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- Pubblicato Sabato, 03 Gennaio 2015
- Scritto da Santino Verna
UN POLIEDRICO ARTISTA CON IL CANTO NELLE VENE
CANTORE DA OTTANTA ANNI: ANTONINO ANELLO
Il poliedrico artista atriano Antonino Anello compie 80 anni di attività canora, avendo iniziato a cantare nel 1935. Autore di commedie, attore, regista, poeta in vernacolo, l’artista è anche raffinato basso dei cori di Atri. L’affetto per l’attività ceciliana compare sin dalla prima poesia nella raccolta “Lu ttavette” (1977), con “Lu sugne”, ambientato nella Cattedrale di Atri dove ebbe inizio il ruolo di corista.
Fu Mons. Aurelio Tracanna, giovane sacerdote, Rettore di S. Giovanni e più tardi Parroco di S. Nicola e Arcidiacono del Capitolo a reclutare un gruppo di ragazzi per rinverdire il canto liturgico nella città degli Acquaviva. Da sempre il Duomo di Atri aveva avuto una magnifica cantoria, e il XX secolo è stato particolarmente fecondo, per la direzione di Antonio Di Jorio, subentrato a Tobia Perfetti, partito per il Brasile, dove fu insegnante, sempre di musica.
Poco tempo dopo Anello cominciò a cantare, con i compagni del gruppo di Don Aurelio, nella chiesa di S. Francesco. Il 19 marzo 1936 erano tornati i suoi figli, particolarmente legati all’arte ceciliana, per il decoro della liturgia. Valenti frati all’organo e alla direzione portarono avanti la schola cantorum che divenne il coro della cittadina, con il servizio anche alla Cattedrale, in occasione di ricorrenze calendariali (es. Venerdì Santo) o eventi occcasionali, come l’ingresso del Vescovo Gilla Vincenzo Gremigni, l’8 dicembre 1949. Per la schola dei frati l’evento era corredato dalla partenza di Bertino D’Arcangelo, pezzo forte della compagine canora, e presente nelle poesie di Anello, diretto in Venezuela.
Nel 1946 per Tonino inizia la stagione dei cori folkloristici. Con il m° Gino De Petris, direttore della banda cittadina, fa parte del coro “Hatria” e l’attività canora si sposa felicemente con quella teatrale. Ma il momento clou sarà il coro folkloristico “A. Di Jorio”, quest’anno in festa per i 40 anni di attività. E’ il coro con cui Anello fa il giro dell’Europa, divertendo gli spettatori con la poesia dialettale, gli sketch e il canto popolare o d’autore abruzzese. Il poliedrico artista ha cantato con i tre direttori della prima parte della compagine, Glauco Marcone, Alfonso Bizzarri e Concezio Leonzi, quest’ultimo tuttora maestro e direttore dell’archivio-museo “A. Di Jorio”.
Suo numero è il S. Antonio Abate, con l’interpretazione di Umberto Sacripante nella parte del fondatore del monachismo e Tonino nel ruolo del diavolo. Come il suo omologo marrucino, Raffaele Fraticelli il quale però non usa propriamente la sua voce, ma la caratterizzazione di zì Carminuccio, entrato nelle case abruzzesi attraverso la radio, Anello si è cimentato nell’antica rappresentazione musicata sulle tentazioni di S. Antonio. E ha pure scritto il testo di un S. Antonio, con la musica di Stefano Bizzarri, fisarmonicista del coro cittadino, accolto nel repertorio del medesimo, quando ormai la tradizione passava dalla soluzione itinerante nelle case delle famiglie facoltose a quella attuale, corredata dalla cena tra amici, senza la fretta di andar via per ripetere il rito nelle dimore successive.
Con il coro folkloristico Anello fa pure canto sacro, soprattutto in tre occasioni annuali, sempre in Cattedrale: l’Immacolata Concezione, il Te Deum di fine anno, la solennità di S. Reparata, emotivamente meno sentita di S. Rita, ma in compenso sempre con la presenza di un Vescovo. Sono anni indimenticabili per l’antica diocesi di Atri: la peregrinazione della Madonna di Fatima (1978), il Congresso Eucaristico Diocesano preceduto dalla missione popolare (1985), la storica visita di S. Giovanni Paolo II, l’unico Papa venuto in Atri felicemente regnante.
Nel 1987 l’uscita dal coro folkloristico, o meglio il ritorno ai cori sacri. La parte di più esperienza lascia il coro “Di Jorio” e presso la chiesa di S. Giovanni viene istituita l’Academia Baptistiana, dove Tonino è uno degli autorevoli componenti. La prima animazione liturgica è la festa della Madonna del Rosario di quell’anno, con la Missa Pontificalis di Lorenzo Perosi. Ma già il triduo ha la presenza dei cantori meno giovani, per l’animazione della Messa.
Rinasce poco dopo il coro “S. Francesco” e per il poeta dialettale è la seconda giovinezza canora. Addirittura con l’animazione nella Basilica Superiore di Assisi, con la direzione del m° Glauco Marcone. Nel coro avvengono avvicendamenti. Alcuni cantori passano a miglior vita, i fratelli Modestini, Enrico e Mario, Francesco Romano e il fratello di Tonino Anello, Gino. E muore a Pessano, nell’hinterland milanese, l’altro fratello Mario, fisarmonicista, presente in tutte le feste paesane ad Atri.
Nel 1999 Tonino Anello diventa componente della corale cittadina, trasferita virtualmente da S. Francesco alla Cattedrale, anche per l’animazione delle celebrazioni del Grande Giubileo, perché la Cattedrale di Atri è una delle tre chiese diocesane per lucrare l’indulgenza. E per la prima volta la schola cantorum anima la liturgia della S. Messa dell’apertura della Porta Santa nei Primi Vespri dell’Assunzione.
Il canto Tonino l’ha proprio nelle vene. Durante una celebrazione esequiale nella chiesa di S. Nicola, si trovava nei pressi della sacrestia con un componente, ma non della prima ora, del coro cittadino. Mancava la schola, e in Atri, dove musica e canto sono scritti a lettere cubitali nella storia e nella cronaca, la sua assenza si scorge in un batter d’occhio. Era appena finita la preghiera dei fedeli, i due si mettono d’accordo e viene intonata “Guarda quest’offerta”. La voce baritonale di Anello fece da guida all’intera assemblea che diede un tocco maggiore al funerale.
Ricordare gli 80 anni di attività canora del maestro Antonino Anello significa rivivere anni meravigliosi dell’era contemporanea di Atri. E’ vero, ci sono gli anni di guerra, ma poi un periodo di ricostruzione e di stabilizzazione che ci hanno aiutato a capire sempre di più la bellezza e i tesori artistici e antropologici di Atri, città d’arte, ma non solo sul cartello stradale.
SANTINO VERNA