RICORDO DI CARLO PALLINI

Nell’imminenza della solennità dell’Immacolata, tanto sentita nella sua Atri, dopo tanta sofferenza, ha concluso la giornata terrena, a New York, Carlo Pallini, manager della moda. L’avevo rivisto non molto tempo fa, all’ombra della sua abitazione, in pieno centro della città dei calanchi.

Carlo era nato nel 1937, da Giuseppe e Filomena Colancecco, all’inizio del rione S. Giovanni. Dopo sette anni è nato il fratello Don Paolo. Lasciò molto presto la cittadina natale, approdando a Milano, per poi trasferirsi negli States, dove ha proseguito la professione nell’alta sartoria.

Non è mai venuto meno il legame con Atri, dove tornava spesso, richiamato dall’affetto della famiglia. Era buon conversatore, elegante e raffinato, cosmopolita a 360 gradi. Il primo ricordo che ho di Carlo, risale al Natale di 40 anni fa. Con il mio papà, in Cielo da 12 anni, mi recai nella casa di Don Paolo in Via Grue, e Carlo era puntualmente tornato, come ogni Natale. Il tempo quella vigilia di Natale era buono, tre anni più tardi sarebbe arrivata la neve, qualche ora prima della Messa della notte, e se aveva un carattere gradevole perché era non era un problema uscire di casa, lasciava presagire, secondo la metereognostica popolare, la Pasqua al tizzone.

Percorremmo con mio padre, la solita strada, da Vico Giardinetto, passando davanti alla Chiesa di S. Chiara, e scendendo verso la via che costituisce il prologo di Piazza Duomo. In quella casa rimanevo incantato dagli arredi in stile americano, amplificato nel tempo natalizio, da presepe e albero che restituiva l’atmosfera di serial e telefilm, sempre ammirati con una certa attenzione, nella TV di Stato e nei primi canali commerciali già presenti sul piccolo schermo.

Quella sera rimasi a giocare con Carlo, non ricordo l’argomento della conversazione (avevo 5 anni e mezzo), ma mi rimase subito simpatico. L’ho incontrato, poi, nel corso degli anni, non molte altre volte, perché era spesso oltreoceano e pensai subito a lui, nel pomeriggio dell’11 settembre 2001, quando crollarono le torri gemelle a New York. Crollava un mondo, finiva veramente l’era atomica già frantumata dalla caduta del muro, e i telegiornali mandavano in onda immagini del Nuovo Mondo.

Carlo è venuto a mancare la vigilia di S. Nicola, imago brevis dell’abbraccio tra Oriente e Occidente. Furono gli olandesi a portare in America, il culto di St. Klaus, poi Babbo Natale, con la discesa colma di doni nel camino. Ed era festa anche ad Atri, guarda tu, proprio con l’organizzazione dei sarti, almeno fino alla primissima infanzia di Carlo.

Ora ci sorride dal Cielo, con tutti i nostri angeli. Siamo vicini a Don Paolo e a tutti i parenti, con fraterno affetto, e l’assicurazione del ricordo nella preghiera, più intensa in questo tempo Avvento, illuminato dalla dolce luce della Regina dell’Universo.

SANTINO VERNA