MAURIZIO COSTANZO: IL PRINCIPE DEL TALK-SHOW

Il 24 febbraio scorso è venuto a mancare Maurizio Costanzo, uno dei pilastri della televisione italiana. Nato a Roma nel 1938, era originario di Ortona, perché il papà Ugo, classe 1896, era ortonese e per lavoro si era trasferito nella capitale. Maurizio, da ragazzo, trascorreva l’estate a Ortona, e ricordava con nostalgia le feste di S. Tommaso e S. Rocco, quando sfilava dietro la banda musicale, insieme ai coetanei. Era un modo per fingere di appartenere al corpo musicale.

Appassionato sin da ragazzo di mezzi della comunicazione sociale, studiava sin da giovanissimo il primo telequiz di Mike Bongiorno, recandosi con i genitori dagli zii, alla parte opposta di Roma, prendendo tre mezzi di trasporto. Voleva diventare giornalista, e dovette superare l’opposizione dei genitori, perché all’epoca non era considerato il massimo della realizzazione. Avrebbero preferito un medico o un avvocato, ma non un professionista che andava in giro di notte, perchè presto doveva uscire il giornale. Stessa sorte accadde per Indro Montanelli, con papà Sestilio, preside “carducciano” che sognava per il figlio un futuro dietro la cattedra di una classe.

Costanzo dopo il diploma di ragioniere, comincia l’attività giornalistica, in radio, in TV e sulla carta stampata. La consacrazione avverrà nel 1976 con “Bontà loro”, un nuovo modo di fare televisione, la nascita del salotto televisivo. E tra gli intervistati ci sarà pure Giulio Andreotti. Prende parte a diversi spot pubblicitari, per una ditta di camicie, e diversi lo imitano con la camicia senza cravatta.

Nel 1982 dà vita al più longevo talk-show del piccolo schermo, “Maurizio Costanzo Show”, su Rete 4, quando era ancora del Gruppo Mondadori. Lo show, trasmesso in tarda serata e replicato la mattina seguente, ha ospitato diversi personaggi della politica e dello spettacolo, ma anche tanta gente comune. Ha consentito l’incontro del Nobel con la casalinga di Voghera, o per par condicio, con il plurilavoratore di Tortona. Nell’Abruzzo tanto amato da Costanzo, si sarebbe detto il capostazione di Alanno. Nel talk-show dell’allora Fininvest furono lanciati diversi talenti, come Nik Novecento, alias Leonardo Sottani, prematuramente scomparso nel 1987 e Vittorio Sgarbi, chiamato dall’anchorman ortonese, nella veste di critico d’arte. Ma il conterraneo di Previati cominciò a parlare di politica e diede ragione al ritornello di un allievo di Lionello Venturi, il quale sottolineava la natura ibrida della storia dell’arte.

Da ultrasettantenne Maurizio Costanzo, tifoso della Roma, impegnato nel sociale, nella lotta contro la mafia e nella difesa degli animali, è tornato al vecchio amore, la scatola sonora, con “L’uomo della notte”, un po' più tardi del “Maurizio Costanzo show”. Per chi aveva problemi d’insonnia o doveva lavorare nel pomeriggio, era gradevole quel dormiveglia con il giornalista ortonese che salutava i radioascoltatori con la voce del mese corrente, affiancato da Elisabetta Grande e Gianni Fazio. In quegli anni, fu editorialista del “Corriere dell’Umbria”.

Conoscitore di Ennio Flaiano, ebbe modo di conoscere il Dott. Edoardo Tiboni, storico Redattore Capo della RAI di Pescara e patron del premio intitolato all’alter ego pescarese di D’Annunzio. Il direttore vastese, accompagnato dalla figlia Carla, andò da Costanzo, e fu lieta la conversazione sulla regione non lontana dalla capitale. Tra i collaboratori di Maurizio, nella redazione dell’Occhio, giornale ricordato solo per i primi vagiti, Girolamo Cozzi, poi redattore della RAI di Pescara.

Se ne è andato un altro pezzo del giornalismo italiano, il principe del talk-show (=spettacolo di conversazione) che ha raccontato pregi e difetti della penisola, nella seconda metà del XX secolo.

SANTINO VERNA