DOPO I "FAUGNI": UNA PROVOCANTE RIFLESSIONE

LA NOTTE DEGLI ECCESSI RINCORRENDO LA NOTTE DEGLI ALTRI

Archiviata la parentesi" Faugni," con una presenza senza precedenti di visitatori, la cui metà intorno alle due di notte non ricordava nemmeno piu' il proprio nome e che giorno fosse, causa eccesso di stato di ebrezza premeditato, faccio una breve riflessione sull'evento storico.

Sono perfettamente d'accordo con l'amministrazione comunale nel preservare questo rito pagano che ci tramandano i nostri avi, la lunga storia che essa porta con se e il suo fascino che non trova eguali in Abruzzo e forse in Italia. Grazie al Gal, il cui nome potrebbe farci pensare al Re del pollaio, ma in realtà si tratta del Gruppo Azione Locale, con tanto di consiglio di amministrazione e fondi europei, tanti, da gestire per promuovere "aree rurali emarginate", il nostro comune ha beneficiato di un sostanzioso contributo economico che si aggira sui quarantamila euro per fare una tre giorni di spettacoli, convegni e mostre. Sino a qui nulla da eccepire, fermo restando alcune perplessità sul connubio "transumanza e faugni", a dir poco stridente e senza nesso alcuno. La cosa che non mi trova d'accordo, è il voler trasformare a tutti i costi che questa sana e buona abitudine in una notte di eccessi. Eccedere con il bicchiere, con il volume della musica, con la spregiudicatezza che per una notte, almeno una, puoi scaricare i tuoi bisogni fisiologici dove vuoi e quando vuoi, anche sulla porta di casa di un'abitazione, sfondare il suo portone, chiudere il passaggio pedonale, parcheggiare sui posti riservati ai diversamente abili etc. La lista degli eccessi purtroppo è lunga e credo sia la mamma di tutti i guai che questa tradizione si porta con sè da quando, piuttosto che un rito beneaugurante è diventato un rito insopportabile.

Insopportabile come il posto preso dalla cosiddetta notte bianca, la notte che si festeggia anche a Silvi, Pineto e Roseto. Una notte come tante, dove non occorrono anni, anzi centinaia di anni per fare la "nottata", basta un pò di musica, locali aperti e tutto si illumina di bianco. Atri come Pineto, Silvi e Roseto? Non ci sto! Atri non deve rincorrere la notte degli altri, ha la "sua" notte, quella che da ragazzino mi faceva mettere la sveglia alle cinque, correre in piazza ad aggiudicarsi il falò, robusto e sicuro da stringere tra le mani, percorrere le vie del nostro amato ed invidiato centro storico, annunciare, con scampanellate e musica della banda, "li Faegne!!!".Questa è la mia notte, la notte che non si accende solo con un programma, un cartellone, ma quella che richiama i suoi cittadini e accende il cuore di chi, nel segno della tradizione e della storia, porta con sè il falò beneaugurante, una volta per il raccolto della terra, oggi per la semina di una nuova stagione di valori e civiltà, come si legge nello stemma araldico della nostra città.

Marino Spada