UNO STORICO CHE STUDIO’ ANCHE L’ABRUZZO:
ALESSANDRO MARABOTTINI

Dieci anni fa, concludeva la giornata terrena Alessandro Marabotti Marabottini, meglio conosciuto con il secondo cognome, a differenza del babbo Piero che adottò sempre il primo. Storico dell’arte di spicco, si interessò di tanti argomenti e di tanti autori, puntando l’attenzione anche sull’Abruzzo.

Nato nel 1926 a Firenze, Sandro (come era affettuosamente chiamato), respirò il clima culturale della famiglia, con il bisnonno Pitagora, console dell’Uruguay nel capoluogo toscano. Da ragazzino rimase attratto a Padova, dalla Cappella degli Scrovegni, quando era andato in treno, per raggiungere i genitori in vacanza sulle montagne venete.

Laureato in lettere, con Mario Salmi, fu assistente volontario a Roma, nei primi anni di carriera universitaria. Nel 1951 conobbe Francis Haskell, storico del mecenatismo, formato a Cambrdige e docente a Oxford, giunto a Roma per studiare l’architettura gesuitica. Marabottini fu il primo e più intimo amico italiano dello studioso britannico, venuto a mancare nel 2000.

Il docente fiorentino fu amico di Luigi Salerno e Giuliano Briganti, ma anche di Arturo Checchi, pittore e docente a Perugia, concittadino di Indro Montanelli, essendo nato a Fucecchio. Marabottini con il solo stipendio di professore universitario, acquistava opere d’arte, dagli antiquari e nei mercati, come quello romano di Via dei Banchi Vecchi, in pieno centro.

Nel 1962 divenne docente di storia dell’arte all’Università di Messina e nella strategica capitale di Sicilia, intensificò lo studio su Antonello. Nel 1979, il trasferimento a Perugia, dove incoraggiò l’alter ego per l’arte medioevale, Pietro Scarpellini, all’indagine della scultura lignea nella dorsale appenninica umbro-marchigiana, territorio abbastanza omogeneo, soggetto per tanto tempo allo Stato della Chiesa, con tante vestigia francescane. Il capoluogo del progetto divenne Pergola, oggi nella provincia di Pesaro-Urbino, e un tempo sotto l’orbita di Gubbio.

Nel 1983 il rientro a Firenze, dopo tanti anni di dimora nella capitale. Continuò ad insegnare a Perugia, a Palazzo Manzoni, in Piazza Morlacchi. Collocato in pensione, continuò a studiare e a consigliare studenti e colleghi. Nel 2000 organizzò, con Vittorio Quercioli, la mostra sui Macchiaioli, al Museo del Corso, attrattiva di risalto per il Grande Giubileo.

La mostra era abbinata a quella dei tesori dell’Hermitage nelle Scuderie del Quirinale e alla monografica su Goya, presso Palazzo Barberini. Ovviamente la visita non si fermava all’avvenimento temporaneo, perché c’era sempre un’occhiata per l’Altare della Patria o il Museo delle Cere.

Il Prof. Marabottini come atto d’amore agli studenti di Perugia, ha donato più di 700 opere di diverse epoche e svariati autori, italiani e stranieri, per dar la possibilità agli allievi, guidati dai docenti, di staccare le tele dalle pareti per analizzarle. E’ stata ricostruita la casa studio di Marabottini, nei pressi della Chiesa di S. Ambrogio a Firenze, a Palazzo Baldeschi, su Corso Vannucci, la via principale del centro di Perugia.

Il lavoro di catalogazione è stato condotto, in tre anni, soprattutto dalla Prof.ssa Caterina Zappia, allieva di Marabottini, e docente di Storia dell’Arte Contemporanea, all’Università degli Studi di Perugia. Studiosa di Maurice Denis, autorevole esponente dei Nabis, ha dedicato ampi lavori, al periodo contemporaneo in Umbria, dove tutti si aspettano la sacralità del Medioevo o l’attrazione del Rinascimento.

Il Museo Marabottini è stato inaugurato il 20 dicembre 2015, dopo una conferenza alla Sala dei Notari, in Piazza IV Novembre. L’attore Antonio Fazzini fu incaricato della lettura di un “colloquio” di Alessandro Marabottini, sul “Riposo dalla Fuga in Egitto”, di Giovan Andrea Donducci, detto il Mastelletta. Autore minore bolognese, la tela rappresenta Gesù Bambino cullato da S. Giuseppe, raffigurato nella tipica iconografia tridentina, e non dalla Madonna, intenta a lavare i panni, nel vicino ruscello. L’ambientazione, non è l’arido territorio egiziano, ma la campagna di Spilamberto. Ma è sempre un gelido giorno di gennaio. Il catalogo è stato pubblicato da De Luca editori d’arte, dove rifulgono i consigli di Don Giuseppe De Luca, sacerdote romano di origine lucana, amico di S. Giovanni XXIII e S. Paolo VI. Internazionale il gruppo di quelli che hanno redatto le schede esplicative: da Irene Tedesco, allieva di Ferdinando Bologna a Gian Carlo Gentilini, uno dei più grandi studiosi dei Della Robbia.

L’Abruzzo è presente nel Museo con il medaglista di Manoppello Giovanni Antonio Santarelli, eponimo del Corso della sua città e il pittore chietino, anche se bergamasco d’origine, Giovanni Battista Spinelli. Quest’ultimo è autore di una Maestà tra i SS. Giovanni, Luca, Marco e Alessandro, nella Chiesa di S. Francesco a Chieti.

Ricordiamo tutti con affetto il Prof. Marabottini per la preparazione e la signorilità, la discrezione e la vicinanza agli allievi, non solo quelli che hanno espletato l’ascesa accademica. Un Maestro, come lo ha definito in una sola parola, Caterina Zappia, il giorno dell’inaugurazione del Museo, nella sua amata Perugia.

SANTINO VERNA