LE SCELTE ORIGINALI DI PAPA FRANCESCO

L’ARCIVESCOVO MENICHELLI CARDINALE: UN GAUDIO PER L’ABRUZZO E ATRI

All’Angelus del 4 gennaio, IIa domenica dopo Natale, Papa Francesco ha annunciato il prossimo concistoro dove saranno creati 15 nuovi cardinali. Due gli italiani a capo di una diocesi residenziale: Mons. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, molto impegnato sul fronte dell’emigrazione e Mons. Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona-Osimo.

Uno sparuto gruppo di atriani lo incontrò forse la prima volta il 27 febbraio 1993, festa (liturgica) di S. Gabriele alle falde del Gran Sasso. Non era ancora Vescovo. Il piccolo gruppo, alla spicciolata, con le automobili, ha la prassi di partecipare alla S. Messa del Transito, alle 6.30, oppure ad una delle tante celebrazioni nel corso della mattinata. La stragrande maggioranza dei concittadini si reca nella Parrocchia di S. Gabriele, nel rione S. Antonio, dove si celebra pure l’Eucarestia nell’ora in cui moriva il giovane Francesco Possenti che da passionista aveva assunto il nome di Gabriele e il cognome religioso dell’Addolorata. Ma c’è pure chi fa l’uno e l’altro, mattina a S. Gabriele di Isola, sera in Atri. Tra le anime presenti, Dora Pelusi, volontaria dell’Unitalsi, morta in un incidente stradale nel 2010. S. Gabriele faceva parte della rosa dei Santuari che puntualmente visitava e serviva nel corso dell’anno.

Quell’anno presiedeva il Card. Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Celebrò con il pastorale del Servo di Dio Amilcare Battistelli, il Vescovo passionista biografo di S. Gabriele. Come segretario concelebrava fra gli altri (presente l’allora Rettore P. Luciano Temperilli) Don Edoardo che spiccava con l’alta statura, il fisico asciutto e il ciuffo di capelli bianchi che illuminava i raffinati lineamenti.

Poche ore prima in Atri si era diffusa la notizia della morte della Signora Albina Torbidone, madre di Don Giovanni D’Onofrio, indimenticabile Parroco della Concattedrale. Due giorni dopo, la nascita al Cielo, del papà, Vincenzo, componente della banda musicale di Forcella.

Sul piccolo schermo Mons. Menichelli comparve in occasione delle esequie di Federico Fellini, con la presidenza dell’amico e conterraneo Card. Achille Silvestrini. La liturgia si svolgeva nella Basilica romana di S. Maria degli Angeli. Intanto era vacante l’arcidiocesi di Chieti-Vasto, per le anticipate dimissioni, per motivi di salute, di Mons. Antonio Valentini, e nessuno puntava sul semisconosciuto prelato originario di Serripola di S. Severino Marche.

L’8 maggio 1994 il Card. Ugo Poletti, Arciprete della Basilica Liberiana e allievo del grande Mons. Gilla Vincenzo Gremigni, di cui fu Vicario e Ausiliare a Novara, si recò a Rapino, per la processione delle “Verginelle”, antica tradizione indagata dai demologi e ovviamente non disse nulla di quanto sarebbe avvenuto un mese dopo, ovvero la nomina di Don Edoardo alla sede primaziale d’Abruzzo, l’arcidiocesi di Chieti-Vasto. Per il Card. Silvestrini fu un gran dolore la partenza dello stretto collaboratore.

La consacrazione episcopale si tenne nella Basilica Liberiana, presieduta ovviamente dal porporato di Brisighella, affiancato dall’Arcivescovo-emerito Mons. Valentini, ormai residente a Pescara, all’ombra della Cattedrale di S. Cetteo e da Mons. Piergiorgio Nesti, Arcivescovo di Camerino-S. Severino Marche. C’erano tanti porporati, prelati e politici a quella solenne liturgia, trasmessa da TRSP, la TV cattolica della Parrocchia di S. Pietro in Vasto, diretta da Don Stellerino D’Anniballe.

Mons. Menichelli si conquistò subito la simpatia dei chietini, per il suo stile sereno e solare, non imbrigliato nei conformismi. Sportivo, amante del pallone, intervistato da Giovanna Trillini nel programma di TV2000 sui Vescovi in luogo di professori universitari, archeologi o grandi luminari, per Chieti si confrontò con Leonardo Vecchiet, illustre cattedratico, ma sempre legato al mondo dell’attività fisica. Le sue omelie sono ascoltate sempre con interesse, perché non sono mai bombardamenti accademici.

Nel 2004, S. Giovanni Paolo II, lo trasferì ad Ancona-Osimo. Non era una promozione perché faceva il passaggio tra due arcidiocesi, anzi tra due metropolie. Qualche chietino, imbevuto di campanilismo, ribadiva che il capoluogo marrucino era più importante della città dorica. Non aveva torto in quanto Chieti è diocesi antica e con vasto territorio e da prima del Concilio di Trento è sede metropolitana, ovvero a capo di diocesi suffraganee. E poi, nelle Marche, come nelle regioni un tempo appartenenti allo Stato della Chiesa, le diocesi sono tante, un tempo troppe, per cui “ab assuetis non fit passio”.

Mons. Menichelli ha curato l’ultimo Congresso Eucaristico Nazionale, con sede in Ancona, concluso da Papa Benedetto l’11 settembre 2011. A volte è prassi, dopo un grande evento ecclesiale, la promozione del Vescovo organizzatore. Anche per Mons. Antonio Iannucci si profilava la berretta cardinalizia, ma l’Arcivescovo di Pescara-Penne volle rimanere nell’amata città per dirigere le numerose opere educative e sociali sparse in buona parte della regione.

Il prossimo Cardinale è assistito da Suor Silvana e Suor Tarcisia, Ancelle dell’Incarnazione. Pertanto ogni giorno guarda un lembo di Atri. Le “fiocchine” hanno servito il nosocomio cittadino per 47 anni, prima quello vecchio nel quarto S. Croce, poi il nuovo nell’ubicazione attuale. Le utilitarie con la targa CH erano l’imago brevis del ruolo di ambasciatrici di Chieti nella città degli Acquaviva.

Per Chieti è il terzo Cardinale dal Concilio Vaticano II ad oggi, dopo Vincenzo Fagiolo e Loris Francesco Capovilla. Entrambi sono stati in Atri, il primo già con la porpora, il secondo, da Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto (perché di Loreto sulla “carta” non lo fu mai). Mons. Menichelli sarà venuto qualche volta nella città dei calanchi, ma molti non vi hanno fatto caso. Un sacerdote come tanti, dall’abbigliamento scuro, senza la coda di segretari e accompagnatori, magari con vettura segmento-medio.

E sarebbe bella la sua visita da Cardinale, perché ad Atri l’arrivo di un porporato è sempre una festa. Non per nulla anche ai nostri giorni continua la consuetudine dello zucchetto rosso, mutuata da Penne, del Vescovo di Teramo-Atri quando celebra nella Cattedrale di S. Maria in Atri.

E sabato 14 febbraio Atri si associa alla gioia dei chietini e degli anconetani, per una festa del Medio-Adriatico, concisa locuzione per dire l’Italia Centrale, guarda caso con lo stesso nome di Atri.

SANTINO VERNA