Un santo e il suo popolo

L’URNA DI SAN GABRIELE AD ATRI

Presto la città di Atri riaccoglie l’urna di S. Gabriele dell’Addolorata, patrono “aeque principaliter” (perfetta uguaglianza) con S. Reparata, nella parrocchia a lui intitolata (rione S. Antonio). Il legame di Atri con il Santo del sorriso è sempre stato vivo, sin dalla canonizzazione, avvenuta nel 1920, perché Isola del Gran Sasso, era sotto la giurisdizione del Vescovo di Penne, in pari tempo di Atri. Mons. Nicola Iezzoni, di Mutignano, alunno del Seminario di Atri, s’impegnò per la beatificazione di S. Gabriele. Ebbe un rapporto simbiotico con lui, perché Parroco dei SS. Giovanni e Cassiano in Isola.

L’exploit del binomio Atri-Gabriele si ebbe nel 1952 con la venuta del Servo di Dio Mons. Amilcare Battistelli (in religione Stanislao dello Spirito Santo), subentrato al grande Vescovo Mons. Gilla Vincenzo Gremigni, trasferito da Pio XII a Novara, una delle diocesi più grandi d’Italia, dove fu promosso Arcivescovo, peraltro autore di una biografia su Gabriele dell’Addolorata. Mons. Battistelli, suo confratello, aveva avuto il primo contatto diretto con i Passionisti proprio nella regione natale del Santo del sorriso, a Montescosso, presso il ritiro (così si chiamano i conventi dei Passionisti) di S. Giuseppe, in una delle tantissime frazioni del comune di Perugia. Mons. Battistelli era marchigiano come la madre di S. Gabriele, Agnese Frisciotti, di Civitanova Marche dove era stato celebrato il suo matrimonio con il ternano Sante Possenti, di Terni.

Nel 1955 l’urna di S. Gabriele giunse nella città degli Acquaviva. E una seconda volta nel 1961. La “peregrinatio” del Santo dei giovani rientra nella pastorale dei PP. Passionisti che hanno per carisma le missioni al popolo. Entrambi gli eventi furono celebrati durante l’episcopato del Vescovo Stanislao che volle il Santo non compatrono o patrono minore del paese dei calanchi, ma patrono con la condizione della perfetta uguaglianza con S. Reparata.

Successivamente ci furono altri eventi con i Passionisti in Atri, pur senza la sosta dell’urna. Ricordiamo la missione popolare interparrocchiale nell’ottobre 1984, in preparazione al Congresso Eucaristico Diocesano concluso da S. Giovanni Paolo II (l’unica visita di un Papa regnante in Atri, nella storia) e quella delle suore passioniste nella Parrocchia di S. Gabriele, nella Quaresima 1999.

Altre reliquie di Santi hanno toccato la città di Atri. Particolarmente fecondo il decennio 2000-2010, con le reliquie di S. Chiara in occasione dei 750 anni della nascita al Cielo della Pianticella, nella chiesa delle clarisse, poi quelle di S. Pio, epilogo della canonizzazione, e quindi oggetti appartenuti a S. Francesco, in occasione del pellegrinaggio degli abruzzesi in Assisi, per l’offerta dell’olio. Tutti e tre gli eventi ebbero la presenza dell’indimenticabile Mons. Vincenzo D’Addario, molto sensibile alla pietà popolare, lui che proveniva per formazione e incardinazione dalla vicina Chiesa che è in Pescara-Penne, ma soprattutto lui che era stato Vescovo e Arcivescovo di due Chiese della Capitanata dove i riti della religiosità della gente sono all’ordine del giorno. Una signora pugliese che viveva in Abruzzo parlando delle vacanze estive nella regione natia parlava di una processione ogni settimana. Forse era un’iperbole, ma sicuramente più teorie in un mese ci dovevano essere, con l’accompagnamento delle migliori bande musicale, i fuochi pirotecniche, le vistose casse armoniche e le geometriche luminarie. E l’immancabile presenza del Vescovo in una terra ricca di diocesi antiche.

Ancora arrivano le reliquie di S. Antonio di Padova, e sarebbe ora, dato che la sua intercessione il 13 giugno 1944 segnò la fine dell’ultimo conflitto. P. Luciano Marini, responsabile della missione antoniana, con la sua monovolume Citroen gira con le reliquie del Santo compiendo meravigliose catechesi. Per la festa del Transito del Santo è stato a Molfetta e in qualche modo, nel viaggio da e per Padova (è di comunità all’Arcella, nel comune della città di Antenore), ha toccato dall’autostrada la città degli Acquaviva. Un’occasione poteva essere la “peregrinatio” che riguardò l’Abruzzo tra il 1994 e il 1995, ma nella diocesi di Teramo- Atri furono accontentati soltanto i Santuari francescani della Madonna delle Grazie a Teramo e dello Splendore a Giulianova. Evento significativo perché l’antonianità abbracciò le altre due obbedienze del Primo Ordine Serafico.

L’urna di S. Gabriele, ospitata in inverno nel Santuario Vecchio e in estate nella nuova Basilica, di fresca dedicazione, compiuta dal Legato Pontificio Card. Ennio Antonelli, umbro come S. Gabriele, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per la Famiglia e titolare di S. Andrea delle Fratte, desta grande devozione e serenità negli atriani e in tutte le genti.

La seconda metà di aprile per Atri sarà un periodo di gioia, perché il Santo del sorriso torna nella Parrocchia che gli dedica due feste all’anno: il 27 febbraio, quella liturgica e nella seconda metà di agosto, la festa popolare in comunione con il Santuario ai piedi del Gran Sasso. Per iniziativa del primo Parroco Don Paolo Pallini è nata la tradizione di illuminare i davanzali delle case con lumini nella notte tra il 26 e il 27 febbraio, consetudine assai sentita dai parrocchiani, molto di più delle celebrazioni dei titolari delle altre due parrocchie cittadine. E’ un fatto demologico interessante.

Il ritorno di S. Gabriele, promosso dal Parroco Don Vincenzo Salladini e dal suo Vice Don Matteo Baiocco D’Angelo e dai dinamici e valorosi collaboratori, è un’occasione per tornare alle nostre radici e a riscoprire un Santo vissuto poco tempo in Abruzzo, ma presente in quasi tutte le case degli abruzzesi e sulle tombe come amico nelle gioie e nelle difficoltà.

SANTINO VERNA