LA CENTRALITÀ DELLA RETE SOCIALE
NELL’ASSISTENZA AL PROSSIMO

L'amarezza della solitudine...

Il Sociale è un universo sconfinato, di estrema complessità e di immenso fascino, che racchiude quell’insieme di attività volte ad accogliere e a supportare tutti coloro che si trovano in condizioni di precarietà e disagio. Nessuno merita di rimanere escluso, in balia di se stesso. Occorre dare voce a tutti, anche ai cosiddetti “invisibili”, ossia coloro che non riescono ad avere un loro posto all’interno della comunità per problemi atavici irrisolti, per patologie acclarate, per incapacità di farsi conoscere per il proprio essere o, al contrario, per emarginazione da parte di chi li concepisce come individui scomodi, per il loro elevato intelletto e per la loro personalità indomita e fuori dal coro.

Uno dei temi che purtroppo, sovente, vengono sminuiti, se non addirittura accantonati, è quello dell’enorme solitudine che imperversa nell’era contemporanea. Già, perché essa, quando non è vissuta come una scelta ed un prezioso ritaglio di tempo per ritemprare lo spirito, può rivelarsi un’autentica “spada di Damocle” e fendere il cuore più di un’affilata lama, lacerandolo in mille pezzi. Il non sentirsi compresi e considerati, in una parola “inclusi”, può arrecare gravissimi danni nei soggetti più deboli e fragili. Accanto all’obbrobriosa violenza fisica si affianca anche quest’altra forma di violenza, meno manifesta, ma più meschina e subdola: la violenza psicologica, che è perfettamente incarnata dalla discriminazione, dalla maldicenza, dalla manipolazione, dalla denigrazione e, soprattutto, dall’indifferenza, il male del secolo.

È di imprescindibile rilevanza la costante presenza di una “rete sociale”, in cui coloro che si occupano di assistenza, le cooperative, le associazioni, le forze dell’ordine e le istituzioni siano coese e collaborino in modo armonico e deciso, attuando strategie mirate ad aiutare con ogni mezzo il prossimo, specialmente quello leso e offeso, nel corpo o/e nell’intimo. Una quantità spaventosa di persone, anche quelle più insospettabili, celano uno spasmodico bisogno di qualcuno che tenda loro una mano, ponendosi in sincero ascolto dei loro pensieri più profondi. Siamo immersi in una realtà perennemente connessa in cui però, paradossalmente, in molti sono “scollegati emotivamente”.

Si ha, quindi, un’urgente necessità di figure che operino in concreta sinergia e che siano come dei fari, che inondano di luce anche i mari in tempesta, rappresentando un solido punto di riferimento a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Soltanto uniti si può debellare la dilagante diffusione dell’estraniamento e dell’isolamento dal mondo di chi potrebbe salvarsi, se solo si sentisse attenzionato e accettato da chi lo circonda. Accompagno l’articolo con questa breve scena che sintetizza il concetto.

https://www.youtube.com/watch?v=_LBvbf-TZnc

Alessandra Della Quercia