LE VICENDE DELL'OSPEDALE: AMARO SENSO DI IMPOTENZA

 E' GIUNTO IL MOMENTO DELLE DIMISSIONI!

Non è facile entrare in questo agone di dichiarazioni, smentite, conferme e nuove smentite. Ma, altresì, sbagliato sarebbe il silenzio. Mi sforzerò di parlare senza cadere nella tentazione della retorica e della demagogia,  evitando di prestarmi al facile gioco di trovare il colpevole di turno.

Più che la rabbia è l’impotenza, oggi, a muovere le parole.

Impotenza di fronte al precipizio in cui è caduta la credibilità delle istituzioni  e degli uomini che le rappresentano.  Impotenza di fronte alla presa d’atto dell’agonia di un territorio e della sua comunità. Impotenza di fronte all’imposizione di un eterno presente  che offende e mortifica il passato.

La Sanità è stata sempre più che il terreno di scontro, lo spazio occupato in ogni campagna elettorale, e in questo gioco al massacro, il San Liberatore usato e abusato quale vessillo per le fortune di cricche e di singoli.

Ricostruire quanto accaduto negli ultimi anni, in questo contesto, sarebbe praticamente impossibile, oltre che contrario alle più elementari regole della sintesi comunicativa (troveremo modi e forme perché si imponga la storia su questo volgare presente), ma spero che TUTTA la politica atriana e quella “limitrofa”, abbia la decenza del silenzio.

Nessuno è escluso dalla distribuzione delle responsabilità in questa vicenda che si conclude, oggi, con la rovinosa chiusura del punto nascita, perché questa è foriera di successivi tagli, ma , allo stesso tempo, CONSEGUENZA di un disegno che si compie.

Mi vengono i brividi al solo ricordo dei tanti consigli comunali, delle dichiarazioni, delle assemblee pubbliche in cui, di fronte ad atti inconfutabili, il Sindaco con la sua giunta si ostinava a difendere l’indifendibile, in nome della salvaguardia, non dell’ospedale, ma dello status politico.

E un po’ di rabbia al pensiero della campagna elettorale per le elezioni Regionali del 2014: l’ho vissuta, in prima persona, evitando, come ho fatto, di non esasperarla sulla difesa del presidio, poiché era intrinseca alla candidatura di un’atriana, nata e cresciuta sotto la maestosità della Cattedrale e  la grandezza dell’ospedale!

Se un moto ancora ci resta, questo si chiama comunità. La stessa che auspico chieda le DIMISSIONI di tutti quanti hanno usato il San Liberatore per scopi personali. DIMISSIONI peraltro minacciate e promesse in caso di ulteriori azioni demolitorie del nostro presidio. Si vedrà presto la differenza tra uomini e quaquaraquà!

Solo con l’orgoglio di una comunità unita e stretta che non ha bisogno di delegare ad altri la propria rappresentanza, forse, Atri, potrà superare questa brutta pagina della sua millenaria storia.

Forza Atri.

Gabriella Liberatore, Ex amministratrice al Comune di Atri, Candidata alle Elezioni Regionali 2014 per Abruzzo Civico