Riflessioni \ Opinioni

 IL PAPA E L’OCCIDENTE

Domenica 10 aprile. Grande appello del Papa durante l’Angelus. “Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no!, una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?” .

Il Papa chiede: una tregua pasquale per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato. I negoziati ci stanno, all’inizio ho creduto fermamente che firmassero l’accordo. Adesso si può dire che sono in una fase di stallo o che sono falliti? A chi la colpa. All’Ucraina o alla Russia? Non stando al tavolo delle trattative non posso pronunciarmi.

Il Papa dall’inizio della guerra si è mosso per fare da mediatore. Andò alla ambasciata russa di persona, una cosa storica poteva mandare un qualsiasi cardinale, per candidarsi come mediatore. Non si è fatto nulla. Il Segretario di Stato, il cardinale Parolin, in una intervista a domanda precisa risponde “Siamo disponibili a fare da mediatore”. Finora nessuno ha risposto.

Il Papa avrebbe dovuto fare due azioni. Probabilmente le ha fatte, visto che la diplomazia vaticana agisce in silenzio, ma nulla è trapelato. Una telefonata all’arcivescovo di Kiev, Sevcuk, dicendogli di parlare con Zelensky e di fargli accettare qualcosa. Una seconda telefonata a Biden, visto che è suo amico, dicendogli di darsi una calmata e di abbassare i toni. Da quello che Biden ha detto e fatto in questi giorni sembra proprio che la telefonata non ci sia stata.

I fatti: 850 milioni di dollari in armi che gli USA inviano in Ucraina (chi paga?); Biden che accusa Putin di genocidio; l’indice di fiducia di Biden da parte degli americani è sceso al 33%.

La seconda parte dell’appello “disposti a qualche sacrificio per il bene della gente”. L’appello è generico e quindi è rivolto per  primo a Russia e Ucraina e poi a tutti gli altri attori.

Devo essere sincero, ad oggi nessuno ha raccolto l’appello del Papa, non solo ma l’ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede ha detto no all’iniziativa del Papa di far portare la croce alla XIII stazione della Via Crucis di questo Venerdì Santo insieme ad una famiglia ucraina e russa.  L’ambasciatore ha definito la proposta “ingenua e inopportuna”. L’Ucraina, praticamente, ha detto no al Papa. La soluzione: alla fine la croce è stata portata da due se amiche, russa e ucraina, che lavorano insieme in un ospedale romano anche senza l’avallo dell’Ucraina.

Lunedì 11 aprile. Il cancelliere austriaco Karl Nehammer incontra  Putin a Mosca. Il giorno su tutti i giornali italiani leggo che il cancelliere dirà a Putin “hai già perso”.

Se non fosse per la crudeltà e l’atrocità della guerra sarebbe la peggiore barzelletta. L’Austria è uno stato neutrale, fa parte dell’Unione europea ma non della NATO e forse per questo Putin l’abbia ricevuto. Risultato zero e flop totale. Il cancelliere è stato ricevuto per 75 minuti e alla fine ha dichiarato “è stato un incontro duro e franco”.

Tradotto dal linguaggio diplomatico: se le sono date di santa ragione ma Putin non ha arretrato di un millimetro. Del resto cosa doveva fare davanti ad uno che si presenta con la frase “hai già perso”. La sera il TG1 da la notizia “i filorussi del Donbass hanno il controllo del porto di Mariupol e accerchiata la brigata nazista di AZOV, alla quale due settimane fa la Russia gli aveva chiesto di arrendersi e non l’hanno fatto.

Una cosa non capisco, forse sono cretino, i nostri politici occidentali si presentano davanti a Putin (pazzo, nazista, dittatore, despota, animale, macellaio, criminale di guerra) con le mani vuote e vogliono tornare con le mani piene. Si fossero presentati una volta con un ramoscello d’ulivo.

Nicola Dell’Arena