LA CHIESA DI SAN FRANCESCO AD ATRI
NELLA POESIA DI ANTONINO ANELLO

Nel centenario della nascita di Antonino Anello, poliedrico artista atriano, ricordiamo il legame con la Chiesa e la schola-cantorum “S. Francesco” dove ha cantato per più di tre quarti di secolo. Un’esperienza cominciata in Cattedrale, ma subito passata alla Chiesa con eponimo il Patriarca dell’Ordine Serafico.

Nascita in terra e nascita al Cielo del Maestro Antonino hanno date francescane, il 5 ottobre e l’11 febbraio. Antonino nasce il giorno dopo S. Francesco, nell’ottava del Santo Poverello, ovvero nel prolungamento di otto giorni della solennità. E muore nella festa della Madonna di Lourdes, patrona della Custodia di Assisi, ovvero la giurisdizione comprendente la Basiliche di Assisi, il Collegio Missionario Teologico e il Santuario di Rivotorto.

La prima poesia dell’antologia “Lu ttavette” non è ambientata in S. Francesco, ma in Cattedrale. In compenso la schola-cantorum è in trasferta, come avveniva in tante occasioni. E la prima persona in ordine di apparizione è un Conventuale, promosso Provinciale. Tonino lo chiama proprio così, in un anno indefinito appena dopo il Concilio, quando la dicitura coniata da Innocenzo IV nel 1250 per i figli di S. Francesco, inorgogliva gli stessi, essendo più marcata la distinzione fra le tre famiglie del Primo Ordine.

Ancora con la corale in trasferta è “Na jurnate de meravije”, con location Pettorano sul Gizio, dove erano presenti i figli di S. Francesco. La comunità lasciò Pettorano, nello stesso periodo delle soppressioni dei Conventi di Atri, Penne e Tagliacozzo. La gita a Pettorano è imago brevis di tante rimpatriate della corale, come quella a Rigopiano, nella festa della Madonna del Carmelo o Roccamontepiano, per festeggiare S. Rocco, secondo la leggenda presente in quel paese del Chietino, perché amico del feudatario del luogo.

Il rinnovamento conciliare, con l’introduzione delle Messe beat lo incontriamo ne “Li trumbune sfiatite”, in una quartina “La Chise s’ha ggiurnate/de vicchi ha levate ogne cose/ funziune e cante trapassate/ pure li musiche de Perose”. Il Maestro tornava ai vecchi tempi, quando la domenica era in cantoria, dietro l’altar maggiore, nella gremitissima S. Francesco. Il clou era registrato alla novena dell’Immacolata, dal 29 novembre all’8 dicembre, con i fedeli in piedi nelle cappelle laterali. Il momento più emozionante il “Tota Pulchra” di Borroni, eseguito in molte Chiese dei Frati Minori Conventuali, ancora oggi nella Basilica Inferiore di Assisi, al Santo di Padova, in Osimo e ai SS. XII Apostoli.

Una poesia è dedicata a Fra Gennaro, oblato conventuale di Notaresco, per tanti anni a servizio del Convento di Atri: “A lu Cummente/ Fra Gennare/ ere lu frate de la Pruvvidenze/ se carecheje nde nu sumare/armbieje cantin’ e credenze”. Dimesso il saio nero, alla partenza dei frati dalla città dei calanchi, Gennaro abitava nei pressi di S. Francesco, e partecipava alle celebrazioni nell’amata Chiesa.

Fra Gennaro torna nella poesia “Lu zuffele a lu tezzone”, quando mette un disco dietro l’altare. Tonino seguiva in presa diretta l’operazione assieme a due cantori. Verso la fine del componimento, sottolinea la soppressione del Convento di Atri.

Antonino Anello ha avuto la gioia di cantare in S. Francesco, nella seconda giovinezza canora, soprattutto dal 2004 al 2008, quando la Cattedrale venne chiusa per gli ultimi grandi restauri. Felice coincidenza la solennità dell’Immacolata del 2004, 150° del dogma, difeso dai Frati Minori Conventuali, si svolgeva interamente in S. Francesco, con il simulacro, vestito della solenne dalmatica (opera delle Figlie di S. Giuseppe di Rivalba, operanti a Pescara e ora a Chieti), portato da S. Reparata, con tanto di baldacchino. La liturgia non aveva l’atmosfera della Cattedrale, con il ciclo pittorico più importante del tardogotico abruzzese e le linee gotiche degli archi, ma il grembo dei ricordi di S. Francesco.

SANTINO VERNA