NON SPARATE SULLA SCUOLA CHE AIUTA A PENSARE!

 ELOGIO DEL CLASSICO

Sia dannato il liceo classico. Tutta colpa sua : il degrado del Paese, l’ inconcludenza dei politici, la poca competitività delle aziende. Tutti i mali d’ Italia nascono da qui. Anche se ormai lo sceglie il sei per cento degli studenti ( e per la maggioranza ragazze, statisticamente destinate più a una carriera di insegnanti che a manovrare le leve del potere) è comunque considerato la fucina delle èlite intellettuali di un Paese che ormai, delle èlite e degli intellettuali, pensa di poter fare una cosa  sola: rottamarli. Ed ecco che il rottamatore per antonomasia del nostro Paese, Matteo Renzi, annuncia un’ altra delle sue epocali riforme : quella della “ buona scuola”. Ogni volta che si parla di limiti e di cambiamenti necessari del sistema scolastico il primo imputato è naturalmente lui: il liceo classico.

Basta sparargli contro per conquistare ben più di un quarto d’ ora di attenzione. Ne sa qualcosa Michele Boldrin ( insegna economia a St. Louis) e aspirante riformatore del Paese, anche se il suo progetto di “ Fare per fermare il declino” si è schiantato sul curriculum falso di uno dei co-fondatori, Oscar Giannino. Che per ironia della sorte aveva mentito su tutto tranne che su un punto : aveva la maturità: classica. Ebbene, Boldrin qualche settimana fa ha tuonato contro la “ maledetta cultura del liceo classico” che produce “ mostri politici”. Mostri politici ? Forse ha paura che potremmo incappare in pensatori come Aristotele il quale avvisa che la politica non deve avere per oggetto la ricerca dell’ utile, ma il bene dell’ intero popolo ?  Fatto di un agire pratico secondo virtù e non secondo cinismo. O saranno forse mostri politici quei ” Boldrin” che governano in Europa, i quali, con le loro “ terapie”, hanno incrementato del 43 %  l’ indice della mortalità infantile in Grecia ?  Perché, parliamoci francamente :  da venticinque anni a questa parte (  a partire  dalle riforme della Thatcher in Inghilterra) a dominare il panorama politico europeo è stata quella cultura che ha utilizzato la matematica non, per amore della stessa, ma per ragioni meramente economiche ed utilitaristiche. Non potendo riconoscere i propri errori ( non sono mica scemi ! ) questi saccenti “ neo- illuministi” si scagliano, secondo il solito leitmotiv, contro quel sapere antiquato e ormai superato. 

Contro il liceo classico per la precisione. Cosa può avere di tanto  mostruoso? Questo : insegna che non sempre 2 + 2 = 4. O meglio : deve insegnare anche questo, ci mancherebbe altro, ma il liceo classico va oltre: non stimola lo studente ad adagiarsi sulla risposta giusta, aspettando la pacca sulla spalla, il voto massimo sul registro. La mente che così tira giù la saracinesca. Spesso ci fermiamo al fatto che 2 +2 = 4 . E “stop”. Torniamo a casa soddisfatti.  Ma avere la risposta riduttivamente giusta è la fine ! L'esplorazione, e conseguentemente anche l'educazione e la crescita, finiscono. L'immaginazione si concentra sugli elogi e poco più, e intere dimensioni della realtà vengono ignorate, interi universi rimangono sconosciuti, e quindi anche percezioni alternative di sé. ( ci sono procedimenti matematici che dimostrano infatti che non sempre 2+2 =4 ) .  Non intendo assolutamente con questo articolo fare una musealizzazione del liceo classico, il quale in effetti è ancora legato alla riforma Gentile degli anni venti e a cui serve  una svecchiata. Né sono un estimatore della rigida distinzione tra sapere scientifico e umanistico .

Secondo Platone, non si può essere grandi filosofi senza essere grandi matematici. Ma certamente è inaccettabile l’ atteggiamento  di chi prostituisce il sapere per fini prettamente economici e disumani . Di chi si inorridisce all’ aumento dello 0,1 % del debito di un Paese e non al fatto che l’ 1% degli adulti del pianeta possiede il 44% della ricchezza mondiale. Di chi analizza lo sviluppo di uno Stato secondo astratte regole teoretico – matematiche. Dimenticando ciò che il filosofo e matematico Bertrand Russell aveva detto riguardo la matematica, secondo il quale “ essa è la sola scienza in cui non sai mai di cosa stai parlando, né se quello che si dice è vero”. Tutto allora diventa più interessante. La “ Metafisica” di Aristotele, la Divina Commedia e le poesie di Whitman tornano ad avere un senso: nuove prospettive su tutto quello che sempre è stato, pepite d’ oro che avevamo sotto gli occhi senza vederle. I ragazzi cominciano a rendersi conto che il “ perché” è più importante del “cosa”. E un’ ora di lezione diventa un’ ora molto ben spesa.

Antonio Cerquitelli