EDUCARE ALL’INCANTO DELLA VITA
PEDAGOGIA IN PILLOLE
 

 

Pedagogia: l’affascinante quanto complessa arte di educare, fornendo gli strumenti necessari per avanzare con passo deciso e sicuro lungo il cammino meraviglioso dell’esistenza.

L’educazione riveste un’importanza fondamentale nella vita di ognuno: rappresenta quella chiave per diventare persone libere, consapevoli di se stesse ed in grado di contribuire al progresso dell’umanità. La pedagogia delinea le finalità che l’educazione deve raggiungere e le metodologie migliori per realizzarle. Lo scopo è strutturare il percorso formativo dell’uomo che cresce.

Per i pedagogisti l’educazione si compone di tre elementi essenziali:

1) Il sapere, ossia le conoscenze; 2) Il saper fare, ossia le abilità pratiche; 3) Il saper essere, ossia il modo in cui si combinano il sapere e il saper fare, gli atteggiamenti che l’individuo assume.

Nell’Antichità, il pedagogo era lo schiavo che accompagnava il fanciullo a scuola, aiutandolo a svolgere i compiti e trasmettendogli le nozioni basilari del sapere. Nel Medioevo egli era colui che insegnava ai giovani principi e ai cortigiani a leggere e a far di conto. Successivamente, verrà chiamato “precettore”.

Innumerevoli i personaggi che hanno segnato la storia della pedagogia. Scopriamo alcune delle figure più incisive che hanno dispensato i contributi più preziosi.

SOCRATE: Sommo filosofo, è definito il Padre della Pedagogia. Per lui l’obiettivo dell’educatore è spronare il discente a cercare se stesso, perché è nella sua essenza più intima che troverà la vera saggezza. Due sono i modi suggeriti per mettere in pratica questo importante processo: l’ironia e la maieutica. L’ironia preserva l’uomo dalla presunzione e dalla superficialità, facendolo interrogare continuamente su se stesso e sugli altri. La maieutica è il metodo basato sul dialogo tramite il quale l’allievo è condotto a scoprire autonomamente la verità ed a diventare consapevole della propria ricchezza interiore.

COMENIO (1592-1670): Per lui solo mediante l’educazione l’uomo può esprimere il suo potenziale e condurre un’esistenza serena. I punti cardine della sua concezione pedagogica sono:

  • Pansofia: ossia insegnare tutto a tutti, senza alcuna distinzione di sesso o ceto sociale;

  • Adorazione per la Natura: intesa come Maestra Suprema di vita;

  • Ciclicità e gradualità dell’insegnamento;

  • Centralità della figura del maestro;

  • Scarsa fiducia nella capacità educativa della famiglia;

  • Educazione permanente: per lui ai genitori deve essere affidato solo il primo triennio di vita dei figli, il resto dell’educazione spetta alla scuola intesa come unica agenzia educativa.

JEAN JACQUES ROUSSEAU (1712-1778): Il suo pensiero pedagogico si focalizza sul rapporto tra la natura e la realtà sociale. Egli riconosce nel progresso la causa di tutti i mali, colpevolizzandolo di allontanare l’uomo dal suo stato di originaria felicità. Egli parla di Educazione Naturale, in cui il bambino si sviluppa spontaneamente come una pianta, lontano dalla città e senza l’ausilio di educatori o insegnanti. Per Rousseau l’unico educatore è la vita stessa. Si tratta, però, di un metodo fondato su presupposti errati poiché il bambino lasciato a se stesso non è detto che maturi solo doti positive: anzi, in preda ai suoi istinti primordiali e totalmente privo dei più basilari rudimenti del sapere, potrà tirar fuori il peggio di sé e non sarà mai realmente libero.

JOHANN HEINRICH PESTALOZZI (1746-1827): Tramite la pratica educativa, riuscì ad influenzare tutta la riflessione pedagogica a venire. Egli si dedicò soprattutto al recupero e all’educazione di bambini orfani e abbandonati. Per tale motivo è spesso definito il Padre della Pedagogia Popolare. Secondo Pestalozzi la figura fondamentale nel passaggio del bambino dalla fanciullezza all’età adulta è la madre. Per lui, è solo dalla famiglia che può nascere una società migliore: la scuola può civilizzare l’individuo, ma non è in grado di conferire quella levatura morale che fa di lui un vero uomo. Pestalozzi suggerisce le tre aree educative su cui occorre agire: la Mente, ossia la sede dell’intelletto; il Cuore, ossia la sede dell’affettività e della moralità e la Mano, ossia la sede della creatività, dell’agire e del saper fare.

capisaldi del suo metodo educativo sono:

  • Organicità: ogni argomento che si intende insegnare al bambino deve essere necessariamente interconnesso con altri argomenti della stessa materia;

  • Gradualità: “gradualizzare” l’insegnamento dal semplice al complesso, dal concreto all’astratto;

  • Continuità: l’insegnamento scolastico deve essere collegato e non separato dall’educazione familiare e sociale;

  • Favorire l’intuizione: il bimbo deve essere compreso nel proprio saper fare e spronato a trarre delle considerazioni personali;

  • Essenzialità: l’educatore deve armarsi di buon senso e spiegare in modo semplice ogni concetto, senza perdersi in complessi ragionamenti non assimilabili dal bambino.

