PALAZZO MAMBELLI

DON ARIODANTE E GLI IDEALI MAZZINIANI:
UNA PAGINA VIVA DEL RISORGIMENTO ATRIANO

L’unico palazzo privato nel vero senso della parola in Piazza Duomo è Palazzo Mambelli, risalente alla metà del XVIII sec. anche se ha subito rimaneggiamente nei tempi successivi. L’ingresso è in Via Card. Cicada, ma la parte architettonicamente più interessante è a sinistra della Cattedrale, con la fuga di archi a tutto sesto e il portico chiamato appunto “Mambelli”.

L’odonomastica non si ferma alla famiglia, perché esiste Piazza Ariodante Mambelli, il figlio più illustre della medesima, nel rione S. Antonio. E’ la piazza di S. Gabriele dell’Addolorata. Al celebre atriano fu intitolato il ginnasio inferiore, dove insigne esponente fu il canonico umanista Luigi Illuminati. Con l’avvento della scuola media unica (1963) la città degli Acquaviva ebbe due istituti statali di questa categoria: la “Felice Barnabei”, erede dell’avviamento industriale e la “Ariodante Mambelli”. Tra le due scuole ci fu sempre una bonaria rivalità e chi non conosceva la storia e l’opera del filosofo mazziniano, identificava il cognome Mambelli subito con l’istituto approdato in Via Finocchi.

La “Mambelli” avendo insegnanti quasi tutti provenienti da Atri, a differenza della dirimpettaia pullulante di docenti forestieri, vantava di essere migliore perché non si perdevano lezioni quando nel paese dei calanchi scendeva la neve. Anche per uno scherzo della denalità, le due s.m.s. si sono fuse e si è giunti alla scuola “Mambelli-Barnabei”, dando la precedenza anagrafica al filosofo atriano e assegnando il secondo posto all’archeologo di Castelli. La nuova denominazione sembra una partita di calcio, auspicata da diversi studenti.

Ariodante Candeloro Mambelli era nato in Atri il 2 febbraio 1819 e gli fu imposto come secondo nome Candeloro perché nato nel giorno della Purificazione di Maria, particolare per gli atriani in quanto erano stati salvati in quel giorno da un terremoto, per intercessione di S. Reparata. Ai tempi di Don Ariodante, ma anche dopo, veniva esposto in Cattedrale il busto argenteo della protettrice, della quale si ricorda più la protezione dal sisma che la respinzione dei Saraceni. Proveniente da una facoltosa famiglia che disponeva di tanti terreni nel contado atriano, si formò nel Seminario cittadino, vicino al momento di gloria nella seconda metà del XIX secolo. Imbevuto di ideali mazziniani, ebbe rapporti epistolari con la figura di riferimento dei repubblicani ed ebbe, ovviamente, problemi con il Vescovo. Filosofo e matematico, il suo pensiero influì sul giovane Pietro Baiocchi, unico abruzzese della spedizione garibaldina dei Mille.

Fu docente a Lucera, all’epoca capoluogo della Capitanata o Daunia, e concluse la giornata terrena nl 1890. Le esequie furono celebrate con gran pompa in Atri e magnifiche furono le orazioni celebrative. Il suo nome fu imposto al nipote, padre del rag. Attilio, deceduto nel 2012.

Palazzo Mambelli ospita all’interno opere dello scultore pennese Francesco Paolo Evangelista. Il programma iconografico canta ovviamente il Risorgimento o quel Medioevo prefiguratore del periodo storico che va dalla rivoluzione francese alla Grande Guerra. Atri è piena di storia risorgimentale e un viale, nel rione S. Antonio, è intitolato al Risorgimento. Qualche atriano vede con rammarico la pressione di questa fase storica, perché Atri avrebbe poche vestigia medioevali e rinascimentali. Ma la Atri di Mambelli, Baiocchi, Castagna, Forcella e Illuminati fu davvero il meraviglioso paese d’Abruzzo della seconda metà dell’Ottocento.

Una notte in casa Mambelli una voce misteriosa avvisò che le clarisse di Atri non avevano nulla da mangiare. Dovevano addirittura accontentarsi delle rape dell’orto, non avevano neppure il pane. La Signora Mambelli tramite la domestica fece arrivare le vettovaglie al monastero, vittima delle soppressioni, ma fiducioso della promessa della Madonna: il monastero di Atri non finirà mai.

Alcuni locali della casa di Don Ariodante ospitarono la pretura. Alcuni ragazzi marinavano la scuola per ascoltare le difese del Dott. Giovanni Pacchioli. Non era mai diventato avvocato, si era laureato in giurisprudenza a Macerata, sapeva parlare molto bene e si cimentava nella poesia in italiano. Nei decenni successivi si faceva “passo” chiudendosi in una delle sale-giochi, per giocare a calcio-balilla o fissare gli occhi al video-game per una virtuale competizione sportiva.

Sul lato destro del portico, sempre a Palazzo Mambelli, per molti anni fu presente la sezione della Democrazia Cristiana. Nel 1989, proprio agli sgoccioli dell’unità politica dei cattolici che preludeva all’unità dei cattolici nella politica, i democristiani si trasferirono presso l’asilo “S.Chiara”, ma già era finito il clima delle vecchie sezioni di partito. Una volta la sezione era la “seconda casa”, oggi si anima quasi solamente alla vigilia delle elezioni.

SANTINO VERNA