INTERVISTA A MARIA ROSARIA PAVONE

UN INCONTRO PER RACCONTARE LA STORIA DEL "PAN DUCALE" CHE PORTA IL NOME DI ATRI NEL MONDO

IMPEGNO, PASSIONE, SACRIFICI..."CHI PARLA DI DOLCE PARLA DI FESTA!"

Nell’approcciare a questa nuova realtà editoriale,  indialogo.info, mi è stato chiesto di iniziare a raccontare la “vita”, le sue infinite sfaccettature,  da qui: Atri, le sue bellezze, peculiarità.

Di presentare me, il percorso che intendo realizzare, cioè, da questo particolare punto di osservazione.

Come riuscire in un’impresa che, per certi versi, sarebbe apparsa titanica?

Semplice. Mi sono guardata accuratamente intorno.

E ho scelto di iniziare a scrivere di questa straordinaria realtà circostante, riassumendola in… un incontro.

Che si è rivelato, diverso, intenso, emozionate.

E che, perciò, credo vi segnerà positivamente proprio come è accaduto con me.

È  quello con Maria Rosaria Pavone,  donna abruzzese che non è solo  una moglie devota, una madre esemplare.

Si tratta di un’imprenditrice di successo. Che non ha mai  dimenticato il passato, i sacrifici fatti in famiglia, la complicità con chi l’ha aiutata a metterla in piedi.

Ma, come  sanno bene coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla,  non ama esibire un ruolo. Invece se ne resta lì, nascosta ogni giorno nel suo laboratorio, pur continuando ad imporsi  quale  fondamentale pilastro di un’azienda tra le più longeve non solo in regione.

Parliamo del Pan Ducale, di un’idea che ha saputo prendere forma nelle mani del suo creatore, Pasquale D’Amario,  capace al tempo stesso di  tracciare un solco profondo.

Lasciando in eredità un modello imprenditoriale in grado di espandersi a macchia d’olio dall’Italia, ovvero la provincia di Teramo in cui è stato letteralmente generato, all’Estero.

E di resistere, anzi, persino crescere, pure in questi tempi di crisi.

Scopriamo come nella parole della co-fondatrice:

F.F. Come nasce un’azienda fiorente come la sua, una sorta di isola felice nel nostro Abruzzo ma non solo?

Maria Rosaria Pavone:

Le difficoltà del momento ci sono pure, si sa che le aziende, ora,  devono fare i salti mortali. Ma questa, nasce espressamente da un’idea di mio marito, con cui ho iniziato a lavorare negli anni settanta, quando “ancora si poteva fare impresa e l’agricoltura era un settore fiorente” ( e nell’ufficio che profuma di lavoro e di amore,  mi mostra  la loro storia “appesa”  in  uno degli editoriali che  hanno loro dedicato negli anni). Comincia tutto da una sua intuizione, oltre che dalla passione. La mente è stata lui, continuiamo a portare avanti ciò che lui ha creato. Diceva sempre: “Quest’azienda non l’ho rilevata, l’ho creata: per me è come un figlio”. Poi, di punto in bianco, la disgrazia. Stavo iniziando una giornata come tutte le altre, con le aspettative di sempre, ed invece, la morte è arrivata di soppiatto e ha cambiato tutto all’improvviso. Dopo questo momento drammatico, abbiamo riunito tutte le forze, c’era un  gran finimondo, tutti temevano per le sorti del passaggio generazionale avvenuto così all’improvviso e non maturato lentamente come avrebbe dovuto essere. I miei figli sono stati  molto in gamba. L’azienda non è grande, ma non è nemmeno piccola. Siamo sottoposti comune a controlli periodici molto severi da parte delle aziende a cui vendiamo: ma li superiamo sempre. È  un vanto per la mia azienda, siamo esportati in tutto il mondo.

F.F. Ricollegandoci a quest’ultima sua osservazione, cosa ci dice della burocrazia italiana che, a quanto mi pare di capire, rischia di soffocare la piccola -media impresa come la vostra?

Possiamo far riferimento, ad esempio ad un episodio proprio recentissimo, ci hanno bloccato un pagamento in entrata di un cliente russo. Abbiamo dovuto dichiarare che la nostra merce non è sotto embargo…ma questa è solo l’ultima delle trovate della solita burocrazia italiana.

F.F. Donna-mamma-imprenditrice: il suo segreto:

 Mi alzo alle 4.00 di mattina e torno a casa che sono già le 20. Quando arrivano gli operai, bisogna avere avviato già tutto. I processi di lavorazione sono molto complicati.

F.F. Una piccola-grande  curiosità da levare ai nostri lettori: chi inventa le ricette del Pan Ducale?

Realizziamo noi i campioni, si prova e si riprova. Arriva quindi il momento che si assaggia tutti insieme e poi si dice la nostra. Alla fine esce fuori il nuovo prodotto. Ci sono però le macchine, il tipo di procedimento può variare in base ai grandi quantitativi. Da un paio di anni in qua ci stiamo specializzando in una produzione di alta qualità del panettone. Chi parla di dolce, parla di festa.

F.F. Cosa sa dirci invece della ricetta del Pan ducale?

Quella era una ricetta preesistente. Il merito di mio marito è averlo commercializzato.

F.F. Le esperienze del Papa…

Pasquale fu molto coinvolto, e fu vissuto tutto con grande entusiasmo. Vestii i ragazzi, Paola e Danilo, coi nostri  costumi tipici per far dono al Papa dei nostri prodotti, e mi ricordo che la bambina mi disse ad un certo punto: Mamma, ero preoccupata nello scendere le scale, perché non si può mica girare le spalle al Papa…

F.F. …e del G8.

In quell’occasione, fummo chiamati dagli organizzatori, che ci invitarono ad inviare i nostri prodotti tipici.

F.F. Inoltre, mi dicevano che proprio  questa settimana, è arrivata l’ennesima menzione…

Sì, vero, è stata la volta di un noto settimanale nazionale che ha dedicato due pagine all’Abruzzo, parlando anche del nostro PAN DUCALE.

F.F. Come vi muovete in ambito di prodotti a kilometro zero? 

Facciamo di certo dei prodotti a marchio per diverse aziende locali. La competizione tra aziende esiste, ma poi c’è anche un modo educato di farsi concorrenza, Contiamo sulla correttezza.

F.F. Terminiamo con una maxi domanda finale: Cosa si aspetta dal futuro e cosa, viceversa,  si sente di consigliare ai giovani imprenditori nostrani?

Io continuerò ad alzarmi alle 4.00 come fino a stamane, ma ai giovani dico sinceramente che le speranze sono ridotte ormai all’osso, perché in effetti, il futuro non c’è. Io e mio marito, abbiamo lavorato tanto, ma allora, c’erano delle valide opportunità. La situazione odierna è grave, è un momento molto difficile per fare impresa in Italia. Quindi, sinceramente, a quei giovani che hanno ambizioni, aspettative e un’idea, con rammarico, non posso che consigliare di avere coraggio e di andare via da questo paese per realizzare i propri sogni.

FEDERICA FERRETTI