PALAZZO CHERUBINI

LO STABILE PRIVATO PIU' GRANDE DI ATRI ABITATO DALLA STORIA E DALLA CULTURA 

Lo stabile atriano più grande dopo il Municipio è Palazzo Cherubini. Pertanto è il palazzo privato più grande sotto il profilo dimensionale della città acquaviviana. Si trova nello spiazzo omonimo, all’ombra della Cattedrale ed è una delle case più appariscenti del paese dal punto di vista architettonico.

I Cherubini appartenevano ad una delle famiglie più facoltose di Atri. Con i Ricciconti, i Guidetti, i Torinese e poche altre famiglie avevano immensi terreni nella campagna atriana e non solo. Tra i poderi ricordiamo contrada Fontecchio, con l’omonima fontana, dove è stata costruita la piscina comunale, inaugurata nel 1991. Erano imparentati con i Sanguedolce, famiglia trapiantata a Mutignano e i Probi, appartenenti all’oligarchia cittadina del Tardo Medioevo. Si distinsero nel XIX sec. Gabriello (versione aulica del nome Gabriele, ora molto più diffuso per il Santo patrono d’Abruzzo, certamente non per D’Annunzio) e Rodolfo (omaggio al figlio più illustre di Atri, missionario e martire della Compagnia di Gesù).

La revisione dell’odonomastica del 1951 assegnò a Rodolfo Cherubini la metà di Via Pomerio, dicitura romana che indicava la separazione tra la parte intramurale, intervallata da più porte, e la campagna. L’altra metà fu dedicata al benefattore e filantropo Domenico Ricciconti con il criterio dello spazio più vicino alla casa natale dell’interessato. Le parti sono divise da Via Macelli, così chiamata per la presenza del mattatoio. Una volta c’era la Porta Ancellaria, demolita per consentire il passaggio alle carrozze che dalla campagna rientravano in Atri.

Palazzo Cherubini ospitò Teodoro Mommsen. Era veramente una casa dove si faceva cultura e grazie a Gabriele Cherubini gli atriani acquisirono notevole consapevolezza dei tesori storici e artistici. Uno studio di quest’ultimo fu sull’altare di S. Anna, in pietra della Maiella, nella Cattedrale di Atri, dove venivano benedette le nozze. Per questo divenne l’altare degli sposi. Con i penultimi lavori di restauro del Duomo (1954-64) l’altare indagato dal Cherubini fu smontato e collocato nella prima campata della navata destra dov’era la cappella della Madonna dei Miracoli (vulgo Beato Nicola) e perse la funzione di luogo per la celebrazione nuziale. I Cherubini gioirono quando la Cattedrale di Atri fu dichiarata nel 1899 monumento nazionale. Pochi anni prima era accaduto per la badia di S. Giovanni in Venere nel comune di Fossacesia che ebbe giurisdizione sulla chiesa di S. Maria “de Hatria”.

Una lastra nello stabile (XIV sec.) ricorda Roberto d’Angiò e il suo precettore atriano, Ruggiero. Atri con gli angioini visse una stagione felice, perché godette un’importante autonomia, come si evince dagli statuti. Pochi decenni dopo sarebbe cominciata un’altra considerevole stagione, con Antonio Acquaviva. Altra memoria angioina è la lastra araldica incastonata sulla porta di S. Giovanni (S. Domenico).

Vincenzo Cherubini, invece, è ricordato per la poesia “Ad Euterpe” in occasione dell’inaugurazione del Teatro Comunale nel 1881. “La vaga figlia di Mnemosine” entrò nel cuore degli atriani che ebbero il tempio laico contraltare della Cattedrale. Purtroppo non tutti potevano recarsi a teatro, in quanto a pagamento, e qualcuno pensò alle modeste dimensioni per renderlo accessibile a pochi. La poesia del Cherubini fu ristampata nel 1981 per il primo centenario del Comunale, alla vigilia del restauro che portò il medesimo ad una migliore funzionalità.

L’ultima Cherubini è stata la Signora Gaetanina, morta nel 2004, moglie di Paolo Filiani, prematuramente scomparso, come il figlio Gian Luca, morto quarantenne, nel 1967. Grande appassionato di calcio, fu tra i promotori della squadra atriana bardata di rossoverde, i colori comunali che vorrebbero essere un omaggio al Risorgimento e all’Unità d’Italia. Don Paolo, com’era affettuosamente chiamato, durante la guerra di Spagna, conobbe Egidio De Luca, papà di Mons. Gianfranco, Vescovo di Termoli-Larino e già Canonico della Concattedrale di Atri e del Geometra Nino, e da Pietranico si trasferì nella città dei calanchi, dove fu per lunghi anni amministratore dei Filiani-Cherubini, dimorando nello stabile dirimpetto all’ingresso secondario della facoltosa famiglia.

Largo Cherubini, talvolta recensito Cherubini-Filiani, corte privata, per l’aspetto raccolto e pittoresco veniva utilizzata per concerti estivi. Nel 1993 fu concretizzata l’idea di Nino Bindi della serata poetica e canora. La kermesse fu battezzata “Poesie e serenate” e furono coinvolti i cantori e i poeti di Atri, con l’accompagnamento dell’orchestra. Una serata “fatta in casa” nel puro stile atriano. Tre felici edizioni. L’aumento del pubblico trasferì la manifestazione il 28 luglio 1996 in Piazza duchi d’Acquaviva, con la partecipazione straordinaria di Raffaele Fraticelli, dicitore storico della RAI di Pescara. Largo Cherubini aveva suscitato l’idea della valorizzazione di tanti angoli minori del paese.

Al palazzo è annessa la torretta dalla quale i Cherubini osservavano i possedimenti terrieri. Uno stile che riecheggia i palazzi aviti del Rinascimento nell’Italia Centrale. Nei locali vi furono alloggiati il commissariato di polizia e la sede INAM (Istituto Nazionale Assicurazione Malattie), prima del trasferimento rispettivamente in Viale Aldo Moro e Via Finocchi.

SANTINO VERNA