denominazione del Precursore di Gesù.

SANTINO VERNA