TRADIZIONI E DEVOZIONI POPOLARI

SANT’AGNESE TRA ATRI E PINETO

La triade calendariale postnatalizia in Abruzzo, sotto il profilo etnodemologico, è composta da S. Antonio Abate- S. Sebastiano- S. Biagio. Il periodo è intervallato dalla festa di S. Agnese vergine e martire romana, venerata soprattutto nelle due Basiliche dell’Urbe, Nomentana e Piazza Navona, rispettivamente con le specificazioni di “fuori le mura” e “in agone”.

Nella diocesi di Teramo-Atri la Santa è titolare di due parrocchie: Corropoli, famosa soprattutto per la torre campanaria quadrangolare, sormontata da tamburo ottagonale, coperta da cuspide conica (in luogo del fastigio in ferro battuto a protezione di ulteriori campane, tipico del Chietino), e quindi per le quattro torri gemelle (Atri, Campli, Corropoli, Teramo) e Pineto, edificio certamente meno famoso, perché ha appena 80 anni di vita.

Ad Atri S. Agnese fu immortalata nel coro del Delitio della Cattedrale, in un programma iconografico che predeva un santorale universale e locale. Agnese è modello della gioventù, esempio di purezza e fortezza nella testimonianza. E’ raffigurata nell’iconografia tradizionale, con l’agnello in braccio, per via del nome, indicante innocenza e purezza.

Anche il monastero di S. Chiara dispone di un’immagine della martire romana, questa volta a tutto tondo. La Santa era venerata soprattutto nell’ambito dell’Azione Cattolica femminile. Tanti anni fa fu realizzata una semplice rappresentazione sulla vergine, presso il Teatrino Mandocchi, con l’organizzazione delle Figlie dei SS. Cuori di Gesù e Maria, meglio conosciute come Suore del Ravasco, dal cognome della fondatrice, beatificata nel 1993. Anche se in Atri sono chiamate spesso, per metonomia, Suore di Mandocchi, in vernacolo “Mannocche”. Ad impersonare la Santa fu chiamata Maria Brunelli, trasferitasi dopo l’ultima guerra mondiale a Pescara, molto devota di S. Rita, tanto da esserne la fedele custode dell’altare nella chiesa di S. Antonio della città dannunziana, dove ogni anno il 22 maggio, viene celebrata una liturgia solenne con la supplica a S. Rita e la benedizione e distribuzione delle rose.

Il 21 gennaio, in Atri, quando c’erano le Figlie della Carità, alter ego delle Suore di Ravasco, veniva festeggiata Madre Agnese Taralli, Superiora dell’Istituto, la più famosa vincenziana nella città degli Acquaviva. Alla festa, presso l’istituto nel quarto S. Croce, accorrevano le orfanelle, i bambini della scuola elementare, le dame di Carità, tanti atriani e i poveri che avevano in “Mamera” (così era affettuosamente chiamata, storpiando il nome che le suddite, in francese, davano alla Superiora in segno di filiale obbedienza), una madre, una guida, un soccorso. I bambini preparavano recite e imparavano poesie, come era tradizione in occasione degli onomastici di persone benestanti, perché i compleanni all’epoca non erano tanto di moda. L’onomastico, perché abbinato ad un mistero del Signore, della Madonna o più spesso alla festa di un Santo, era occasione per ricevere qualche dono dal festeggiato e Madre Agnese dispensava sempre caramelle ai bambini.

Madre Agnese morì nel 1956 e fu pianta da tutta la città di Atri. Le allieve dell’istituto ne hanno curato recentemente la lapide presso il camposanto, accanto alle clarisse e alle cisterciensi. La festa di S. Agnese pertanto in Atri, specie nelle persone più avanti negli anni, è associata all’Istituto Ricciconti.

Protettrice della vicina Pineto, quando il borgo rivierasco erano poche case con il nome di Villa Filiani (lo stabile eponimo si trova a due passi dalla stazione ferroviaria e dalla chiesa di S. Agnese), la cappella di famiglia dove veniva celebrata la Messa per i pochi abitanti aveva il titolo dell’Immacolata Concezione. Nel 1926 fu posta la prima pietra, con il progetto dell’ing. Arturo De Falco. La facciata riecheggia lo stile romanico, tanto in voga in quegli anni, come possiamo vedere nelle tre coeve chiese pescaresi di S. Cetteo (Cattedrale), Sacro Cuore, S. Antonio. Un parallelo tra il romanico e il neoromanico è stato sottolineato dalla Prof.ssa Mariadele Bucciante, docente di storia dell’arte fino al pensionamento al liceo “G.D’Annunzio” di Pescara e consorte del grecista Prof. Zopito Di Tillio, vice- preside del medesimo liceo e autore di diverse pubblicazioni.

La chiesa di S. Agnese fu aperta nel 1935 e tre anni dopo divenne Parrocchia, per volere dell’allora Vescovo di Atri e Penne e ultimo Pastore delle due Chiese, Mons. Carlo Pensa che ricavò il piviere dalle contigue parrocchie di S. Silvestro in Mutignano, S. Maria nella Cattedrale di Atri e S. Marina in Casoli, affidandola a Don Romualdo Paolino De Ascaniis, passato dall’Osservanza al clero diocesano. Il 21 gennaio è pertanto la festa patronale di Pineto, e nonostante il freddo invernale che tocca maggiormente Atri, le celebrazioni sono molto sentite dai pinetesi e dagli abitanti dei paesi vicini.

Con una processione si riversano gli altri quartiere del lido: Corfù, Fiori e Villa Ardente, ognuna con un Santo protettore, rispettivamente S. Gabriele dell’Addolorata, S. Anna, S. Giuseppe. Questi vengono però festeggiati in estate, come avviene per l’altra festa della Parrocchia di S. Agnese, Maria Santissima, nella domenica che segue la Solennità dell’Assunzione.

A S. Agnese è dedicato il coro parrocchiale che anima le liturgie nella chiesa eponima. Nel giorno della festa è spesso presente il Vescovo diocesano, affiancato dal Parroco Canonico Guido Liberatore, Vicario Foraneo e dai sacerdoti diocesani e regolari della forania di Atri. Nella chiesa vi ha celebrato un gran devoto della martire romana, per esser stato alunno e componente più tardi della Commissione, dell’Almo Collegio Capranica (seminario eretto prima del Concilio di Trento, quindi ante-litteram) che l’ha per patrona: Mons. Antonio Iannucci, Arcivescovo di Pescara- Penne, su invito dell’indimenticabile Don Giovanni Di Domenico, secondo parroco in ordine di tempo di S. Agnese.

Nel programma civile, la fiera, quasi un’edizione invernale del mercatino che invade le vie principali di Pineto con il concorso dei tanti commercianti locali e il ballo della pupa, evergreen di tante feste popolari della regione.

La festa è collocata nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio). Ancora entra pienamente nella nostra mentalità, a volte intrisa di provincialismo, ma occorre riscoprirla non soltanto attraverso i sussidi che vengono di volta in volta forniti dagli uffici competenti, ma anche attraverso tanto materiale conoscitivo che ci aiuta a scoprire e amare tanti fratelli di confessioni diverse.

SANTINO VERNA