Le nostre belle tradizioni

I DUE MESI DEI DEFUNTI AD ATRI

Un tempo ad Atri i defunti erano ricordati particolarmente in due mesi, ottobre e novembre. Se novembre è il mese propriamente dei cari passati all’altra riva, ottobre è preparazione al mese seguente. I mesi dei defunti (non amo chiamarli “morti”, perché diceva Padre Turoldo, è “povertà di linguaggio”, sarebbe come opporre i vivi e i defunti, mentre il defunto è colui che ha finito la funzione, come dice la parola stessa, davanti agli uomini per cominciarne un’altra al cospetto di Dio), erano osservati in S. Spirito e in S. Francesco, anche se la Chiesa atriana propriamente legata alle anime del Purgatorio, era ed è il Santuario Diocesano di S. Rita. In S. Spirito i defunti erano ricordati in ottobre, in S. Francesco a novembre.

Le celebrazioni si svolgevano in orario quasi antelucano, con larga partecipazione di popolo. I fedeli lasciavano presto il letto, aspettando l’apertura della Chiesa, pure con il freddo, tipico di Atri, pur di associarsi alla preghiera. Ovviamente Messa e Ufficio erano segnalate dal suono delle campane. I riti erano curati dai Frati Minori Conventuali e dal Terz’Ordine, in S. Francesco e dal Cappellano e Congrega del Suffragio, in S. Spirito. Quando quest’ultima si spense, continuarono alcuni uomini a pregare l’Ufficio, dietro l’altar maggiore. I vestiti neri con mozzetta e simbolo del sodalizio, invece, erano indossati da figuranti, atriani di ogni età, per le esequie.

Con i cambiamenti epocali, il mese dei defunti rimase solo in S. Spirito, e dalla mattina fu trasferito al pomeriggio. Sempre con partecipazione di popolo, per molti era quasi un pellegrinaggio a S. Rita, giungendo da vari luoghi della cittadina, centro, periferia e campagna. Il mese cominciava dopo la Commemorazione dei Defunti, perché in quei giorni è attenzionato il camposanto, con la visita ai propri cari. La Chiesa di S. Spirito, da tre anni Santuario, è interessata, perché da essa partono sacri ministri e fedeli, per raggiungere il cimitero, dove, all’aperto (o nell’atrio, in caso di cattivo tempo), viene celebrata l’Eucarestia. La cappella non può ovviamente contenere i fedeli delle tre parrocchie cittadine.

Per tutte le sere in S. Spirito era presente la schola-cantorum “S. Francesco”, con i componenti quasi tutti passati all’altra riva. Dopo la Comunione, era cantato in latino il “De Profundis” (Ps.129) e “La pace dei santi”, uno dei più popolari canti per i defunti. Per il resto, canti liturgici in latino e in italiano. Un intenso momento di coralità, la festa di S. Cecilia (22 novembre), patrona dei musicisti e della musica, venerata in tutte le chiese, perché ogni edificio sacro ha la musica nel sangue. Il mese di novembre, pur legato ai defunti, incontra tante figure di santità, legate alla tradizione popolare come S. Martino di Tours e S. Caterina d’Alessandria (memoria ripristinata da S. Giovanni Paolo II, nel 2002, anche se facoltativa), eponimi di due Chiese in Atri, una nel contado, l’altra in centro.

Un momento importante per il ricordo dei defunti, quello dei caduti, nella Chiesa di S. Liberatore, il 4 novembre o la domenica più vicina, perché dal 1935 è Cappella votiva. La Chiesa, legata alla badia di S. Liberatore a Maiella, i cui lapidici influenzarono l’arte della Cattedrale atriana, aveva pure il culto del SS. Salvatore, festeggiato fino alla fine del XIX sec.

SANTINO VERNA