QUANDO LA MUSICA ESPRIME IL CALORE DELL'ANIMO POPOLARE

MARISA, LA MARCIA DEI FAUGNI

ATRI - È passata alla storia come “La marcia dei Faugni”. In realtà la marcia intitolata “Marisa” che da cinquantacinque anni ascoltiamo all’inizio della sfilata dei Faugni, antica manifestazione che si svolge da secoli ad Atri all’alba dell’8 dicembre in onore della Madonna Immacolata Concezione,  non è altro che una marcia militare composta nel 1959 da Giustino D’Alessandro, suonatore di clarinetto in varie bande abruzzesi, con la passione per la composizione di marce per banda. Mai avrebbe immaginato, il musicante chietino che sarebbe passato alla storia proprio per quella marcia, composta per rallegrare le piccole feste di paese e non, come si crede, per la nota manifestazione atriana. In verità “Marisa” (spesso le marce per banda portano il titolo di nome di donna) è una composizione assai modesta, se la si confronta con le grandi marce “storiche” come A tubo, Squinzano, Inglesina, Silvi in festa, Fantastica, solo per citarne alcune, frutto della genialità di noti maestri che hanno segnato l’epoca d’oro delle bande, in particolare quelle abruzzesi e pugliesi, da sempre le migliori d’Italia (Pietro Mascagni, l’indimenticato autore della “Cavalleria rusticana” definì la gloriosa Banda di Chieti diretta dal maestro Domenico Valente “La più importante banda d’Italia!”). La tradizione bandistica voleva che la sfilata dei faugni venisse accompagnata anche da due canzoni abruzzesi del Maestro Antonio Di Jorio: Lu Parrozze e Caruline (la prima composta nel 1919, la seconda nel 1928). Il grande compositore di Atessa, che compose anche tanta musica per banda e che diresse anche la banda di Atri negli anni ’20, intuì che per accompagnare la sfilata dei faugni le melodie “popolari” avrebbero rallegrato maggiormente l’animo del popolo in festa, forse più che le marce sinfoniche, adatte più alla cassa armonica che ai vicoli e le strade del paese. C’è di più: quelle canzoni popolari a tempo di marcia le conoscevano tutti, allora, perché cantate dagli atriani nelle più svariate occasioni della vita quotidiana: feste di piazza, convivi privati. Finanche nella fabbrica di liquirizia “le conciarle” cantavano le canzoni di Jorio. Italiano Tuzi, buon clarinettista di origini marchigiane che gestiva il Caffè sotto i portici del Corso, in prossimità delle Maggiolate, si recava col suo clarinetto presso la fabbrica di De Rosa per insegnare alla conciarole le primizie canore del Maestro Di Jorio. Ecco che le canzoni-marce venivano eseguite non solo dalla banda, ma intonate anche dal popolo in corteo. Quella sì, che era una festa autentica, semplice e spontanea, in cui la musica collettiva esprimeva l’essenza dell’animo popolare. E anche “Marisa” faceva la sua parte!

Concezio Leonzi