MARIA MONTESSORI (1870-1952): La pedagogia proposta dalla Montessori associa la ricerca psicologica all’intervento educativo. Per lei, il bambino si sviluppa per intima evoluzione, o “autosvolgimento”: alla nascita è come una cellula embrionale inerte e piena di potenzialità che è condizionata dall’ambiente circostante e dai fattori genetici, ma non in modo determinante. Il Metodo Montessori è applicato in tutto il mondo e si caratterizza per il rispetto della libertà del fanciullo, proteggendo la sua spontaneità e favorendo il suo naturale sviluppo fisico, sociale e psicologico. Per la Montessori l’educatore deve avere il cuore del poeta, la mente dello scienziato e l’umiltà tipica delle grandi anime.

JEAN PIAGET (1896-1980): Con lui nasce la Scienza dell’Educazione, che comprende la Pedagogia e le Scienze umane e sociali. Per lui il pensiero si forma per autogenerazione, ossia si autostruttura, seguendo una dinamica libera e personale come risposta agli stimoli del mondo esterno. La mente, di conseguenza, funziona grazie a dei meccanismi innati e si caratterizza per cinque funzioni: organizzazione, adattamento, assimilazione, accomodamento ed equilibrazione. In base alle sue concezioni, i tempi e le fasi dello sviluppo umano sono universali e immodificabili. L’educatore, l’insegnante e il genitore devono, perciò,  usare linguaggi consoni all’età del bambino, conformare l’ambiente che lo accoglie nel migliore dei modi, non accelerare o modificare le sue capacità mentali , stimolarlo e incentivarlo costantemente.

PAULO FREIRE (1921-1997): Fautore di una pedagogia alternativa e fondatore del Movimento brasiliano di educazione popolare, ribadisce convinto l’importanza di un’educazione che metta al centro dell’attenzione l’essere umano, inteso come una creatura da difendere e da preservare dalle ingiustizie e dalle oppressioni della società. I punti salienti della sua visione pedagogica sono:

  • Dialogo paritetico tra l’educatore e l’educando, dove entrambi sono allo stesso livello e crescono assieme, arricchendosi a vicenda;

  • Elevata considerazione dell’individuo, ritenuto come “corpo cosciente” e non come “vuoto da riempire”;

  • Educazione intesa come esperienza di liberatoria, paragonabile ad un parto doloroso: ardua, ma vitale poiché, come lui stesso affermava, l’essere che nasce da questo parto è un uomo nuovo.

CONCLUDENDO…

Esiste una formula per un’educazione perfetta?

No, ma ci sono vari accorgimenti che, messi in pratica, possono fare davvero la differenza.

Essi sono riassumibili in: presenzadolcezzafermezza e, soprattutto, incoraggiamento. Essere dei veri e propri supporter dei fanciulli, spronandoli a condire di passione e colore la propria esistenza.

L’acuto scrittore e insegnante Dale Carnegie in poche righe ha racchiuso il senso di migliaia di eruditi volumi psicologici e pedagogici : “Dite a vostro figlio, a vostra moglie, a vostro marito o a un vostro dipendente che è uno stupido, uno sciocco, che non è capace di far niente, che quando agisce sbaglia, e avrete distrutto qualsiasi incentivo a migliorare; ma usate la tecnica opposta, abbondando di incoraggiamenti, facendo sembrare facile ogni problema, facendo sentire all’altra persona che avete fiducia nelle sue possibilità, che ha un sacco di potenzialità non sviluppate da tirar fuori, e quella si darà da fare dalla mattina alla sera per diventare in gamba sul serio.”

Mai essere permissivi o autoritari, gli estremismi non vanno mai bene e generano adulti insicuri, ansiosi e disorientati. Non essere troppo protettivi: si rischia di riempire il bambino di fragilità e paure. Non bisogna essere degli iceberg, ma nemmeno degli amiconi, bensì figure di riferimento equilibrate, attente e coerenti.

Dare il buon esempio: nulla è più diretto e incisivo, verrà spontaneo seguirlo.

Educare è compito arduo, per farlo al meglio occorre essere individui coscienti di se stessi e risolti, altrimenti si fanno solamente dei grossi danni e ci si imbatte in adulti più immaturi dei fanciulli.

Anima, Cuore, Intelletto: la giusta combinazione di questi tre elementi crea un’educazione vincente.

“È più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, mentre per educare è necessario essere.” (Alberto Hurtado)

Alessandra Della Quercia