IL NOME DA UNA ANTICA FAMIGLIA, TANTE LE STORIE CHE SI INTRECCIANO IN UN TIPICO ANGOLO DI ATRI

All’ombra della chiesa di S. Caterina (vulgo S.Agostino) sorge Vico Troli, il cui nome potrebbe far pensare a Troilo, figura epica riesumata nel Rinascimento o al Vescovo di Penne e Atri Troilo Agnesi. Oppure ad Ettore Troilo, protagonista della storia contemporanea abruzzese e del periodo bellico.

 

Troli era una facoltosa famiglia atriana, oggi estinta. Il vicolo è legato soprattutto alla famiglia Angelini, con Silvestro, gestore dell’esercizio delle sigarette comprate dai maestri della vicina scuola nella seconda metà dell’Ottocento, Don Emidio, Parroco di S. Nicola nel periodo tra le due guerre mondiali, il fratello Avv. Alberto Nicola e la consorte la Signora Lavinia Pierangeli.

Don Emidio, immortalato dal cav. Domenico Zincani, mentre benedice una vettura rivestito di cotta e stola, in una foto esposta nella mostra del 1990 presso l’allora erigendo Museo Archeologico, era un sacerdote zelante e simpatico ricordato anche per una discussione con un parrocchiano desideroso di imporre al figlio un nome non corrispondente ad un Santo. Si arrivò ad un compromesso. Al bimbo fu imposto il nome di un Santo e il papà continuò a chiamarlo con quello desiderato. Tra i chierichetti il Dott. Gaetano (Nino) Lauri, medico umanista, richiamato da Pescara nella cittadina dell’infanzia dai pazienti e dalle attività culturali. Gli subentrò Mons. Aurelio Tracanna.

L’Avv. Angelini aveva il culto dell’amicizia. Nei pomeriggi invernali radunava colleghi e compari per il gioco delle carte. Ovviamente senza giocarsi il patrimonio. La Signora Lavinia, profondamente religiosa, promosse la devozione a S. Teresa del Bambin Gesù nella chiesa delle clarisse. Ogni anno si teneva il triduo. Sull’altare dei SS. Lorenzo, Stefano e Pietro da Verona fu collocato un ovale con la Santa patrona delle missioni. Attualmente vi è un Crocifisso, ma S. Teresina non è stata dimenticata, anzi il suo culto è stato rinverdito da Papa Francesco. L’aristocratica, con radici nella provincia di Pescara, promuoveva pure il Terz’Ordine dell’Addolorata, presente in Cattedrale e in S. Chiara, con la direzione di P. Bernardino Piccinelli, ricordato per l’aiuto offerto agli ebrei durante le persecuzioni razziali. Era Parroco del Sacro Cuore in Ancona e il capoluogo marchigiano ha diversi cittadini di ascendenze giudaiche, e da qui il detto riferito alla vicina Senigallia: “Chi è di Senigallia, mezzo ebreo e mezzo canaglia”.

Tre i sottofondi acustici di Vico Troli: le campane, le serate dell’arena ACLI e gli schiamazzi all’alba dell’Immacolata. Si odono perfettamente i sacri bronzi della Cattedrale, ma anche i “dischi” di S. Gabriele, con motivi sia del ciclo calendariale (Natale, Pasqua, festa del Santo patrono etc.), sia di quello biologico, ovvero le esequie. Se sei nei vicoli dei vasari non senti bene le moderne campane della Parrocchia della periferia Sud, mentre a Vico Troli ti pare di essere a due passi da S. Gabriele, con i giochi del vento.

Le serate delle ACLI, tipicamente estive, diffondono tanta musica e presentazioni varie. Ricordiamo lo storico presentatore Prof. Tommaso Antonelli, docente per lunghi anni all’ITC “A.Zoli” di Atri e peraltro annunciatore del coro folkloristico cittadino. Per alcune edizioni la presentazione era affidata a Jimmy Alberti, genovese trapiantato nel quarto Capo d’Atri, con qualche apparizione nelle TV commerciali abruzzesi. Sapeva fare l’imitazione di Sandro Pertini e aveva qualche difficoltà quando doveva presentare qualche canzonetta regionale. Una sera cantava Gino Anello, indimenticabile tenore atriano e componente dei cori folkloristici e sacri della cittadina, e due ragazzi si misero a giocare, lanciandosi il pallone, nello spazio libero dell’arena. Jimmy sbucò dal palco e richiamò i due improvvisati calciatori. Quando Gino finì l’esecuzione del brano con la sua professionalità e il suo stile, l’animatore ligure prese il microfono e fece il bis del richiamo.

Gli schiamazzi dell’Immacolata, alle prime luci dell’alba, riguardano Vico Troli perché vi arrivano tanti giovani, reduci dalla “nottata” nella periferia Sud. E’ finito il tempo in cui si andava a dormire poco dopo la mezzanotte per svegliarsi alle 4. A quell’ora circa si alza un solerte partecipante dei riti dell’Immacolata, Roberto Modestini, residente in Vico Troli e si riversa lungo Corso Elio Adriano, per aspettare l’arrivo della banda e l’accensione dei “faugni”. Si sente l’assenza di Peppino Antonelli.

In Vico Troli è Palazzo Mazziotti, altra famiglia facoltosa di Atri, ricordata per il lanificio e il pastificio. La casa è ora abitata dal rag. Vittorio, la cui formazione si è compiuta anche in Umbria, dove torna ogni anno con la famiglia per il raduno dei convittori. Tra questi Michele Fiore, custode del Santuario della Spogliazione, ovvero l’antica Cattedrale di Assisi. Vittorio è stato componente del coro “Hatria” e il suo repertorio comprende tanta musica di allora. E’ lo storico cantore di “Serata sotto le stelle”.

Quasi alla fine del vicolo è casa Perfetti, dimora di artigiani-artisti di lontani origine toscane, trapiantati in diversi punti d’Abruzzo. Vi abitò Tobia Perfetti, diplomato al Conservatorio di Pesaro ed esecutore delle prime Messe dopo la riforma di Papa Sarto nel 1903, nella Cattedrale di Atri. Era titolare dell’organo di S. Caterina e precedette l’astro di Antonio Di Jorio, prima di trasferirsi in Brasile. Ora vi abita Pino, anch’egli con la passione della musica e pittore con la predilezione dei paesaggi. Ha ritratto un angolo della costa barese, dove lo ha portato il suo pluriennale impegno nella locale sezione di “Italia Nostra”.

Non è un vicolo propriamente cieco, perché ha un’apertura sulla destra, Vico Grue di Via R.Cherubini. Il lungo nome serve a non confonderle dall’altro Vico Grue (in questo caso di Via P. Baiocchi), questo sì vicolo cieco, porticato, nel quarto S. Croce.

SANTINO VERNA