ANTONIO CENTORAME A DIECI ANNI DALLA DIPARTITA

Ricordiamo a dieci anni dalla dipartita Antonio Centorame, titolare di azienda agricola, contradaiolo di Capo d’Atri, nella seconda metà del XX secolo. Nato a Treciminiere nel 1931, da Levi e Concetta Parente, aveva quattro fratelli, Giovanni, Vincenzo, Giuseppe e Michele, i primi due residenti ad Atri, gli altri due nella frazione indicata talvolta nelle carte come “Madonna Addolorata”.

Antonio, dopo l’attività di autotrasportatore, avviò l’attività agricola nelle vicinanze del torrente Piomba, anche se viveva ad Atri, dove nel 1960 aveva sposato, nella Chiesa di S. Nicola, Elvira Del Rocino, esercente dell’omonimo minimarket nei locali terranei di Palazzo Sanguedolce, la cui architettura con il coronamento orizzontale della facciata richiama gli edifici sacri del romanico abruzzese. Ebbero tre figli, Concettina, Giovanna e Pier Luigi, legati, come tutta la famiglia, alle tradizioni popolari cittadine, vissute nei cori folkloristici “A. Di Jorio” di Atri e “Gruppo Ricerche” di Pineto. Senza dimenticare l’attività nel “Teatro Minimo” con drammi sacri e storici, e pieces sempre più innovative.

Antonio ebbe pure parte nell’attività politica locale. Aveva il culto dell’amicizia che trovava acme nelle tante rimpatriate con amici e parenti. Negli anni ’80 all’attività agricola fu affiancato l’allevamento dei pulcini, un lavoro quasi pioneristico sulle rive del torrente al confine con la provincia di Pescara. Potevi incontrare Antonio nel negozio della moglie, dove i generi alimentari erano corredati da una scarna ma efficiente cancelleria. Poco prima dell’apertura dell’esercizio, l’esterno del locale fu fotografato da Alberto Sporys, durante la sfilata dei “faugni”, quando il corteo osservava il percorso inverso delle processioni religiose, pertanto non da Capo d’Atri verso S. Maria, ma da S. Maria verso Capo d’Atri.

Tifoso della Juve, come buona parte dei parenti, Antonio per festeggiare scudetto e coppe, partecipava, per le vie di Atri, al carosello di automobili, come il 16 maggio 1990, quando la Juve di Zoff, prima del passaggio alla Lazio, pareggiò con la Fiorentina, sul campo neutro di Avellino. Fu sufficiente il risultato ad occhiali, come diceva Mario Santarelli (anche lui tifoso bianconero), per il conseguimento della coppa, in virtù della vittoria all’andata. I festeggiamenti erano il momento atteso più del fischio dell’arbitro, e Antonio era il ritratto della contentezza, insieme al drappello di amici, felici della vittoria dei subalpini, forse un po' meno della promozione del Pescara nella massima serie. Antonio non avrebbe mai messo sul balcone accanto all’insegna luminosa del negozio (ora non più esistente), la bandiera biancazzurra, come la maggior parte degli atriani. Ovviamente i caroselli si ripetevano per mondiali ed europei di calcio, questa volta con il tricolore al balcone.

Nel 2003 perse prematuramente la moglie Elvira. Aveva diversi problemi di salute, ma continuava l’attività in campagna e gli incontri con amici e parenti, ad Atri e Treciminiere. Venne a mancare nel clima della festa di S. Francesco e ora riposa, nella cappella di famiglia del camposanto di Atri, dove, dalla vetrata rettangolare si scorgono le campagne e il mare di Atri, luoghi tanto cari ad Antonio, sempre legato al territorio, ricco di fede, tradizioni, umanità e socialità.

SANTINO VERNA